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Social network e algoritmi, perché l’Agcom vuol vederci chiaro. Parla Nicita

“Stiamo cercando di ottenere la possibilità di accedere ai dati interni degli over the top presenti al tavolo tecnico, attraverso un accordo volontario tra le parti. Se non dovessimo riuscire attraverso l’autoregolamentazione, non potremo che concludere una parte delle azioni del tavolo tecnico con una segnalazione alle autorità legislative, proponendo la necessità di affidare a un organismo terzo indipendente i poteri di inspection, che restano del tutto distinti da qualunque tipo di controllo sui contenuti “.

Antonio Nicita (nella foto), commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, commenta così in una conversazione con Formiche.net la missiva inviata dal presidente Angelo Marcello Cardani a Facebook, Google e Twitter. Sullo sfondo, la preoccupazione dell’Agcom nei confronti delle strategie di disinformazione e cioè di fake news, interferenze e dei loro possibili effetti sulle prossime elezioni europee (e non solo).

Commissario Nicita, il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani ha inviato una lettera agli amministratori delegati di tre preminenti piattaforme online, Facebook, Google e Twitter. Perché?

Abbiamo istituito, primi in Europa, un tavolo tecnico con tutti gli stakeholder per capire quali possano essere azioni di autoregolamentazione efficaci di contrasto alla disinformazione nei vecchi come nei nuovi media. Il nostro obiettivo di breve periodo è quello di sviluppare una serie di gruppi tematici, già individuati, e a breve presenteremo un primo rapporto con tutte le attività che abbiamo svolto fino ad ora. IN questo ambito, come autorità, insistiamo sulla richiesta di poter accedere in via indipendente – mantenendo una certa riservatezza – ai dati e alla diretta visione del funzionamento della profilazione algoritmica dei social network. In tal senso non ci basta ricevere le autonome valutazioni degli operatori, vorremmo farne delle nostre indipendenti, grazie a studi indipendenti. Ci interessa che queste attività siano condivise e che le grandi piattaforme e i social agiscano in modo cooperativo con le Autorità. Fino ad oggi Google e Facebook hanno dimostrato una seria volontà di cooperare ai lavori del tavolo.

Come sono progettati i vari tavoli?

Questi tavoli hanno ognuno un focus diverso: uno si concentra sulla questione dei dati, ovvero sulle strategie di analisi degli stessi. Un altro si concentra sulla trasparenza per l’utente finale. Si parlerà, inoltre, anche dei contenuti delle strategie di disinformazione e non solo delle singole fake news, interrogandosi su questioni come quella della trasparenza sui “fact checker”. Per quanto riguardo contatti anonimi e Bot, vogliamo analizzare questo tema complesso e cercare di capire cosa – o chi – c’è dietro sia a livello di propaganda commerciale e politica che a livello finanziario e pubblicitario. Abbiamo poi ideato altri tipi di focus, due dei più importanti sono certamente quello sulle strategie di disinformazione che riguardano i brand le industrie italiane – specialmente nel settore alimentare -, e quello sul tema sanità.

Quale messaggio vuole mandare Agcom con queste iniziative?

Il messaggio è molto semplice: siamo partiti per primi in Europa, anche prima del Codice di autoregolamentazione europeo, e abbiamo beneficiato della collaborazione di tutti gli stakeholders e delle grandi piattaforme. Tra queste Google e Facebook hanno dato un importante contributo e sono presenti con un team molto qualificato, radicato sul territorio italiano. Adesso bisogna fare un salto di qualità. Vogliamo finire quanto iniziato dandoci degli obiettivi di breve e lungo periodo. Un punto fondamentale, tuttavia, riguarda la possibilità di accedere, in modo indipendente e riservato, ai dati interni delle aziende web, pur nell’ambito di accordi di auto e co-regolazione. Se ciò non accadrà, vorrà dire che l’efficacia dell’autoregolazione sarà fortemente limitata, vista l’impossibilità di controllo e verifica da parte di soggetti indipendenti e terzi.

Come si comporterà l’Autorità in caso di fallimenti dell’autoregolazione?

Se non dovessimo riuscire attraverso l’autoregolamentazione a dare efficacia al nostro progetto, non potremo che segnalare questi limiti a Governo e Parlamento affinché introducano opportune riforme legislative. Siamo tutti convinti che la promozione del pluralismo on-line non debba in alcun modo sfociare in forme dirette o indirette di contenuti, anche a tutela della libertà d’espressione di tutti. Altra cosa è dotare soggetti indipendenti di poteri di inspection per svolgere analisi e ricerche in tempo reali. Le tre lettere rappresentano, in questo senso, un’ultima chiamata a Facebook, Google e Twitter.

Siete preoccupati per possibile interferenze nelle prossime elezioni europee?

Ci riferiamo alle elezioni europee solo perché sono il prossimo grande appuntamento, ma abbiamo già lavorato sulle elezioni nazionali. Inoltre, il tema della disinformazione e dell’hate speech on line non si limita al periodo elettorale, ma si fonda su strategie pervasive che agiscono su periodi più lunghi.

Crede che le leggi attuali siano sufficienti per arginare questo tipo di problematiche?

Personalmente credo che nel lungo periodo occorra ottenere un intervento del legislatore, che aiuti ad eserciti un potere coercitivo e una capacità sanzionatoria ma solo sull’accesso ai dati .

Che ostacoli avete incontrato nel percorso verso questo cambiamento?

Abbiamo mandato la richiesta di partecipazione ai tavoli a tanti soggetti, tra cui Facebook, Google e Twitter. Il fatto che alcuni di questi, come Twitter, non dispongano di una sede italiana è davvero un problema per l’individuazione delle fake news e il controllo della disinformazione. Noi siamo dell’idea che per svolgere queste attività di controlli sulla strategia delle informazioni ci voglia del personale italiano che possa agire in tempi molto veloci. Se questo richiede prima un intervento del legislatore nazionale o europeo, non è importante, perché altrimenti si potrebbe generare un paradosso di inerzia, nel quale entrambe richiedono che cominci l’altro, con il risultato che nessuno prende mai l’iniziativa. Quindi qualora alcuni Ott come Twitter non dovessero rispondere e partecipare, porteremo in Parlamento la necessità di una legge vera e propria nelle questioni dove il codice di autoregolamentazione europeo risulta abbastanza coercitivo.

Gli Ott stanno facendo abbastanza per arginare disinformazione e interferenze online?

Alcuni di essi, come Google e Facebook, stanno da tempo conducendo un’apprezzabile attività base di controllo sulle segnalazioni e di attuazione delle proprie politiche di trasparenza. Questi strumenti tuttavia possono non essere sufficienti e, per tale ragione, noi proporremo una serie di iniziative addizionali che verranno fuori dai gruppi di lavoro. Tutte queste misure andrebbero comunque testate, e sarebbe interessante fare dei tentativi sperimentali e verificabili anche solo con una minima parte dell’utenza.

Servono regole nuove per la circolazione delle news in rete?

Come dicevo, sicuramente servono poteri che permettano l’ispezione di dati e algoritmi, al fine di accedere ai dati e capire gli effetti sia di certe strategie di informazione, sia di misure di autoregolamentazione. Sulle news ci sono vari strumenti che si potrebbero adattare alla gestione social: uno è quello – già esistente- di controllo delle fonti, che evidenzia da dove viene quella notizia. Questo permetterebbe agli utenti di separare quanto appreso dai giornali e quanto da blog di privati. Altro tema molto complicato è quello della relazione tra account falsi e account anonimi, temi simili ma di fatto del tutto distinti. Sarebbe importante effettuare delle ricerche applicate per comprendere come questi due strumenti vengono utilizzati a livello strategico e politico.


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