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In risposta a Netanyahu. I messaggi di Iran e Libano a Israele

bibi

Dopo il discorso di Netanyahu all’Onu, in cui ha accusato l’Iran di nascondere armi nucleari a Teheran e Hezbollah di nascondere missili vicino all’aeroporto di Beirut, arrivano i primi messaggi di Iran e Libano. Il presidente libanese Michel Aoun, durante la visita della Ministra degli Esteri austriaca Karin Kneissel, ha reagito al discorso di Netanyahu, considerandolo un potenziale prossimo attacco alla sovranità libanese. Come riporta il quotidiano libanese Akhbar, Aoun avverte che il Libano risponderà ad ogni eventuale aggressione israeliana.

Le parole del presidente Aoun arrivano il giorno dopo che il Ministro degli Esteri libanese Jubran Basil ha organizzato per diplomatici di diversi Paesi una visita a uno dei siti che Netanyahu aveva indicato come siti di deposito missili (lo stadio Ahed nel distretto Ouzia). In un post pubblicato su Twitter, Netanyahu scrive “Hezbollah mente… alla comunità internazionale attraverso il tour di propaganda del Ministro degli Esteri” e invita i diplomatici che hanno partecipato alla visita a chiedersi perché non li hanno portati nei locali sotterranei dove Hezbollah produrrebbe missili e perché “hanno aspettato tre giorni per organizzare la visita”.

Hezbollah o Libano? Né Israele né il Libano sembrano distinguere più tra Hezbollah e lo Stato libanese. Il Ministro della Difesa israeliano Lieberman ha chiarito sin dall’ottobre del 2017 che l’esercito libanese fa parte dell’apparato militare di Hezbollah, lasciando intendere in una serie di dichiarazioni che in un eventuale conflitto Israele non distinguerebbe tra le due forze militari. Il presidente Aoun difende il Libano dalle accuse di Netanyahu che parla specificamente di Hezbollah, indicando anche qui un’intesa con il gruppo terroristico sciita. Lo stesso Aoun nel marzo 2017 in un’intervista rilasciata alla tv egiziana aveva affermato che il Libano ha bisogno della potenza militare del gruppo sciita per difendere il territorio dal nemico israeliano. In un Paese che si regge sulla divisione del potere secondo appartenenze etno-religiose, le affermazioni di Aoun avevano causato l’opposizione dei politici musulmani sunniti e di parte dell’establishment cristiano. Oggi, la leadership cristiana maronita sembra allinearsi con gli sciiti, forse nel tentativo di prevenire il collasso di un fragile sistema istituzionale che Hezbollah sta velocemente conquistando.

Il secondo messaggio a Netanyahu arriva dall’Iran, che ha colpito nella notte tra il 30 settembre il 1 ottobre obiettivi in Siria con un attacco missilistico da territorio iraniano. Gli obiettivi, a dire di Teheran, sarebbero gruppi legati all’organizzazione terroristica “Stato islamico” e “Ahwazia” (un gruppo separatista arabo della regione di Ahvaz), che avrebbero rivendicato la paternità dell’attacco terroristico durante la parata militare del 22 settembre ad Ahvaz.

Più che colpire eventuali responsabili dell’attacco terroristico, l’Iran vuole mandare un chiaro messaggio a ai nemici: i missili iraniani possono colpire il territorio israeliano, saudita, o basi militari americane in altri Paesi del Golfo. Secondo la TV di Stato iraniana gli stessi missili avrebbero recato scritte anti-americane, anti-israeliane e anti-saudite. L’agenzia di stampa iraniana Fars News riporta che 6 missili sono stati lanciati del tipo Zolfaghar e Qiam, con una gittata di 700 o addirittura 800 km, quindi capaci di colpire diversi obiettivi nella regione.

E’ il terzo messaggio che Teheran manda, dopo un attacco in territorio iracheno quest’anno e un altro attacco missilistico in Siria l’anno scorso. Le Guardie della Rivoluzione hanno risposto a Israele, i cui servizi segreti sono evidentemente riusciti a infiltrare alti livelli del regime di Teheran dopo le ultime operazioni sul nucleare, e all’America, le cui sanzioni stano mettendo nuovamente in ginocchio l’economia iraniana.

Con la fornitura delle batterie antiaeree russe ai siriani, Israele avrà grandi difficoltà a continuare con la politica militare anti-consolidamento iraniano in Siria. Il Libano pare essersi abbandonato alle decisioni di Hezbollah, che dipende anche dall’Iran. Le Guardie della Rivoluzione sembrano per ora intenzionate a perseguire la politica estera di controllo regionale. Cosa avrebbe il futuro in serbo è difficile dirlo, ma si possono tracciare alcune ipotesi: in risposta alla crisi economica un’eventuale opposizione interna che potrebbe vedere sia i “giovani” sia le fasce pur conservatrici dei commercianti, mettendo in pericolo la stabilità del regime degli Ayatollah; un improvviso deterioramento dei fondi iraniani stanziati a Hamas che inasprisca la crisi dell’organizzazione che controlla Gaza; la decisione dei vertici delle Guardie della Rivoluzione di incrementare gli attacchi a obiettivi sunniti e allargarli a obiettivi sauditi; o la decisione, vista la pressione esercitata dagli Usa, di un improvviso attacco su più fronti.

Nonostante le critiche interne, Lieberman sostiene che l’esercito israeliano non è mai stato così pronto per un eventuale conflitto armato su più fronti.



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