Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Due anni senza Fidel. Cuba con una nuova Costituzione e l’ombra (perenne) sui diritti umani

La notte del 25 novembre del 2016 l’isola di Cuba è rimasta in silenzio. Il presidente Raúl Castro era apparso in televisione con l’uniforme militare per annunciare che il fratello, Fidel Castro, si era spento per sempre. “Oggi 25 novembre alle 22:29 – disse – è morto il Comandante in capo  della Rivoluzione cubana Fidel Castro”.

Le voci sulla morte di Fidel erano state così tante, tante volte, per tanti anni, che non era stata una sorpresa ma la conferma di un’assenza – quasi totale – da 10 anni, quando nel 2006 il più famoso dei Castro si ritirò dalla presidenza per motivi di salute.

La scomparsa del leader della rivoluzione cubana sembrava la fine di un’epoca, ma in realtà è poco quello che sostanzialmente è cambiato nella quotidianità dei cubani.

È vero che la famiglia Castro, rimasta al potere, ha avviato negli ultimi anni una serie di riforme economiche che hanno contribuito ad un’apparente apertura agli investimenti privati nel sistema socialista. Con il sostegno dell’amministrazione dell’ ex presidente americano Barack Obama. Tuttavia, lo Stato cubano è rimasto dominante. Non ci sono state riforme invece sul piano politico, l’egemonia del Partito Comunista di Cuba è rimasta intatta.

Recentemente però il processo costituente ha mosso le acque dello scenario politico cubano. Almeno in superficie. A due anni della morte di Fidel, il governo cubano ha avviato una riforma costituente per modificare il testo del 1976 ed includere l’inclusione del matrimonio omosessuale e l’apertura alle imprese private. È previsto anche il limite di periodi presidenziale a cinque anni per due volte e la creazione della figura del primo ministro.

È questa la linea politica di Miguel Díaz-Canel, il primo presidente cubano, dal 1956, che non appartiene alla famiglia Castro.

Sebbene il primo anno senza Castro sia stato segnato da una recessione economica dello 0,9% (la prima marcia indietro in 20 anni, provocata anche dalla crisi del Venezuela, principale alleato economico dell’isola), durante il primo anno di governo di Díaz-Canel i numeri sono tornati in positivo con una crescita del 1,6%. Lo sviluppo del settore turistico e alberghiero sono stati fondamentali per questa ripresa. Il governo ha calcolato che per sostenere la crescita economica di Cuba c’è bisogno di circa 2,5 miliardi di dollari all’anno. E la strategia è conquistare all’estero chi può investire.

L’opposizione cubana critica che sia stato trascurato l’aspetto politico nella nuova Costituzione (che dovrebbe essere approvata il 24 febbraio del 2019) e non siano previste riforme sul sistema del partito unico.

Per la blogger cubana Yoani Sánchez, nulla sta cambiando sull’isola, è una nuova Costituzione con vecchi dogmi. “A porte chiuse, senza giornalisti né osservatori, si prepara in questi giorni la bozza della nuova Costituzione della Repubblica di Cuba – ha scritto Sánchez per il sito tedesco Deutsche Welle -. Il testo, uscito da un gruppo di 33 persone, si porterà ad una discussione dove probabilmente toglieranno e aggiungeranno qualche parola e tante virgole. Dopo, si presenterà ad un referendum dove per la prima volta in decade ci sarà una scheda con l’opzione ‘no’”.

Secondo Louise Tillotson, ricercatrice su Cuba per Amnesty International, a prima vista sembrerebbe che la riforma costituzionale cubana fortifichi alcuni diritti umani, ma leggendo tra le righe si scopre come in realtà questi diritti siano limitati alla legislazione del Paese socialista. Dall’articolo 17 che condiziona i trattati internazionali e li sottopone alla normativa nazionale fino alla difesa legale (per accusati di ribellione) con avvocati che lavorano per lo Stato cubano. Restano la censura di internet e della libertà di espressione, manifestazione, riunione ed espressione artistica. Insomma, tanti cambiamenti (superficiali) per lasciare uguali le basi sulle quali si regge il regime cubano (senza i Castro).

×

Iscriviti alla newsletter