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La sinistra e la sicurezza: perfino la satira chiede un cambio di passo

La tragica morte di Desirée Mariottini, drogata, stuprata e morta a 16 anni nello sfacelo di un edificio abbandonato nel quartiere San Lorenzo di Roma sta causando ancora una volta sterili polemiche politiche, scontri feroci tra manifestanti di estrema destra ed estrema sinistra, dichiarazioni inutili e sta fornendo l’ennesima conferma che la sinistra moderata italiana è ancora incapace di pronunciare certe parole sulla sicurezza perché ideologicamente considerate di destra. Finché arriva la satira intelligente di un vignettista come Stefano Disegni che sul Fatto quotidiano fa outing (come da titolo della striscia) e racconta l’elettore di sinistra che finalmente si libera dell’involucro di ipocrisia, del politically correct, che l’ha avvolto finora, dice ai figli quello che direbbe un tifoso di Matteo Salvini su spacciatori, nigeriani e pericoli vari e infine urla che bisogna “occuparsi dei problemi della gente! Compreso sgomberare, ripulire e menare se serve! Gli onesti, benvenuti, i delinquenti fuori a calci in c…! Subito! Prima di far fare un figurone a qualche str… razzista!!”. Fantastico, sembra un programma elettorale.

Vediamo invece che cosa è successo dopo la morte di quella ragazza. Maurizio Martina, segretario del Pd, ha detto che Roma è oggettivamente peggiorata da due anni (cioè da quando c’è Virginia Raggi), che c’erano stati molti allarmi inascoltati e che il motivo per cui “si sia lasciata andare quella situazione è una delle cose da chiarire”. Nicola Zingaretti, governatore del Lazio e candidato alla segreteria, respinge le ruspe invocate da Salvini che sposterebbero solo il problema mentre Luigi Di Maio ne approfitta per chiedere un ampliamento dei poteri di Roma Capitale. L’aria che tira in quel quartiere l’ha capita anche Salvini, precipitatosi sul posto prendendosi applausi e fischi e costretto a fare marcia indietro perché la situazione rischiava di degenerare, riuscendo a deporre una rosa solo più tardi (senza telecamere). Non poteva mancare la manifestazione di protesta della sinistra più dura a sostegno della povera sedicenne, ma con ben altri obiettivi: non “cedere” San Lorenzo ai fascisti, derubricare quell’orrendo delitto a un femminicidio e sostenere genericamente i migranti.

Non risultano commenti da sinistra sul fatto che gli arrestati per la morte di Desirée siano richiedenti asilo o in attesa del rinnovo del permesso umanitario. Uno, già espulso, era rimasto in Italia e deve fare attenzione Salvini a ripetere che con il decreto sicurezza i delinquenti saranno cacciati perché anche in quel caso bisognerà convincere la nazione di provenienza se non c’è un accordo di riammissione. Se negli ultimi mesi, a fatica, molti esponenti del Partito democratico hanno ammesso che la netta sconfitta alle elezioni è dipesa dall’incapacità di comprendere certe richieste dell’opinione pubblica, neanche un’altra morte tragica come quella di Pamela Mastropietro a Macerata, il cui corpo fu ritrovato il 31 gennaio, riesce a svegliarli dal coma ideologico. Forse non è un caso che Marco Minniti non abbia rilasciato dichiarazioni su quanto avvenuto a San Lorenzo. All’inizio del suo mandato al Viminale ripeteva spesso che sicurezza è una parola di sinistra, ma l’hanno ascoltato in pochi nel partito e quindi pochissimi nell’elettorato. Se davvero si candiderà alla segreteria del Pd in concorrenza con Zingaretti sarà costretto ad andare oltre quel concetto. Una vignetta non è il Vangelo, ma quella striscia di Disegni si conclude proprio con l’invito a candidarsi alle primarie rivolto dai figli a quel padre finalmente libero dal politically correct. Non è che la base della sinistra democratica vuole qualcuno che dica “eresie”?

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