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Italiani, un popolo di risparmiatori che tifa (ancora) Europa

Se c’è un muro contro le possibili, o probabili, tempeste finanziarie è il risparmio delle famiglie italiane. Su per giù 4mila miliardi di euro, oltre due volte il Pil, ben nascosti nelle banche, nei libretti postali e in altre forme di risparmio, compresi i Btp. Una cifra considerevole se si confronta il dato italiano con quello di altre economie europee. Ma soprattutto, un buon paracadute qualora il Paese andasse incontro a una crisi di liquidità, innescata da un eccesso di tensione sul debito sovrano. Se per esempio le banche iniziassero (per la verità lo hanno già fatto) a stringere su prestiti e finanziamenti, anni di risparmi consentirebbero la sopravvivenza dei nuclei familiari e delle imprese ad essi legate.

Questa mattina l’indagine Ipsos-Acri, che precede la tradizionale Giornata del risparmio (in programma domani, alla presenza del ministro dell’Economia, Giovanni Tria e del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco), ha confermato tale assetto. Gli italiani hanno un gran paura del buio e per stare sicuri giocano la carta del risparmio. Non importa che al governo ci siano Matteo Salvini e Luigi Di Maio, quello che davvero conta è farsi trovare pronti, soprattutto adesso che la crescita sembra essere diventata un grande problema.

Dunque, dati dell’indagine Acri-Ipsos alla mano gli italiani sono sempre più amanti del risparmio e quasi nove su dieci desiderano mettere i soldi da parte più che spenderli. Nel 2018 “l’incertezza che stanno vivendo gli italiani ha degli effetti evidenti sulle decisioni di risparmio e di consumo: la tensione al risparmio, ovvero il desiderio di risparmiare, è molto forte e riguarda l’86% degli italiani, come l’anno scorso, ma ben il 38% non vive tranquillo se non mette da parte dei risparmi (era il 37% nel 2017)”. Ancora, il 39% delle famiglie afferma di essere riuscito effettivamente a risparmiare (+2 punti percentuali sul 2017), mentre diminuiscono quelli che consumano tutto il reddito: sono il 37% contro il 41% del 2017.  Decresce invece il numero di quelli che intaccano il risparmio accumulato (dal 16% dello scorso anno al 14% attuale), ma aumentano quelli che ricorrono a prestiti (sono l’8% contro il 5% del 2017).

C’è un altro dato significativo. Torna la voglia di investire e non è poco visto i tempi che corrono e con i titoli di Stato italiani perennemente sotto pressione (se lo spread sale troppo il rischio che diventino carta straccia è altro). Secondo i dati Ipsos, le famiglie italiane continuano a detenere i loro risparmi liquidi ma rispetto allo scorso anno la maggioranza che sceglie di non investire diminuisce e torna ad aumentare, invece, la quota di coloro che dichiarano di aver fatto investimenti. Più nel dettaglio la quota di chi detiene i risparmi liquidi scende quindi da 67% al 62% e la quota di chi desidera investire una parte minoritaria dei risparmi risale dal 22% del 2017 al 26% di quest’anno. Lentamente, dopo gli anni della crisi, torna l’appetito per l’immobiliare che cresce per il quarto anno consecutivo.

Certo, poi c’è anche l’altra faccia della medaglia. Quella che racconta come una spesa imprevista di 1000 euro mette in crisi oggi una famiglia su 5. E se la spesa imprevista fosse di 10mila euro (ossia un furto d’auto, una complessa operazione dentistica, la sistemazione di un tetto o una cartella esattoriale non attesa), potrebbe farvi fronte con le sole proprie forze appena poco più di una famiglia su 3 (il 36%, 2 punti percentuali in più rispetto al 2017).

Fin qui l’Italia e i suoi risparmi. Che, sia chiaro, debbono rimanere un qualcosa di profondamente legato all’Europa e non il contrario. Perché nonostante tutti i dissapori tra Roma e Bruxelles, a cominciare dalla manovra fino ad arrivare alla gestione dei flussi migratori, gli italiani non ne vogliono sapere di abbandonare il progetto europeo. Una convinzione espressa a stragrande maggioranza. Il 66% rigetta l’idea di Italexit (il 61% nel 2017), si riducono sia coloro che la vivrebbero come un vantaggio (scendono al 14% nel 2018 dal 17% del 2017) sia coloro che ritengono non cambierebbe nulla (dal 19% del 2017 al 13% odierno). Insomma, l’Italexit può attendere.

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