Le 24 ore di Angela Merkel in Israele hanno compreso la visita di rito al Memoriale della Shoah Yad Vashem, incontri con il premier Benjamin Netanyahu e con il presidente Rivlin, così come la cerimonia di conferimento del dottorato ad honorem dell’Università di Haifa.
Il principale accordo che è stato firmato è un accordo di cooperazione economica che comprende cooperazione tra i ministeri dell’Economia e del Tesoro anche nel campo di analisi e scambio di informazioni, che avrà effetto immediato sull’import export con un aumento stimato del 13%. La cooperazione nel campo dell’innovazione si farà più intensa, con maggiori canali di scambio tra ricerca e industria.
Durante un incontro con rappresentanti di imprese e industrie, Merkel si è lasciata andare a un commento femminista: “non mi dispiacerebbe vedere più donne la prossima volta. Non è una critica a voi che siete qui, ma un incoraggiamento per chi deve ancora arrivare” – durante la visita, un altro commento femminista sull’assenza di rappresentanti politiche donne tra le alte sfere.
L’intesa economica si fa più blanda invece sulle questioni politiche, dimostrando la lontananza di vedute dei due Paesi. Sia Netanyahu sia Rivlin hanno parlato del pericolo iraniano, invitando Merkel a unirsi alle sanzioni imposte dagli Stati Uniti. In risposta la Merkel ha detto che sicuramente l’Iran non deve avere la bomba atomica, “ma abbiamo divergenze su come impedirlo”.
“Vediamo la pressione e l’ambiente in cui vivete qui, che sono molto diversi da quelli in cui viviamo nell’Unione Europea. Quindi ribadisco che Israele deve chiaramente difendersi quando è attaccata”, ha detto Merkel, confermando anche l’interpretazione della politica iraniana come un pericolo per Israele.
Merkel ha ripetuto più volte che l’unica soluzione al conflitto è la formula “due Stati”. A Netanyahu ha ribadito che “la politica degli insediamenti ostacola” la soluzione a due Stati. Le posizioni della Merkel sugli insediamenti avevano portato a un blocco delle consultazioni tra i due Paese l’anno scorso, riprese in occasione di questa visita.
Il sostegno a Israele come dovere della Germania, soprattutto alla luce della Shoah, è uno degli aspetti delle relazioni tra i due Paesi più discussi. La Cancelliera lo ha ripetuto anche in occasione di questa visita, indicando anche l’aumento di antisemitismo in alcune parti della Germania.
Proprio oggi, dopo il G2G Germania-Israele, le comunità ebraiche di Germania hanno pubblicato un comunicato in cui prendono le distanze dal partito “Alternative für Deuscthland” (AfD), per gli stretti rapporti con i neo-nazi e per le visioni e i discorsi antisemiti di vari membri.
Dopo 13 anni di governo, la leader tedesca si trova a fare i conti con un consenso politico che si sgretola, una società il cui sogno del pluralismo è tramontato – a dire della stessa Merkel “il multi-kulti è morto” – e nuovi problemi sociali tra immigrazione e rafforzamento della destra radicale. La Germania è però lo stato che in Europa agisce più velocemente per contrastare i fenomeni di razzismo e antisemitismo, con un particolare accento all’educazione e istruzione dei “nuovi tedeschi”. A questo proposito Netanyahu ha detto che i due Paesi devono combattere congiuntamente le forze che nemiche, citando l’Islam radicale come primo avversario, costituito da Isis e Iran.
Il conflitto con i palestinesi è passato in secondo piano, mentre Iran e sicurezza hanno dominato i discorsi politici. La Germania ha sempre perseguito i propri interessi in Europa con fermezza, ma dimostra in politica estera la pacatezza propria degli europei che né Israele né gli Stati Uniti hanno pazienza di sostenere. Inoltre, la crisi politica e sociale della Germania potrà influire sulle relazioni con Israele, che in Europa pare avere tanti amici quante divergenze di opinioni su tutto ciò che Gerusalemme considera “vitale”.