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M5S e Pd, uniti per la Libia ma divisi sulla conferenza di Palermo

Coesione sotto l’egida delle Nazioni Unite, impegno per la stabilizzazione della regione e completa apertura al dialogo con tutti gli attori interni. Restano queste le parole chiave della conferenza internazionale che si terrà a Palermo il 12 e 13 novembre.

Elementi fondamentali sui quali si è costruita l’azione di governo di questi mesi e che hanno trovato riscontro nelle dichiarazioni di oggi al Question Time alla Camera del Pd del vice ministro degli Esteri Emanuela Del Re. L’interesse per l’appuntamento siciliano, d’altronde, è palese, e comprende tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Così come resta alta l’attenzione sull’effettiva riuscita della riunione di alto livello.

E se l’Italia in questi mesi ha conquistato, attraverso le visite, i colloqui e l’interesse mai diminuito dei vari ministri per la situazione della Libia, un ruolo di primo piano sulla questione, i dubbi dell’opposizione sull’azione svolta dalla squadra di Giuseppe Conte fanno inevitabilmente riferimento allo scranno scoperto ormai da diverse settimane dell’ambasciatore italiano Giuseppe Perrone, costretto a rientrare a Roma per motivi di sicurezza.

Tante le perplessità sulla motivazione di tale decisione, molte riconducibili proprio alle parole pronunciate dall’ambasciatore ad una televisione libica, alla quale aveva dichiarato in maniera probabilmente un po’ troppo veemente, il suo disaccordo sulla presunta data elettorale avanzata dalla Francia durante la conferenza di Parigi. Le parole di Perrone avevano scatenato l’ira di Khalifa Haftar, che pochi giorni dopo, oltretutto, aveva incontrato proprio il ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero Milanesi. E da qui, quasi contemporaneamente, Perrone era volato a casa.

La deputata del Partito democratico, Lia Quartapelle, capogruppo Pd per la Commissione esteri alla Camera, durante l’interrogazione di oggi, ha infatti posto in evidenza proprio come quest’assenza, che a un mese dalla conferenza inizia a diventare pesante come un macigno, rischi di vanificare l’azione interlocutrice dell’Italia. Il dubbio resta come si possa portare avanti un’azione che coinvolga in maniera uniforme tutte le forze “senza poter efficacemente interloquire e coinvolgere tutti gli attori libici che sul terreno stanno dimostrando la propria forza militare e negoziale”.

Tuttavia, come ha ricordato Del Re e come in precedenza aveva già fatto i ministro degli Esteri Moavero Milanesi, l’ambasciata è sempre rimasta aperta, pur mancando della sua componente più importante. L’azione, dunque, non dovrebbe in alcun modo influire sul processo dialogico con gli attori regionali, favorendo una partecipazione massima a novembre.

Una risposta insufficiente secondo Quartapelle e che, in attesa di nuovi risvolti, invita a non abbassare la guardia e a continuare a lavorare sulla migliore riuscita di un evento fondamentale. E mentre la lista delle conferme di partecipazione continua ad aumentare, proprio stasera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, da Addis Abeba dove si trova in viaggio istituzionale, ha affermato come anche Angela Merkel si sia mostrata interessata alla riunione e farà di tutto per parteciparvi. “Confido che la conferenza procederà molto bene”, ha aggiunto il premier, spiegando che è necessario che “i rappresentanti libici siedano attorno a un tavolo e recuperino una road map che in questo momento si è persa, verso la definizione di un processo di pace”. L’ultima di una serie di contatti che evidenziano quella che dovrebbe essere una presenza numerosa della comunità internazionale.

E se le linee guida seguono una strada in salita, restano comunque comuni per tutte le forze politiche italiane che si avvicendano intorno al tavolo delle discussioni. Le parole di Quartapelle, infatti vogliono sottolineare l’importanza della conferenza: “Si tratta di un importante tassello nella lunga strada per risolvere il conflitto libico – ha dichiarato nel corso del question time – e un suo esito positivo rappresenterebbe per il popolo libico e tutta l’area regionale un segnale importante di speranza”.

“Inoltre, per il nostro Paese sarebbe un successo importante non solo in chiave mediterranea, nei rapporti con i Paesi della sponda Sud, ma anche per accrescere il peso e l’autorevolezza dell’Italia nel consesso europeo e nella gestione dei flussi migratori”, ha continuato la deputata.

Contatti fondamentali, quelli che l’Italia ha portato e sta portando avanti, che intendono, dunque, procedere verso un lavoro comune “per la Libia” e non “sulla Libia”, ha sottolineato poi Emanuela Del Re. Dialogare e mediare, quindi, restando però consapevoli che la base sulla quale fondare il progetto di lavoro concreto deve rimanere l’impegno per la realizzazione effettiva di un processo di stabilizzazione duraturo nel Paese.

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