“Unsafe”, pericoloso e aggressivo. Così è stato definito dagli ufficiali statunitensi della US Pacific Fleet il comportamento di una nave militare cinese nelle acque del Mar Cinese meridionale, a danno del cacciatorpediniere Uss Decatur, costretto a manovre di emergenza visto l’avvicinamento, entro i 40 metri, di un’unità navale cinese. Sulla scia delle frizioni politiche e commerciali, tra Pechino e Washington la tensione rischia di espandersi alla sfera militare.
GLI INTERESSI IN GIOCO
L’oggetto della contesa è storico, e cioè la navigazione in un bacino tra i più rilevanti al mondo per questioni geopolitiche ed economiche (è attraversato da traffici commerciali cospicui e ricco di materie prime). Da tempo la Cina rivendica la propria sovranità su queste acque, in particolare su quelle dell’arcipelago delle Spratly, conteso da molti degli altri Paesi rivieraschi (Vietnam, Filippine, Malesia, Taiwan e Brunei). Da altrettanto tempo Pechino ha predisposto una vera e propria militarizzazione del Mare in questione, compresa l’edificazione di isole artificiali (da secche e reef) trasformate in veri e propri avamposti di guerra. Gli Stati Uniti, oltre a rispondere alle logiche di competizione globale con la Cina (descritta in tutti i documenti strategici dell’attuale amministrazione americana), premono per difendere gli interessi di alcuni alleati storici, e lo fanno promuovendo la libertà di navigazione e dispiegando ingenti unità militari.
COSA È SUCCESSO
L’ultimo capitolo di questa competizione è andato in scena domenica scorsa. Come raccontato dettagliatamente da Emanuele Rossi su queste colonne (qui l’approfondimento dedicato agli innumerevoli episodi di divergenza e frizione degli ultimi tempi, sanzioni e controsanzioni comprese) gli Stati Uniti hanno recentemente autorizzato il passaggio della Uss Decatur entro le dodici miglia nautiche delle isole Spratly, distanza che segna “la continuità territoriale di quelle strisce di terra di cui la Cina rivendica il controllo”. Non si è fatta attendere la risposta di Pechino. Un cacciatorpediniere cinese di classe Luyang, riporta il portavoce della flotta Usa del Pacifico Charles Brown, “ha avvicinato la Uss Decatur con una manovra pericolosa e non professionale dei pressi del Gaven Reef”. L’unità navale di Pechino si è “avvicinata entro le 45 yard”, pari a poco più di 40 metri, costringendo la Decatur a “manovrare per evitare la collisione”.
LE DICHIARAZIONI
Ad ogni modo, precisa Brown, “le nostre forze continueranno a volare, navigare e operare ovunque lo consenta il diritto internazionale”. La manovra cinese “è stata molto pericolosa; i capitani diventano molto nervosi quando imbarcazioni si avvicinano oltre le mille yard”, ha spiegato alla Cnn Carl Schuster, già capitano della US Navy. Da parte sua, il ministero della Difesa cinese ha già manifestato l’opposizione all’ingresso di navi da guerra americani “intorno a isole e reef cinesi”, confermando che un cacciatorpediniere è stato immediatamente dispiegato per identificare l’unità Usa e costringerla a cambiare direzione. A ciò si sono aggiunte le parole della portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, che ha risposto alle accuse della flotta americana sottolineando che “il 30 settembre, senza il permesso del governo cinese, il cacciatorpediniere Uss Decatur è entrato nelle acque delle isole Nansha”, nome cinese delle Spratly. Dunque, la marina militare cinese avrebbe agito “per allontanare” la nave da guerra americana, invitando altresì Washington a “correggere immediatamente i suoi errori e di fermare queste azioni provocatorie”.
LE DINAMICHE POLITICHE
La tensione è alta, e lo dimostrano anche le parole dei leader americani. Nel recente discorso di fronte all’Assemblea generale della Nazioni Uniti, il presidente Donald Trump ha accusato la Cina di tentare interferenze nelle prossime elezioni di mid term a danno dei repubblicani. “Non vogliono che vinciamo perché sono il primo presidente che sfida Pechino sul commercio”, ha detto il tycoon. “Come si può negoziare con qualcuno che ti punta il coltello alla gola”, ha risposto il vice negoziatore cinese Wang Shouwen. E poi, via a una serie di cancellazioni di visite reciproche. In particolare, riporta la Cnn, il numero uno del Pentagono James Mattis avrebbe eliminato dalla propria agenda il viaggio a Pechino previsto per questo mese. Il governo cinese avrebbe invece negato, dopo la disponibilità iniziale, l’invito nel porto di Hong Kong alla Uss Waspy, unità d’assalto anfibio della Marina statunitense. Con l’incidente nelle Spratly il rischio è che tutto questo sia portato a un livello successivo di tensione, capace di generare un’escalation difficilmente prevedibile.