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Obiettivi e retroscena del progetto in Libia di Bp ed Eni

Mustafa Sanalla, numero uno di Noc, vede all’orizzonte il superamento della media produttiva di greggio di 1 milione di barili al giorno nonostante le sfide della sicurezza locale.

IL RUOLO DELLA NOC

L’accordo è la prova della fiducia che due delle principali major petrolifere hanno nel Noc e nelle prospettive produttive della Libia, ha detto Sanalla, mettendo l’accento sui riverberi che avranno nel breve e medio periodo le firme apposte lo scorso 8 ottobre. Ma se fino a ieri la cornice era quella del singolo business, ecco che invece la veste di insieme italoinglese potrebbe “accelerare” la produzione grazie alle strutture esistenti nell’area. Ragione in più perché la conferenza di Palermo del 13 novembre vada alla perfezione.

La direzione di marcia intrapresa da Eni e Bp ha inteso anche bypassare gli attacchi targati Isis contro il quartier generale del Noc a Tripoli: obiettivo dei jihadisti era evidentemente riprendere a colpire il delicatissimo settore dei giacimenti petroliferi in chiave anti stabilizzazione, sociale e istituzionale (quella che invece molti players, anche se a fatica, stanno perseguendo). Appare altresì evidente come le condizioni, interne del paese e future dell’intera area inserita nel dossier idrocarburi, ha portato alcune compagnie a puntare nuovamente il proprio cono di interesse sulla Libia.

I PLAYERS

Nello specifico Eni acquisterà metà della quota dell’85% di Bp nelle aree che coprono circa 54.000 chilometri quadrati con questo piglio. Sanalla ha anche incontrato il ministro russo dell’energia Alexander Novak e funzionari dei colossi Gazprom e Tatneft.

Quest’ultima pur avendo sospeso le operazioni nel paese nel 2011, ha ancora risorse in loco e quindi sarebbe interessata ad una ripresa delle attività. PetroChina Co. C’è già un player attivo in Libia, dal momento che ha accettato di acquistare il greggio libico.

VERSO PALERMO

Un passaggio, quello legato alla sicurezza interna e al dossier idrocarburi, che è stato al centro di un vertice ad hoc a cui ha preso parte il capo del Consiglio presidenziale (Pc), Fayez Al-Sarraj, il capo di stato maggiore Abdul Rahman al-Taweel e il numero uno di Noc Sanallah. Obiettivo, fare il punto sulle procedure per la sicurezza dei siti petroliferi, compresi giacimenti, porti, oleodotti e uffici centrali. Nelle stesse ore il comandante in capo delle forze armate, il maresciallo Khalifa Haftar, ha incontrato presso la sede del comando generale a Kerma, i comandanti impegnati nelle zone militari di diverse parti del paese.

È chiaro che a giocare un possibile ruolo di cuscinetto potrà essere la conferenza di Palermo, su cui negli ultimi giorni si sono intensificati incontri e contatti telefonici nell’auspicio di avere sia il presidente americano Donald Trump che quello russo Vladimir Putin.

Il consigliere politico di Serraj, Taher el-Sonni, è stato infatti a Parigi e Roma per discutere i preparativi. E durante la tappa romana ha sottolineato l’importanza del coordinamento e della consultazione con i partiti libici interessati a ottenere risultati concreti per trovare soluzione all’attuale crisi politica, a cui i funzionari italiani hanno risposto mettendo in campo due elementi alla base della conferenza: l’ascolto delle esigenze libiche e la tabella di marcia del rappresentante speciale Ghassan Salamè per garantire il successo del processo democratico in loco.

QUI CAIRO

Tra l’altro proprio nelle utime ore il Presidente egiziano Al Sisi, uno degli invitati al meeting siciliano, ha ricevuto una ampia delegazione di business man americani di 44 compagnie, con l’obiettivo di intensificare i rapporti Washington-Il Cairo e valutare nuove opportunità di partnership in varo settori come energia, idrocarburi, farmaceutica sotto la regia di Tarek Tawfik, capo della Camera di commercio americana del Cairo.

Sarà questa l’occasione, secondo alcuni rumors, per sensibilizzare Al Sisi anche sul dialogo che avrà nei prossimi giorni con il generale Khalifa Haftar, altro invitato di rilievo a Palermo ma che era in odore di diserzione. Il faticoso lavoro diplomatico messo in campo dall’Italia negli ultimi mesi in Libia comunque non accenna a fermarsi, ma se una moral suasion a stelle e strisce in direzione Egitto potesse aiutare a ricomporre eventuali discrepanze sarebbe un elemento utile.

twitter@FDepalo

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