Skip to main content

L’Italia è (poco) sostenibile, ecco perchè. Il rapporto Asvis 2018

L’Italia sta perdendo la sfida dello sviluppo sostenibile: peggiorano povertà, disuguaglianza e qualità dell’ambiente. La legge di Bilancio dovrebbe adottare misure per garantire la sostenibilità economica, sociale e ambientale del Paese e avviare la Commissione nazionale per il coordinamento delle politiche per lo sviluppo sostenibile istituita dal governo Gentiloni presso la Presidenza del Consiglio.

Il rapporto dell’Asvis 2018, presentato questa mattina alla Camera dei Deputati, fa il punto sullo stato di attuazione nel nostro Paese dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e illustra proposte concrete verso gli impegni presi dall’Italia nel settembre 2015 con la sottoscrizione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Giunto alla terza edizione, il rapporto rileva che non si è ancora determinata quella discontinuità culturale e di scelte strategiche necessaria per raggiungere gli obiettivi sui quali tutti i leader del mondo si sono impegnati. Una situazione che si riscontra anche nell’Unione Europea, nonostante sia l’area del mondo più avanzata in termini di benessere socio-economico-ambientale, le istituzioni europee non hanno ancora indicato in concreto le modalità per assumere l’Agenda Onu come quadro di riferimento di tutte le politiche. In Italia i ritardi della politica confermano la condizione di non sostenibilità del nostro Paese da tutti i punti di vista, economico, sociale, ambientale e istituzionale.

“Si sono persi tre anni per dotarsi di una governance che orienti le politiche allo sviluppo sostenibile”, ha sottolineato Enrico Giovannini , portavoce dell’Asvis, “ciò che manca è una visione coordinata delle politiche per costruire un futuro dell’Italia equo e sostenibile. Il confronto nelle ultime elezioni non si è svolto intorno a programmi chiari in questo senso. L’imminente Legge di Bilancio deve cogliere le enormi opportunità, anche economiche, offerte dalla transizione allo sviluppo sostenibile”.

Le richieste che l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile propone al nuovo governo, rappresentato in questa sede dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, riguardano: introdurre lo sviluppo sostenibile tra i principi fondamentali della Costituzione, attivare la commissione nazionale sullo sviluppo sostenibile; trasformare il Cipe in Comitato interministeriale per lo sviluppo sostenibile, adottare l’Agenda urbana nazionale, intervenire con la Legge di Bilancio sul raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, allargare l’insieme delle imprese soggette all’obbligo di rendicontazione non finanziaria per accedere agli investimenti della “finanza sostenibile”.

“Sosterrò in ambito di governo le proposte presentate oggi”, ha detto il ministro Tria, “soprattutto quelle relative alla lotta alla povertà e al conseguimento del benessere per tutti i cittadini. I fondi ci sono, mancano i progetti da finanziare. Occorre prevedere investimenti pubblici nella green economy e la Pubblica amministrazione svolge un ruolo importante attraverso l’acquisto di beni e servizi verdi. Con l’Europa affronteremo la sostenibilità finanziaria, ma anche quella sociale: su questo l’Italia si gioca il proprio futuro e quello dei suoi giovani”.

Il rapporto evidenzia il crescente interesse della società civile per il tema dello sviluppo sostenibile, testimoniato dalle prese di posizione di importanti soggetti economici e sociali. E a questo proposito segnala l’avvio di programmi educativi nelle scuole e nelle università, di iniziative destinate a coinvolgere le imprese e comunità locali, oltre che importanti politiche adottate negli ultimi mesi (come il reddito di inclusione per combattere la povertà) e le occasioni mancate, come l’interruzione degli iter legislativi dei provvedimenti sulla riduzione del consumo di suolo, del diritto all’acqua, del commercio equo e solidale e la mancata riforma del Terzo Settore.

“Il messaggio che emerge dal rapporto”, ha concluso il Presidente dell’Asvis Pierluigi Stefanini, è di forte preoccupazione per i ritardi accumulati dalla politica. Tuttavia è anche portatore di speranza per le numerose iniziative, di soggetti economici e sociali, che stanno cambiando i modelli di sviluppo in senso sostenibile”


×

Iscriviti alla newsletter