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4 novembre di nuovo festa, ma senza revisionismi

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I 100 anni dalla vittoria nella Prima guerra mondiale, le rievocazioni e i commenti stanno rilanciando quel sentimento di unità nazionale che nel 1918 dette l’idea di una sola Italia e che ha subìto diversi scossoni negli ultimi decenni. Da una quarantina d’anni il 4 novembre non è più giorno festivo, vittima di riduzioni per motivi economici, e si è spesso discusso se fosse giusto eliminare proprio quel giorno. Il tema sta tornando di attualità con la proposta di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che ha chiesto il ripristino della festività nel giorno della vittoria nella Prima guerra mondiale e che è anche festa dell’unità nazionale e delle Forze armate. La Meloni, però, ha aggiunto che se ci fossero problemi di produttività si potrebbe declassare le date del 25 aprile, festa della Liberazione, e del 2 giugno, festa della Repubblica. Unità nazionale sì, ma le conseguenze della Seconda guerra mondiale non si possono “festeggiare”.

Sembra un tentativo di rimarcare il sovranismo di questi tempi tanto che Fratelli d’Italia intende celebrare il 4 novembre con lo slogan “Non passi lo straniero” utilizzando in chiave di politica europea un concetto che un secolo fa aveva ben altro significato. In senso ancora più ideologico, anche se il 25 aprile è sempre stata considerata la festa dei vincitori sui vinti, si conferma quello che diversi esponenti della destra che viene dal Msi e alcuni intellettuali d’area sostengono da tempo e cioè che l’Italia non venne liberata, bensì “invasa” dagli alleati. Che poi si voglia derubricare nuovamente a giorno feriale quel 2 giugno tornato festivo grazie a Carlo Azeglio Ciampi è il discutibile segnale che questa Repubblica non piace affatto. Forse una destra moderna dovrebbe battersi perché il 4 novembre torni a essere giorno festivo per tanti motivi e nello stesso tempo dovrebbe definitivamente accettare la Storia, per di più a 80 anni dalle leggi razziali.

In tema di 4 novembre, un altro elemento di polemica ha riguardato il filmato istituzionale sul ruolo delle Forze armate. Com’è noto, il bello spot realizzato l’anno scorso fu fermato dall’allora ministro della Difesa, Roberta Pinotti, perché troppo “operativo” e oggi, rilanciato dal ministro Elisabetta Trenta, bocciato dalla presidenza del Consiglio per lo stesso motivo. Lo spot ufficiale sarà in linea con il manifesto celebrativo: persone in difficoltà, bambini, anziani aiutati e protetti da personale in divisa. Detto che i militari sono sempre intervenuti in caso di calamità naturali con uomini e mezzi, eliminare ogni scena di combattimento è offensivo per tutto il comparto e in particolare per gli oltre 13.700 uomini e donne in missione in Italia e all’estero per la nostra sicurezza. Inevitabilmente, lo spot bocciato è stato diffuso sul web e continua a registrare decine di migliaia di visualizzazioni, meno dei milioni di telespettatori che non lo vedranno, ma comunque virale in quella rete terreno di conquista dei grillini. “Comprimere” sul piano degli investimenti e culturale un pezzo dello Stato così importante in questa epoca è un errore strategico. Palazzo Chigi pensi alla parata del 2 giugno: lì i cittadini vanno ad applaudire i militari, non i vigili urbani.



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