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C’è un solo Movement a Bruxelles. È a 5 Stelle. La versione di Ignazio Corrao

corrao

Non avrà più i capelli lunghi e i baffi, e forse non girerà più in autostop per l’Europa, come fece nel 2014 per recarsi a Strasburgo e prendere posto nell’Europarlamento, dopo un’elezione da record (più di 77.000 preferenze). Ma Ignazio Corrao, 34 anni, siciliano, frontman degli europarlamentari a Cinque Stelle, non si è mai lasciato “normalizzare” dai ritmi, e i compromessi, dei palazzi europei. Membro della Commissione Sviluppo e di svariate delegazioni, continua a occuparsi di diritti umani, pmi e agricoltura con lo stesso trasporto dei tempi dei meetup grillini. Senza mai perdere contatto con la madrepatria. È lui uno dei principali fautori dell’exploit pentastellato in Sicilia nel novembre 2017. A inizio 2018 lo ritroviamo coordinatore della campagna elettorale di Luigi Di Maio, e a giudicare dai risultati del 4 marzo non deve essere andata male. Ora deve confermare il detto: “Non c’è due senza tre”. A maggio 2019 ci sono le europee, e i pentastellati correranno da soli. Il che crea più di un problema: le alleanze post voto, la scelta dei vertici Ue, il rapporto con la Lega al governo e i sovranisti a Bruxelles. Corrao non sembra preoccupato. “Sarà la presa della Bastiglia” promette in questa intervista a Formiche.net.

Addirittura?

Da una parte l’establishment e dall’altra i cittadini. Il vento del cambiamento partito dall’Italia spira fortissimo da est a ovest, dal nord al Sud dell’Europa. Ha visto che batosta clamorosa ha preso il partito del vicepresidente della Commissione Dombrovskis alle ultime elezioni in Lettonia?

E allora?

È passato dal 21,8% al 6,7%. In Francia, il partito di Moscovici, il Partito Socialista, riesce a fare anche peggio, e per questo il Commissario francese non si candiderà alle prossime elezioni. Il M5S starà fra i cittadini, spiegheremo quello che abbiamo fatto in questi 5 anni al Parlamento europeo. La nostra battaglia prosegue.

Lei è stato coordinatore della campagna elettorale di Di Maio. Perché il tour per il 4 marzo ha funzionato?

Perché abbiamo fatto rete con i cittadini. Il Movimento 5 Stelle è nato su internet, un luogo virtuale, ma siamo riusciti a crescere solo quando abbiamo tolto ogni filtro di intermediazione. Ci siamo riappropriati della piazza reale che è, diciamo, la nostra “sede di partito”. Le faccio un esempio…

Prego.

Al momento sono impegnato in un tour della Sicilia, in pochi mesi sto visitando tutti i 390 Comuni siciliani. Una sorta di impresa mai realizzata. Ho incontrato sindaci, imprenditori, simpatizzanti e cittadini per raccontare il lavoro svolto a livello istituzionale e raccogliere istanze e proposte. Le loro proposte diventano i nostri emendamenti, i loro sfoghi diventano nostre interrogazioni.

E in Europa invece quali saranno i cavalli di battaglia?

In primis la fine dell’austerity. Stiamo discutendo al Parlamento europeo il quadro finanziario pluriennale dell’Unione europea e non siamo soddisfatti. Anziché tagliare sprechi, privilegi e spese amministrative, la Commissione Juncker taglia e anche pesantemente i trasferimenti ad agricoltori e Regioni.

Ci spieghi meglio.

Per esempio, i Fondi Interregionali delle regioni transfrontaliere subiranno un taglio di 1,7 miliardi rispetto alla programmazione precedente. A pagare saranno i cittadini, con meno investimenti per i territori.

Se le dico riforma di Dublino?

Il compromesso trovato in Parlamento non va bene, ci sono troppi filtri che rendono i ricollocamenti di fatto impossibili. Per noi i ricollocamenti devono essere automatici ed obbligatori.

Esclude a priori un’alleanza post-voto con la Lega e i sovranisti?

Con la Lega c’è un contratto di Governo per cambiare il Paese ma restiamo delle realtà diverse. Anche alle elezioni del 4 marzo ci siamo presentati da soli e non in una coalizione.

Qualche punto in comune dovrete averlo. Per dirne una, con Nigel Farage avete fondato l’EFDD…

Un gruppo che in questi anni ha lottato per rafforzare la democrazia diretta e che ha fatto delle battaglie importanti contro le ingiustizie avallate dall’Ue. Siamo stati noi a presentare la mozione di censura a Juncker!

E allora dove sono le differenze?

Noi siamo contro il nucleare e per le energie rinnovabili. Noi siamo per cambiare l’Unione, loro per la Brexit. Rispettiamo la loro scelta e saremo sempre i migliori amici del popolo britannico, ma le nostre piccole e medie imprese vivono di esportazione e hanno bisogno del mercato unico.

Si avvicinano le elezioni in Baviera, un test difficile per Merkel. Cosa dipende da quel voto?

Queste elezioni sono un affare interno che però sta bloccando i tentativi di riforma dell’Unione. Il dibattito sul futuro dell’Ue è fermo perché la Merkel è debole e preferisce tirare a campare per non scontentare da una parte gli alleati di governo socialisti, dall’altra il potente ministro dell’Interno Seehofer. Ma io sono convinto che saranno i cittadini, non  il fuoco amico, a far cadere la Merkel.

Nel programma per le europee come vi porrete in merito alle sanzioni Ue alla Russia? Conte per il momento ha votato a favore del rinnovo, a dispetto dei pronostici…

Su questo tema non si può procedere in modo unilaterale e sparso, su questi temi così delicati serve il dialogo con tutti. Noi crediamo, incoraggiati da dati e fatti, che lo strumento delle sanzioni non abbia portato i risultati sperati. Per rafforzare il dialogo con la Russia, ma anche con altri Paesi, servono nuovi strumenti e cooperazione.

Torniamo alle elezioni. Che idea si è fatto di Steve Bannon e del suo The Movement?

Non conosco Steve Bannon. In Europa tutti conoscono un solo Movement ed è il nostro. Se vogliamo giudicarlo dal nome non mi sembra si distingua per originalità.

Con chi vi alleerete post-voto? Da soli il rischio è l’irrilevanza. I sovranisti di Bannon e i popolari sono già alle prove tecniche di un accordo per prendersi l’Europarlamento…

Secondo lei sono irrilevanti il regolamento procedure sul diritto d’asilo o la nuova direttiva antiriciclaggio? Sono irrilevanti le nuove regole sulle etichette energetiche o le raccomandazioni sul reddito di cittadinanza? Secondo me no! Il Movimento 5 Stelle sarà molto più determinante di quanto si possa immaginare o scrivere oggi. Ricordo perfettamente le parole di Berlusconi nel 2014: “I grillini al Parlamento europeo saranno messi all’angolo e non conteranno nulla”. La sua profezia si è avverata al contrario: noi abbiamo fatto un eccellente e apprezzato lavoro mentre i berluscones prendono la via del dimenticatoio.

Immagino abbia letto il manifesto per cambiare l’Ue firmato, fra gli altri, da Matteo Renzi. Cosa ne pensa?

Easy, con la firma di Renzi diventa di fatto il manifesto per la distruzione dell’Ue firmato da chi ha una capacità innata di inimicarsi il Popolo che dovrebbe rappresentare. L’attuale governo italiano è l’unico in Europa che gode di buona salute. A Bruxelles ci attaccano perché invidiano il nostro successo. Conte ha un indice di gradimento che supera il 60%, mentre la Merkel boccheggia, Macron è in piena crisi e in Spagna c’è un governo di minoranza. Il manifesto per rifondare l’Ue è l’ennesima operazione di maquillage.

Torniamo in Italia. Qualcuno agita il sospetto che questo Def azzardato voglia intenzionalmente aprire la campagna per le europee andando allo scontro con l’Ue…

Questa è una lettura faziosa. Le nostre idee e le nostre battaglie sono le stesse votate da oltre 10 milioni di italiani. In passato le manovre economiche erano sinonimo di macelleria sociale in nome della salvaguardia dei potenti celata dell’esigenza di stabilità dei conti pubblici. Oggi vogliamo ridurre la povertà e per favorire la crescita puntiamo alla riduzione delle tasse per le PMI fino ai 65.000 euro di fatturato che sono la spina dorsale dell’economia italiana. Mettiamo a disposizione della futura Commissione europea le nostre idee e la nostra manovra. Dopo le elezioni europee ce la copieranno perché è la strada giusta.

È arrivata una prima bocciatura dalla Commissione. Giusto rivedere le stime o il governo deve tenere la barra dritta?

Senza investimenti non c’è crescita e senza crescita non si riduce il debito. La riforma strutturale di cui ha bisogno l’Italia è la crescita. Confermo che provvedimenti su pensioni e reddito di cittadinanza, superamento della Fornero e fondo truffati alle banche non sono negoziabili. Peraltro la Commissione ha dato questa possibilità ad altri Stati membri, e anche all’Italia in passato. Un testa a testa non sarebbe utile per nessuno, si troverà una soluzione

La corsa per il Parlamento Europeo ha anche come traguardo finale l’elezione di un nuovo presidente della Commissione. Voi chi vedreste bene al posto di Juncker?

È troppo presto per dirlo, non faccio nomi. Constato solo che nessuno degli Spitzenkandidaten finora emersi ha una statura da leader. Nessuno incarna il cambiamento che richiedono i cittadini. Il nuovo Presidente della Commissione dovrà avere equilibrio, semplicità e competenza. Un profilo alla Giuseppe Conte insomma. Basta con questi inguardabili eurocrati lontani anni luce dai cittadini.

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