Jair Bolsonaro non ha timore ad ammettere che non sa nulla di economia e non intende occuparsene. Il candidato del Partito Social Liberal, favorito nel secondo turno delle elezioni presidenziali del Brasile, ha dichiarato che – in caso di vittoria – la politica economica del Paese sarà affidata all’economista Paulo Guedes.
Nato a Rio de Janeiro nel 1949, Guedes è laureato all’Università Federal di Minas Gerais e ha proseguito gli studi all’Università di Chicago. Ha fondato il think tank liberale Millenium e la Banca Pactual. È socio dell’impresa Bozano Investimentos. È considerato un discepolo dei Chicago boys, i riformisti liberali americani guidati da Milton Friedman. Il suo pensiero economico e politico è spiegato negli articoli che regolarmente pubblica sul quotidiano O Globo. Crede nella “morte della vecchia politica” e la nascita di “una nuova grande società aperta”.
Guedes è molto critico della gestione del Partito dei Lavoratori, che dal 2015 ha portato l’economia brasiliana in recessione. Il suo programma prevede la privatizzazione di tutte le imprese statali, tra cui la Banca del Brasile e la petrolifera Petrobras. Lui considera quello brasiliano uno “Stato disfunzionale”, succube della burocrazia, con un modello centralizzato ereditato dai tempi della dittatura militare. Guedes ricorda che il Brasile ha un debito enorme (77,3% del Pil) e paga circa 88 miliardi di euro all’anno di interessi.
“La centralizzazione di risorse e poteri corrompe la politica e frena l’economia. È uno stato che è in tutto e interviene ovunque, perché è minimo nella consegna e massimo nel consumo”, ha scritto Guedes. L’economista ha l’intenzione di eliminare completamente e riformare il sistema di assistenza sociale e il sistema di pensioni. Vuole rendere quest’ultimo un regime di capitalizzazione individuale. Secondo Guedes, i contributi “riducono la competitività delle imprese, fabbricano diseguaglianze sociali e minacciano la crescita dell’economia”.