Luigi Di Maio del M5S continua nelle sue gratuite sceneggiate, non da meno è l’altro esponente della maggioranza di governo, il leghista Salvini, a proposito dei rapporti con l’Ue. Ha dichiarato nel fine settimana Di Maio che “l’informazione e il sistema europeo ormai hanno deciso che questo governo deve cadere il prima possibile, ma più fanno così e più ci compattano”. C’è, quindi, secondo l’esponente del M5S, un complotto ordito ai loro danni da ben identificati poteri, a lui noti, ma non ad altri, tanto che non specifica quali sono i congiurati che intendono porre in crisi l’attuale governo. Ha giustificato queste sue dichiarazioni complottarde, con una sorta di pregiudizio nei confronti dell’attuale esecutivo da parte di Bruxelles.
Cosa sommamente falsa perché la Commissione Ue ha sempre avuto una coerente linea di comportamento coi vari paesi dell’Unione. Ha sottolineato inoltre che la scelta Conte-Tria sul deficit al 2,4 serve per realizzare crescita e non per alimentare clientele. Stupefacente! Come se reddito di cittadinanza e flat tax non fossero misure ad hoc per i privilegiati elettori di Lega e M5S; ha anche aggiunto, (come poteva mancare?) che da qui a sei mesi in Europa cambierà musica e se ne vedranno delle belle. Bisogna ritenere questa ultima affermazione come una minaccia? Succedeva anche alle truppe borboniche fare la faccia feroce, quando si era a corto di munizioni per difendersi dal nemico. Niente di nuovo sotto il sole! Le forze politiche che hanno dato vita, tra tanti balletti, al nuovo governo si stanno assumendo una grave responsabilità, mettendo in forse il nostro legame con l’Ue, di cui siamo soci promotori e fondatori, e con le sue istituzioni. Bruxelles non è per l’Italia una controparte, è casa nostra.
I protagonisti della politica estera italiana in questi settant’anni di democrazia rappresentativa non hanno mai avuto incertezze sulle alleanze internazionali, e quale sentiero seguire, per fare crescita, realizzare sviluppo, diffondere benessere. Di Maio e Salvini oggi, figli di un’epoca di pace, senza guerre, prima di rendere dichiarazioni donchisciottesche e promuovere progetti velleitari che rischiano di far saltare equilibri e relazioni internazionali costruiti in tanti decenni, approfondiscano e riscoprano la storia della Unione Europea, figlia di un lungo e tormentato processo, costato perdita di libertà, enormi sacrifici e immani sofferenze, e che alla fine ha portato alla conquista di nuovo respiro e slancio, recuperando quel sentimento di solidarietà smarrito.
L’Europa era un ammasso indistinto di eserciti, di interessi, di particolarismi, di burocrazie, i partiti democratici europei ebbero la forza morale e politica di attestarsi su una linea coerente di unità valida per tutti, per evitare che il Vecchio Continente ritornasse alle sue tante espressioni bellicose, figlie di fascismo, nazismo, comunismo. Oggi in gioco non ci sono i decimali che vanno predicando Di Maio e Salvini, è in gioco soprattutto una questione vera: l’Europa della solidarietà o quella degli egoismi. Nella prossima campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo vincerà chi saprà difendere concretamente la solidarietà tra le genti; gli egoismi li si consegnino pure alla competenza di Orban, Le Pen, Salvini, Di Maio.