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Salvini a Mosca fa il premier e sbeffeggia le sanzioni Ue e il caso Skripal

Doveva essere un intervento a difesa del mondo imprenditoriale italiano, e invece come prevedibile il discorso del ministro dell’Interno Matteo Salvini alla platea di Confindustria Russia a Mosca si è trasformato in una veemente invettiva contro l’Europa e le sanzioni contro il governo russo. Anzi, questa volta le aspettative sono state perfino superate. Perché Salvini si è lanciato in un’apologia del Cremlino che non ha davvero precedenti, toccando delicati dossier di politica estera che espongono non poco il governo gialloverde agli occhi degli alleati europei e atlantici. La boutade più clamorosa arriva sul caso Skripal sotto forma di sbeffeggio. Proprio mentre le indagini delle autorità britanniche portano all’identificazione di tre agenti del Gru per l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergej Skripal e di sua figlia con del gas nervino, Salvini sposa a pieno la linea difensiva di Mosca: “Se importi ed esporti con i russi evidentemente li aiuti a comprare boccette di un improbabile veleno usate da improbabili spie russe che vanno in giro per l’Europa ad avvelenare persone a caso, facendosi pure prendere, in questa narrazione c’è qualcosa che non mi convince”.

L’Europa è messa di continuo sotto tiro dal vicepremier a Mosca: “In Russia mi sento al sicuro, a casa, mentre in alcuni Paesi europei no” dice alla platea che risponde con uno scroscio di applausi. Le sanzioni europee per il mancato rispetto degli accordi di Minsk “sono dettate da ragioni economiche, non hanno nulla a che vedere con i diritti umani”. Il voto italiano per un rinnovo in sede di Consiglio Europeo è escluso a priori, dice Salvini, facendosi portavoce di chi in quella sede ha diritto di voto, cioè il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che a giugno a dirla tutta ha votato a favore: “Sembra che vogliano andare avanti con un rinnovo automatico delle sanzioni: se così sarà, noi diremo pacatamente ma chiaramente di no”. L’impegno è personale, e Salvini ci mette la faccia: “Mi prendo l’impegno come vice presidente del Consiglio: se qualcuno giocherà a riportare fumi di guerra in questo continente e inimicizia tra Italia e Russia, in me e nel governo italiano avrà il maggiore avversario”. Per superare lo scoglio delle sanzioni Ue, che il leader della Lega definisce “una follia economica, sociale e culturale”, si può cercare una sponda altrove.

Gli ostacoli non sono pochi, dice da Mosca il vicepremier: “Grazie alle sanzioni Francia e Germania stanno aumentando quote di mercato, per superarle ci sono come alleati i paesi mediterranei. Poi bisogna superare la diffidenza storica comprensibile dei paesi baltici e dei paesi dell’est come la Polonia. E ovviamente c’è anche da superare la ritrosia dall’altra parte dell’Atlantico”. Tradotto: convincere gli Stati Uniti. Che è compito assai arduo, se non impossibile, vista la linea dura tenuta dall’amministrazione Trump nei confronti di Mosca a dispetto dell’apparente appeasement emerso dal (contestatissimo) faccia a faccia di Helsinki lo scorso luglio.

Su La Stampa Paolo Mastrolilli racconta di una simpatia naturale fra Trump e il premier Conte, ma ricorda che la pazienza degli americani ha un limite. Già spazientiti per l’accordo del 2017 per uno scambio informativo che lega il partito di Putin Russia Unita alla Lega di Salvini, gli statunitensi sono sì disposti a una riapertura dei rapporti bilaterali fra Roma e Mosca, purché non venga messa in discussione la questione della Crimea e della crisi nel Donbass. Cosa che Salvini fa di continuo. L’ultima avvisaglia dell’impazienza targata Usa è arrivata dall’inviato speciale degli Stati Uniti nel Donbass Kurt Volker, che a Formiche.net aveva espresso dubbi sugli endorsement del vicepremier per il referendum in Crimea: “Le nostre posizioni sono distanti su diverse questioni” aveva commentato dall’Ambasciata americana a Roma, “non puoi avere un voto legittimo in un territorio sotto occupazione, è un principio base del diritto internazionale”.

Duro il giudizio delle opposizioni sul viaggio di Salvini a Mosca. “Salvini si renda conto che facendo da megafono alla propaganda di Putin viene trattato dai russi come uno scendiletto” commenta ai microfoni di Formiche.net Lia Quartapelle, deputata Dem già capogruppo Pd in Commissione Esteri, “è andato a Mosca a dire ai russi quello che volevano sentirsi dire e non gli hanno fatto neanche la grazia di un incontro con un omologo”. Sorprendono, aggiunge, le dichiarazioni ironiche sul caso Skripal: “Il suo atteggiamento servile nei confronti di Putin umilia l’Italia, le parole sul caso Skripal buttano via decenni di tradizione filo occidentale del nostro Paese per ottenere l’incontro con un viceministro”.  “È ridicolo” conclude la deputata, “almeno Berlusconi viene ospitato nella dacia personale di Putin”.



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