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In Libia la Francia punta a riaprire l’ambasciata. E la tregua scricchiola

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Tra alti e bassi la tregua in Libia ha confermato e continua a confermare la sua fragile ambiguità. E mentre nella mattinata di oggi colpi di mortaio hanno colpito l’aeroporto di Mitiga, a Tripoli, causandone la provvisoria chiusura – durata d’altronde solo un paio d’ora, prima della ripresa effettiva di tutte le attività, i francesi mettono a segno un colpo importante, annunciando l’istituzione della nuova ambasciatrice. Beatrice le Fraper du Hellen, nuova rappresentante della diplomazia dell’Eliseo a Tripli, ha presentato ieri ufficialmente le sue credenziali al capo del governo di accordo nazionale Fayez al Serraj.

Una notizia che senz’altro preannuncia una strategia precisa da parte francese, che in tal modo ribadisce la chiara volontà di riaprire a tutti gli effetti e al più presto la sede dell’ambasciata, rimasta chiusa dal 2014. “La Francia vuole provare a essere un attore centrale nel dibattito libico, soprattutto nell’area di Tripoli, cercando di ripristinare l’ordine nella capitale. Il piede francese sulla capitale, dunque, significherebbe anche la possibilità per i suoi alleati, in particolare per Haftar di allargarsi ulteriormente verso questa zona”, ha dichiarato a Formiche.net Michela Mercuri, esperta di Libia e docente di Scienze Politiche all’Università di Macerata.

La marcia del generale Khalifa Haftar su Tripoli, d’altronde, è nell’aria già da diverso tempo. Solo qualche giorno fa, a seguito dell’ennesima ondata di scontri, l’Uomo forte della Cirenaica aveva affermato di aspettare il “momento propizio” per entrare nella partita. Parigi, quindi, nonostante abbia confermato il sostegno incondizionato al governo riconosciuto internazionalmente, potrebbe nascondere una tattica tanto lineare quanto complessa. Gli interessi internazionali che si giocano sul suolo libico sono tanti e, in attesa e nella speranza che una linea generale di azione venga presa nel corso della conferenza che, secondo quanto confermato oggi dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, si terrà a Palermo il 12 e 13 novembre, ogni mossa potrebbe rivelarsi essenziale per avanzare nella scacchiera delle influenze nel Paese.

In tutto questo l’Italia come si sta muovendo? Mercuri sottolinea che “la decisione della Francia (di nominare un nuovo ambasciatore a Tripoli, ndr) sarebbe anche un ulteriore smacco per Roma che invece non ha più l’ambasciatore nella capitale libica. Giuseppe Perrone infatti si trova ancora a Roma, e non è ancora stato nominato un suo sostituto. L’Italia dunque dovrà muoversi molto rapidamente in questo senso per continuare a tutelare i suoi interessi in quest’area”.

Non abbassare la guardia sarebbe dunque il piano migliore da portare avanti. Il mantenimento di un alto interesse sulla questione, insieme alla consapevolezza del ruolo di leadership ricoperto, consentirebbe senza dubbio al governo italiano una maggiore possibilità di manovra.

A questo proposito è intervenuto, sempre oggi nel corso dell’audizione al Senato, Moavero Milanesi: “La nostra ambasciata a Tripoli è operativa, lo è rimasta sempre. Anche se per esigenza di sicurezza durante gli scontri abbiamo ridotto il personale”. Tuttavia, “il nostro ambasciatore si trova ancora in Italia, non essendo mutata la situazione. Non è una cosa positiva in un momento in cui avremmo la necessità di essere pienamente operatici, ma abbiamo dovuto prenderne atto”, ha aggiunto.

Un passo in avanti e uno indietro, in definitiva, che però non vuol dire che ci sia immobilismo nell’azione italiana. Infatti, se proprio ieri era arrivata la notizia di un siglato accordo tra Russia e Libia per l’attuazione di alcuni investimenti, oggi Moavero ha annunciato l’incontro previsto per il prossimo lunedì con il suo omologo Sergei Lavrov. Un incontro di cui sappiamo ancora poco ma difficilmente, anche secondo le parole del capo della Farnesina, non prevederà l’apertura del dossier libico.

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