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Di Maio e i Tre Moschettieri (che sono quattro)

5 Stelle, stelle reddito, Pd

Mettiamo in fila alcuni fatti di queste ultime ore (o giorni). C’è il Fatto Quotidiano che oggi dedica maliziose attenzioni a Davide Casaleggio (che nel pomeriggio smentisce) in materia di Blockchain, adombrando un certo qual conflitto d’interesse visti i nuovi provvedimenti del governo (con stanziamento di 45 milioni).

Poi c’è Beppe Grillo che (sempre sul giornale diretto da Marco Travaglio) attacca a muso duro quella specie di ritorno di fiamma della borghesia nazionale che è stata la manifestazione pro-Tav di Torino, evento che ha raccolto il pieno sostegno della Lega sia a livello locale che nazionale. E infine c’è Alessandro Di Battista che, pur essendo ancora nell’altro continente, parla e scrive su tutto con rinnovata energia, agendo come un protagonista a tutti gli effetti della scena politica e non più come una “riserva” del Movimento.

Quindi, se decidiamo di usare il vecchio adagio della cronaca giudiziaria, dobbiamo concludere che siamo di fronte a una strategia voluta e ben precisa, poiché un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre indizi sono una prova. La strategia del “tridente” è molto semplice, perché ha un obiettivo e una vittima. Il progetto è salvare la “purezza” del Movimento dalle orrende compromissioni determinate da quel mestieraccio abominevole che si chiama governare, aggravato per giunta dalle presenza del repellente Salvini nella maggioranza (e per giunta in posizione ormai dominante).

La vittima è Luigi Di Maio (sostenuto da Casaleggio), capo indiscusso dell’ala “governista” del Movimento e quindi bersaglio da colpire senza indugio, soprattutto mettendo sotto pressione l’alleato un giorno sì e l’altro pure. La strategia è perfetta per Travaglio, che non vede l’ora di riportare all’opposizione il suo giornale (mestiere che gli riesce con efficacia assoluta, allo stato non imitabile da nessun’altra testata o direttore), è perfetta per Grillo, che stenta a trovare una collocazione nell’attuale quadro politico (al punto che gli tocca quasi sempre parlare d’altro) ed è perfetta per Di Battista, pronto al grande ritorno tra due ali di folla plaudente.

Basterà il reddito di cittadinanza a Di Maio per opporsi a questa poderosa armata? Difficile sostenerlo, anche perché i quattrini davvero a disposizione non sono poi così tanti e, per giunta, alla Camera c’è anche un presidente molto più in sintonia con i Tre Moschettieri (che non a caso erano quattro) che con il vice presidente del Consiglio, nonché ministro dello Sviluppo Economico, nonché ministro del Welfare.


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