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Il mercato Ict corre a due velocità. I dati del rapporto Assintel

Di Nicola Bianchi

Le imprese italiane comprendono l’importanza strategica del digitale ma non lo mettono in cima alle loro priorità. È quanto emerge dal rapporto Assintel 2019 “Il mercato ICT e l’evoluzione digitale in Italia”, presentato a Roma nel mese di ottobre insieme al position paper “Disegniamo insieme l’evoluzione digitale del Sistema Italia”, un manifesto di indirizzo politico rivolto agli stakeholders politico-istituzionali.

Nel 2019 è prevista una spesa di circa 30,5 miliardi di euro per il mercato Ict italiano con una leggera crescita rispetto al 2018 (+0,7%) frutto di due dinamiche: da un lato il mercato dei servizi di telecomunicazioni con una spesa pari a 7,2 miliardi (-0,6%), dall’altro il mercato It (hardware, software, servizi) in crescita rispetto all’anno in corso con investimenti pari a 23,3 miliardi (+2,3%). Ritmi di crescita sostenuti invece per le tecnologie emergenti, destinate nei prossimi anni a ridisegnare completamente i sistemi e i servizi che oggi conosciamo. Tra queste spiccano l’Internet of Things con una previsione di spesa per il 2019 di 18,8 miliardi in decisa crescita rispetto all’anno in corso (+18%), il cloud con 1,8 miliardi (+25%), il comparto dei big data e analytics con 406 milioni (+17%). In forte crescita anche il mercato e-commerce con un valore delle transazioni complessivo previsto pari a 33,3 miliardi (+16%).

POCHI TERRITORI ASSORBONO LA MAGGIOR PARTE DEGLI INVESTIMENTI

Lazio, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto generano oltre il 70% della spesa. Però nel 2019 sono previsti segnali di ripresa anche al sud e nelle isole con le imprese che aumenteranno gli investimenti del 22% e nelle regioni del centro con una previsione di crescita del 19% rispetto all’anno in corso.

LE GRANDI IMPRESE INVESTONO DI PIÙ, MA IL MERCATO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE È VIVACE

Le grandi imprese (quelle con oltre 250 addetti) hanno una maggiore propensione ad investire ed assorbono circa il 50% della spesa, ma il mercato delle imprese più piccole (con un numero di addetti tra 1-9 e 10-49) è comunque ampio e copre circa il 38% del mercato anche se con atteggiamenti orientati alla gestione di quanto già installato.

IL SETTORE MANIFATTURIERO È PIÙ DINAMICO RISPETTO AGLI ALTRI

La distribuzione della spesa mostra una concentrazione degli investimenti nel comparto industriale (23%) spinto anche dall’azione degli incentivi fiscali del piano impresa 4.0. A seguire il settore finanziario (21%), quello dei servizi (17%), trasporti e logistica (14%) e la Pubblica Amministrazione (14%).

Le grandi aziende perseguono primariamente obiettivi di automazione ed efficientamento dei processi con le iniziative di digitalizzazione, mentre la maggior parte delle Pmi crede che il digitale possa migliorare la loro relazione con i clienti, anche se la tecnologia continua a essere percepita come un costo piuttosto che un investimento.

Marco Bellezza, consigliere per l’innovazione del Ministro di Maio, in rappresentanza del governo ha affermato che “il MISE intende imprimere un’accelerazione alla trasformazione digitale del sistema paese riorientando il piano Impresa 4.0 verso le piccole e medie imprese”, quelle che hanno beneficiato in misura minore degli strumenti e dei finanziamenti erogati nella prima fase di attuazione del piano.

MANCANZA DI COMPETENZE, CULTURA AZIENDALE E RISORSE SONO I PRINCIPALI OSTACOLI DA AFFRONTARE

La velocità del cambiamento impone una forte pressione sulla domanda di competenze e sulla necessità di una cultura aziendale. Le imprese sono alla ricerca di nuove figure professionali con competenze di social media, IoT, cloud, cybersecurity, data analytics. Vista la carenza di questi profili le aziende, specialmente quelle grandi, si stanno orientando verso programmi di formazione interna. Non mancano, inoltre, ostacoli di tipo economico che riguardano circa il 30% delle aziende medie e grandi che hanno difficoltà nel finanziare le proprie iniziative di digitalizzazione.

A fronte di tutto ciò Assintel presenta al governo il proprio position paper in cui governance, semplificazione e competenze sono gli elementi chiave. Si va dall’istituzione di un ministro dedicato al digitale, alla razionalizzazione delle strutture oggi esistenti (Agid e Team digitale). Semplificazione normativa e sviluppo di competenze digitali nella Pa. Potenziamento degli incentivi destinati all’innovazione e adozione diffusa di buone pratiche come, ad esempio, l’ecosistema digitale E015 realizzato per Expo Milano 2015, che il presidente Giorgio Rapari afferma “è uno standard per l’interoperabilità al quale tutti possono aderire”.

Servono dunque sforzi importanti per cogliere appieno le opportunità della trasformazione digitale, adesso è arrivato il momento del fare.

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