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Danièle Nouy promuove (d’improvviso) il sistema bancario italiano

npl, Nouy

Ci sarebbe da non credere ai nostri occhi a leggere che “In Europa, abbiamo bisogno di tutti i tipi di banca, grande, media, piccola, universale, specializzata, quotata e non, pubblica o privata”. È quanto afferma, in una recente intervista rilasciata al Sole 24 Ore, il presidente del Consiglio di Vigilanza del Meccanismo di Vigilanza Unico (o Ssm), Danièle Nouy, il cui mandato terminerà a fine dicembre quando inizierà quello dell’italiano Andrea Enria già designato dal Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea a inizio novembre.

È sorprendente leggere queste parole pronunciate da chi, nel corso di questi cinque anni, ha condotto una precisa campagna che, senza difficoltà, abbiamo più volte definito ideologica, alla ricerca di una inutile quanto dannosa – per l’economia prima ancora che per gli istituti di credito – omologazione del sistema bancario. La frase pronunciata oggi non è isolata e questo ci fa sperare per un cambio di rotta più generale. Nella stessa intervista, infatti, l’apertura e l’apprezzamento ad un’idea di sistema bancario che fa della diversità delle forme proprietarie un punto di forza e non un’eccezione da correggere, è ribadita più volte e con particolare riferimento proprio al nostro Paese. E così, Nouy afferma che “come accade in altri Paesi, in Italia avete una vasta varietà di banche diverse: è un mercato interessante, il vostro. E, dunque, la situazione cambia molto di banca in banca.”

Ma c’è di più. Sempre secondo il numero uno della Vigilanza Europea le banche hanno lavorato bene nella riduzione degli crediti deteriorati. Gli Npl, infatti, dai mille miliardi che erano all’inizio dell’attività del Ssm si sono ridotti ai 650 di oggi. Una riduzione che non solo non è stata ostacolata ma, al contrario, è stata favorita dalle banche italiane le quali, senza distinzione di assetti proprietari, “hanno fatto un buon lavoro”. Le differenze non rappresentano più un problema e non sono un’anomalia italiana tanto da poter essere rivendicate, come oggi fa, Danièle Nouy: “Ci sono grandi differenze da Paese a Paese. Abbiamo 3mila banche meno significative in Europa (quelle di minore dimensioni vigilate direttamente dalle autorità di supervisione nazionali): la metà sono in Germania, un quarto, il 25 per cento in Italia e Austria”. Risultati positivi che servono al Supervisory Board della Vigilanza anche a rivendicare di aver espletato il “compito, rendendo il sistema bancario europeo più sicuro e più solido” e soprattutto  “in grado di servire meglio famiglie e imprese europee e finanziare l’economia”.

L’andamento dell’economia reale, dunque, arriva ad occupare, forse un po’ tardi e ancora un po’ troppo debolmente, un posto tra gli aspetti da tener presente nell’azione del massimo organo di vigilanza bancaria europea. La biodiversità dei soggetti creditizi è un elemento da valorizzare e non ridurre a vantaggio dei grandi gruppi finanziari sempre più voraci ma sempre meno attrattivi per i risparmiatori. La possibilità delle banche di concedere credito alle famiglie e alle imprese, soprattutto alle Pmi, va sostenuta se si vuole far ripartire l’economia dell’Europa. Lo abbiamo sempre sostenuto in questi anni senza soluzione di continuità. Inizia a sostenerlo, oggi, anche chi, al contrario, ha lavorato contro. Una nuova sensibilità che va nella corretta direzione e che è confermata anche da recenti sentenze e provvedimenti governativi che provano a porre rimedio ai danni prodotti, nel recente passato, nei confronti dell’economia reale.


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