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L’impresa italiana è sempre più verde. Report GreenItaly

Un quarto delle imprese italiane (oltre 340 mila) hanno puntato, negli ultimi 5 anni, sulla green economy per superare la crisi, sono diventate più competitive e hanno creato posti di lavoro: solo quest’anno sono stati attivati oltre 470 mila nuovi contratti green. L’Italia, inoltre, è prima, tra i big europei, per il riciclo dei rifiuti, il 79% del totale. Sono questi alcuni dei numeri contenuti nel rapporto “GreenItaly 2018”, giunto alla sua nona edizione e realizzato dalla Fondazione Symbola e Unioncamere, in collaborazione con il Conai e Novamont e presentato oggi a Roma.

Sono oltre 345 mila le imprese italiane che, tra il 2014 e il 2017, hanno investito in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Soprattutto le imprese manifatturiere (34%) hanno visto un aumento dell’export lo scorso anno, con conseguente aumento del fatturato.
“Le imprese che investono green diventano più competitive”, ha detto il Presidente di Symbola Ermete Realacci, “il nostro Paese ha riscoperto antiche tradizioni, quella del riciclo e dell’uso efficiente delle risorse, e ha riscoperto un modello produttivo che grazie all’innovazione, alla ricerca e alla tecnologia ne rafforza l’identità e ne enfatizza i punti di forza. Un modello produttivo e sociale che offre al Paese la possibilità di avere un rilevante ruolo internazionale: già oggi l’Italia è una superpotenza nell’economia circolare”.

Alla green economy nazionale si devono già circa 3 milioni di green jobs, occupati cioè che applicano competenze “verdi”: il 13% dell’occupazione complessiva nazionale. Un valore destinato a crescere. Secondo un’indagine di Unioncamere si prevede una domanda di “lavori verdi” pari a quasi 500 mila contratti attivati: si tratta soprattutto di ingegneri energetici, agricoltori biologici, esperti di acquisti verdi, tecnici meccatronici, installatori di impianti termici a basso impatti. L’area maggiormente in espansione è quella della progettazione e della ricerca e sviluppo, dove oltre il 63% dei nuovi contratti saranno green.

Le imprese italiane, impegnate nell’economia circolare, hanno spinto l’intero sistema produttivo nazionale verso una leadership europea nelle performance ambientali. Eurostat ci dice che l’Italia, con 307 tonnellate di materia prima per ogni milione di euro prodotto dalle imprese, è più efficiente della media europea (455 tonnellate), collocandosi al terzo posto tra i ventotto Paesi, dietro solo al Regno Unito(236 t) e al Lussemburgo (283) e davanti a Francia (326), Spagna (360) e Germania (408). Così come per consumi energetici per unità di prodotto, secondi solo al Regno Unito. Con il 79% di rifiuti riciclati l’Italia presenta un’incidenza più che doppia rispetto alla media europea (38%) e ben superiore agli altri grandi Paesi europei: la Francia è al 55%, il Regno Unito al 49%, la Germania al 43%. E siamo, insieme alla Germania il Paese leader in termini di quantità di materie prime seconde riciclate nell’industria manifatturiera. Tutti gli obiettivi fissati dalle nuove direttive sui rifiuti (in corso di recepimento nel nostro ordinamento nazionale) sono stati già raggiunti, come dimostra, caso esemplare in Europa, il sistema Conai per il totale degli imballaggi e per i singoli materiali, eccetto la plastica.

“L’Italia è un Paese povero di materie prime” ha sottolineato il Presidente del Conai Giorgio Quagliuolo, “ma attraverso il riciclo dei materiali di imballaggio, possiamo attingere ai cosiddetti giacimenti metropolitani, riducendo la nostra dipendenza dai mercati esteri. Ma per trasformare l’economia circolare in una vera opportunità di sviluppo economico, abbiamo bisogno di una strategia industriale di lungo periodo incentrata una progettazione finalizzata al riciclo; una corretta prevenzione nella produzione dei rifiuti; uno sviluppo della raccolta differenziata di qualità e un forte impegno, pubblico e privato, sulla ricerca e sviluppo di tecnologie innovative”.

Dal punto di vista geografico, le Regioni del Nord la fanno da padrone, con la Lombardia in testa (ne conta oltre 61 mila), seguita dal Veneto (quasi 35 mila), Lazio (32 mila 500) e dall’Emilia Romagna (poco più di 28 mila). Per quanto riguarda i contratti relativi ai green jobs, nel 2018, la Lombardia ne conta oltre 123 mila, pari al 26% del totale nazionale, seguita dall’Emilia Romagna e dal Lazio con 45 mila 500 circa. Concludendo i lavori, il sottosegretario all’Ambiente Salvatore Micillo, ha evidenziato come il nuovo esecutivo sia impegnato a contrastare quella che lui ha chiamato “economia deviata” che non permette lo sviluppo dell’economia in senso gree. “Occorre una normativa chiara e semplice, che permetta alle aziende sane del Paese, e sono la maggioranza, di mettere in moto uno sviluppo sostenibile verso una vera transizione all’economia circolare”.



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