Il 2 giugno di 73 anni fa le donne italiane votarono per la prima volta. In realtà il suffragio universale venne sancito con un decreto legislativo già nel gennaio 1945. Nel decreto non era tuttavia prevista l’eleggibilità delle donne, ma in attesa del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 si era insediata la Consulta, il primo organismo politico nazionale in cui entrarono 13 donne designate direttamente dai partiti, alle quali fu affidato il compito di elaborare una legge elettorale per l’Assemblea costituente. Solo 5 su 75 fecero poi parte della Commissione che fisicamente redasse la nostra Carta. In totale furono 21 le parlamentari elette.
Durante i 73 anni che ci separano da allora, solo tre donne hanno ricoperto l’incarico di terza autorità dello Stato: Leonilde Iotti, Irene Pivetti e Laura Boldrini. E finalmente, per la prima volta, dopo 18 legislature, una donna è diventata presidente del Senato: Maria Elisabetta Alberti Casellati.
In Italia i simboli della Repubblica non sono “vissuti” come in Francia. Del resto lo Stellone non può essere certamente identificato in una donna come la “Marianna” in Francia. Ogni anno la Repubblica francese sceglie una nuova Marianna e non è certo un caso che l’ultima effigiata sia stata ispirata da una Femen ucraina (le femministe autonomiste nate nel 2008 che contraddistinguono la loro lotta scoprendo i seni).
Un grande fotografo, Riccardo Bagnoli, ha deciso non solo di omaggiare le donne, ma di riconoscere il loro enorme quotidiano coraggio, ritraendo 73 donne italiane, tante quante gli anni della Repubblica. Queste 73 italiane, di diverse etnie, che Bagnoli ha voluto fortissimamente ritrarre rappresentano un risarcimento ai dolori, alle umiliazioni, alle morti, alle discriminazioni che molte donne, ancora oggi, si trovano a subire. Anche per questo è necessario “raccontare” le donne trionfanti, ed evidenziarlo, finalmente, questo trionfo. Fino ad oggi in Italia non abbiamo nemmeno avuto il diritto a una vera e propria First lady e Bagnoli invece ci propone donne così tanto protagoniste da disvelarsi anche attraverso un atto fisico, fermato dalla fotografia. Un gesto rivoluzionario, come rivoluzionarie sono e sono state e saranno queste 73 Marianne.
In occasione della seconda edizione dei Dialoghi a Spoleto, far sedere allo stesso tavolo la comandante delle forze curde Nessrin Abdalla e il ministro della Difesa della Bosnia Erzegovina Marina Pendes, ha rappresentato una vittoria dell’arte di mettere insieme donne di buona volontà.
Possiamo affermare che i “Dialoghi” rappresentano uno strumento innovativo per raccontare che, anche se la società futura, quella che ci aspetta e che sarà con una grande impronta femminile sembra stentare ad affermarsi, invece il cambiamento in meglio è ormai inarrestabile. Perché le donne, permettetemi di citare fra gli analisti, i saggi e gli storici, Piero Melograni con La modernità e i suoi nemici, “in complesso, si sono aperte al mondo nuovo molto più degli uomini”.