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La Lega può cambiare l’Europa. Becchi spiega come (senza Bannon)

paolo becchi

Dalle prossime elezioni europee non si potrà tornare indietro, l’attuale impianto dell’Unione europea sarà stravolto e la Lega di Matteo Salvini potrebbe fare la differenza. A crederlo è Paolo Becchi, già ideologo del Movimento 5 Stelle, ora vicino alle istanze della Lega, che in una conversazione con Formiche.net sottolinea il problema di fondo di quella che lui definisce la Terza Repubblica: la mancanza di ideologie. I partiti di governo, spiega Becchi, per non perdere consensi, hanno bisogno di una “visione politica complessiva” e al momento né il Movimento 5 Stelle né la Lega ne hanno una.

La Lega, però, “potrebbe riprendere gli aspetti federalisti, che costituiscono da sempre la sua formazione, la sua cultura, e innestarli in un discorso sovranista”, per arrivare a una nuova ideologia, spiegata dallo stesso Becchi nel libro che uscirà a fine ottobre in tutte le librerie. Il Movimento 5 Stelle, invece, ha perso la strada con la morte di Gianroberto Casaleggio…

Professore, Di Maio ha parlato di un terremoto politico a livello europeo in cui tutte le regole cambieranno. Cosa vuol dire?

Il terremoto, del tutto probabile, è che i movimenti sovranisti – io parlo di movimenti sovranisti e non populisti perché quest’ultima è una categoria generale, mentre il sovranismo è lo specifico populismo che si sta sviluppando in Europa, tenendo presente che l’Unione europea è fallita, in cui i singoli Stati stanno, stanno cercando di riprendersi margini della propria sovranità -. Le elezioni di maggio attesteranno, credo, una vittoria del fronte sovranista, o comunque un grande successo, e probabilmente Di Maio faceva riferimento a questo. A Di Maio, però, bisognerebbe chiedere lui da che parte starà.

Cosa intende?

Al momento i sovranisti sono altri, non è Di Maio o il Movimento 5 Stelle. Sono Salvini in Italia, Le Pen in Francia, Orban naturalmente e prima di tutti in Ungheria, i Paesi di Visegrad, la Polonia. Sono questi. Se Di Maio poi deciderà di far parte di questo gruppo è un’altra cosa, però l’incognita resta, per l’Italia: mentre sappiamo dove si collocherà Salvini non è per niente chiaro dove si collocherà il Movimento 5 Stelle.

Di Maio ha sottolineato che non ci saranno alleanze pre-elettorali – così come sempre è stato per il Movimento 5 Stelle -, non ci si può aspettare qualcosa di diverso…

Sì, ma qui il problema è che – e lo sappiamo già dal 2014 – che il Movimento 5 Stelle sarà costretto a prendere posizione. Nel 2014, dopo una lunga discussione all’interno del Movimento, alla fine prevalse la linea, con una decisione presa dagli attivisti, di far parte del gruppo di Farage. Ora Farage non ci sarà più perché la Gran Bretagna non farà più parte dell’Unione europea quindi è del tutto evidente che non prima, ma il giorno immediatamente dopo le europee il Movimento 5 Stelle dovrà decidere da che parte stare. Andrà con i verdi? Con i socialisti? Con chi? Non lo sappiamo. Il terremoto vero, comunque, è che all’indomani delle elezioni il consociativismo tra popolari e socialisti non ci sarà più.

Oggi Marine Le Pen ha incontrato Salvini e si è parlato di un possibile candidato comune per la presidenza della Commissione europea…

Questo fronte sovranista ha tutte le carte in regola per presentare un suo candidato unitario, che ci riesca o meno non lo so, però il dato di fatto saliente è che questa prospettiva è del tutto aperta. I rapporti di forza come sono cambiati all’interno dei singoli Paesi europei così sono destinati a cambiare anche all’interno dell’Ue. quello che succederà dopo io credo sarà proprio un rivoluzionamento completo delle istituzioni europee, i trattati dovranno essere rivisti e con una maggioranza diversa si potrà eventualmente vedere di trasformarla. Sicuramente si presenta uno schema che non si è mai visto prima. Come l’Italia dopo il 4 marzo non è più la stessa, dopo le elezioni di maggio l’Unione europea non sarà più quella che conosciamo.

Salvini è stato definito il nuovo volto dell’Europa dal Time e l’uomo che punta a stravolgere il sistema politico così come lo conosciamo, mentre in Italia macina consensi (i sondaggi lo danno al 34%). È lui l’uomo del cambiamento?

Io credo che i sondaggi siano manipolati ad hoc per cercare di mettere contro Lega e Movimento 5 Stelle, in particolare per mettere in difficoltà Di Maio all’interno del Movimento e per far percepire che lui sta perdendo tutto quel consenso, grande, che aveva avuto alle elezioni politiche. Potrei sbagliarmi, bisognerà vedere quali sono i rapporti di forza dopo le elezioni europee, però non credo che sia questo il problema. Credo che questo governo continuerà tranquillamente perlomeno fino alle elezioni europee. La sfida che le due forze politiche al governo hanno deciso di porre nei confronti dell’Unione europea è stata una decisione presa da entrambi e credo che non ci sarà nessuna ripercussione a livello governativo, come per il deficit al 2.4%. Il problema è un altro.

Quale?

C’è un problema ideologico. Se vuoi vincere, devi avere una visione, una visione politica complessiva e al momento questa visione politica non c’è, a tal punto che Steve Bannon deve arrivare in Europa e creare un movimento per cercare di sfondare. Questa è pura follia. Con tutto il rispetto che ci può essere per quello che Bannon ha fatto nel suo Paese per l’elezione di Trump, cosa ha a che fare con l’Europa? Bannon è una contradictio in adiecto rispetto all’idea del sovranismo: se il sovranismo è tale significa che semmai la sua elaborazione in Europa dovrà partire proprio dall’Europa, non dall’ideologo americano di Trump, ma dagli ideologi che si esprimono nel nostro continente. Questo, e lo anticipo qui, è il senso dell’ultimo libro che ho scritto e che verrà pubblicato tra la fine di ottobre e i primi di novembre.

Però anche alcuni partiti italiani hanno aderito a The Movimenet di Bannon: Fratelli d’Italia e la stessa Lega di Salvini…

È incredibile che un piccolo partito come Fratelli d’Italia inviti Bannon nella sua festa di partito ponendolo come modello. Ma come, proprio tu con l’eredità politica alle tue spalle hai bisogno di riferirti a Bannon? Non so se la Lega abbia già aderito a The Movement o seppure abbia detto che è una proposta importante, ma io non credo che sia il caso di farlo. Credo che sia il caso di far partire una linea sovranista dall’Europa che nasca dai grandi partiti che ci sono, appunto, in Europa. La Lega aveva un’elaborazione ideologica, che oggi può cambiare, ma non aveva bisogno di Bannon. Aveva ai suoi tempi Gianfranco Miglio. E allora dov’è il problema? Il problema attuale del governo del cambiamento è che può cambiare alcune cose, ma dovrebbe avere una visione complessiva. I due partiti che lo sostengono dovrebbero avere una visione complessiva, invece il Movimento 5 Stelle, ahimè, con la morte di Casaleggio (Gianroberto, ndr) ha perso il suo riferimento ideologico fondamentale.

Il Movimento 5 Stelle non ha un’ideologia?

Il Movimento attuale non ha niente a che fare con quello del 2014. Ha un grandissimo sostegno popolare però quella elaborazione ideologica che arrivava da Casaleggio, che era impostata sull’idea di un movimento che nasce nella rete, che credeva che i partiti tradizionli sarebbero morti e si sarebbe creata una democrazia rappresentativa molto legata agli strumenti di democrazia diretta, tutto questo apparato concettuale – che si può giudicare bene o male, chiaramente – costituiva l’ossatura ideologica del Movimento 5 Stelle e diciamolo francamente adesso non c’è più.

E La Lega?

L’aspetto significativo della Lega è che potrebbe riprendere gli aspetti federalisti, che costituiscono da sempre la sua formazione, la sua cultura, e innestarli in un discorso sovranista. Questa è la cosa che io nei miei scritti ho cercato di fare e che cercherò di spiegare anche nel mio prossimo libro. L’elaborazione ideologica, allora, può partire dalla Lega perché ha gli strumenti oggi per unire il vecchio, che costituiva la sua ossatura ideologica (ossia il federalismo) con una nuova idea di sovranità debole, non leviatanica, ma in termini filosofici “althusiana”. Potrebbe quindi cercare di ricostruire un’elaborazione che parte dal federalismo, ma questa volta non sfocia nel secessionismo come voleva o auspicava Miglio, ma sfocia in una nuova forma di sovranismo. Un partito che diventa partito nazionale, ma rispettoso delle autonomie locali. Non so se la Lega ci riuscirà, ma le potenzialità ce le avrebbe. In ogni caso, nella Storia le rivoluzioni si vincono e si perdono con le ideologie: abbiamo avuto il comunismo, abbiamo avuto il nazional-socialismo, abbiamo avuto in Italia il fascismo. Che cosa avremo non lo sappiamo, ma penso che il futuro sia il sovranismo.

Questo significa, seguendo il suo ragionamento, che il Movimento 5 Stelle è destinato ad essere fagocitato dalla Lega?

Questo è il problema che di Maio non vede. Io non mi preoccuperei tanto del calo nei sondaggi. Il problema è che quando non hai una visione complessiva prima o poi decadi. Basare tutto su una cosa, per quanto importante, come il reddito di cittadinanza, è troppo poco, come del resto è troppo poco per la Lega dire che si battono per la flat tax. La Lega, però, potrebbe avere una marcia in più, perché è al momento il partito più vecchio che esiste in Italia, perché tutti gli altri partiti si sono modificati o non ci sono più, avrebbe una possibilità di fare un salto di elaborazione ideologica. Non è sicuro se e come lo farà, e il salto non lo può fare Salvini perché lui incarna la figura del leader populista e sovranista, come del resto era Bossi ai suoi tempi, però Bossi si era dotato di una squadra di intellettuali per un certo periodo, la scuola di Milano, Gianfranco Miglio, il massimo dell’elaborazione ideologica ce l’aveva la Lega. I vecchi partiti avevano la loro elaborazione ideologica.

Alcuni criticano la sua idea di Terza Repubblica, sostenendo che in realtà si sta tornando alla Prima…

Il fatto che la Prima repubblica avesse una elaborazione ideologica, che la Democrazia cristiana potesse contare su personaggi come Aldo Moro, che era non soltanto il presidente del Consiglio, ma una grande mente come del resto succedeva in altri partiti come quello comunista, non significa un ritorno alla Prima Repubblica. Significa che o ti doti di una visione, di una dottrina, oppure sei destinato a perdere. Le grandi vittorie sono venute, nella Storia, con le dottrine. Chi era liberale ha fatto la rivoluzione francese, chi era comunista ha fatto la rivoluzione bolscevica, chi era fascista ha fatto la rivoluzione fascista e chi era nazional-socialista ha seguito Hitler. Ora il grosso problema è che noi abbiamo bisogno di una nuova teoria politica che non può essere altro, a mio avviso, che un ipotesi di sovranismo che fa capire come il mondo non marcia più verso un pensiero unico dominate, attraverso il ruolo dominante degli Stati Uniti, perché ci sono altri attori in campo.

Come la Russia?

Dopo la sconfitta dell’Unione Sovietica c’è stata una rinascita e Putin ha fatto capire una cosa fondamentale: che questa idea di un unico impero non era accettabile e che la Russia non l’avrebbe accettato, e quindi ha creato questo sistema politico strategico internazionale nuovo, cioè l’idea di una multipolarità esistente all’interno del pianeta, fatta da grandi spazi. Sto parlando di Asia, Russia, Stati Uniti d’America, Africa e per quanto riguarda il continente europeo, una nuova Europa, che sarà basata non più sulla negazione degli Stati nazionali attraverso la creazione di una unione politica europea che ne distrugga l’essenza, ipotesi ancora sostenuta n Italia da diverse forze politiche.

Vuol dire che è fallita anche l’Europa?

No, l’Europa non è fallita, ma rinascerà sull’orlo di una tomba: prima deve finire questa Unione europea, e poi potrà rinascere la nuova Europa fatta da una confederazione di Stati nazionali liberi, che però trovano un punto di consenso e possibile intesa non negando le proprie particolarità, ma puntando sulla sovranità debole degli Stati nazionali che diventa sovranità debole anche a livello europeo. Ma sarà la forza nostra e la forza dell’Europa.

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