La guerra costa, la pace conviene. All’Italia gialloverde poi, scendere in battaglia contro l’Europa conviene ancora meno. Questione di forze e di potenza, pistole contro cannoni. Si rischia la Waterloo italiana. Chi conosce bene l’economia lo sa bene che se i pesi in campo sono diversi, per vincere serve un gran condottiero circondato da esperti luogotenenti e non è detto che l’Italia. Dunque, quando Giampaolo Galli, economista con un passato ai vertici di Confindustria e in forza all’Osservatorio dei conti pubblici accanto a Carlo Cottarelli dice che l’Italia non può ingaggiare un combattimento corpo a corpo con l’Europa perché ne uscirebbe con le ossa rotte, qualcosa di vero c’è.
Galli, perché l’Italia non può spuntarla con Bruxelles?
Perché nessun Paese può andare contro 18 Stati dell’Eurozona e 27 dell’intera Unione. Sarebbe una follia, pura e semplice. E le spiego subito perché. Se lo scontro si acuisse e sull’Italia si scatenasse la speculazione, gli altri Paesi per mettersi al riparo si coalizzerebbero contro il nostro Paese. Inizierebbe la Germania e poi tutte le altre economie la seguirebbero a ruota facendo fronte comune contro l’Italia. E sa perché?
No…
Perché è nella natura umana andare con il più forte. Quando nel 1993 il sistema della Sme (il sistema monetario europeo) entrò in crisi con la Germania, tutti si schierarono con essa, perché era la più forte. E la stessa cosa accadrebbe oggi. Se Berlino ci fa la guerra, ce la fanno tutti.
Le ribalto la questione: e se l’Italia esce dall’euro, chi la segue?
Nessuno. Perché nessun Paese vuole una crisi finanziaria a dieci anni dall’inizio di quella precedente. Noi stiamo rischiando una crisi finanziaria e gli altri Paesi ci dicono che è un problema nostro e che ce la dobbiamo tenere noi. Quindi se abbandoniamo l’euro, ma mi creda la vedo difficile, rimarremmo soli.
Conte e Tria ieri hanno dato l’impressione di voler aprire al dialogo con l’Europa. Ha avuto la stessa sensazione?
Mettiamola in questi termini. Credo che sia il premier sia il ministro dell’Economia si stiano rendendo conto che vincere la guerra è impossibile. In cuor mio voglio continuare a sperare che sia rimasto un pizzico di buon senso in chi ci governa. Si tratta di una speranza ma vorrei convincermene più che altro.
Intanto però a forza di belle speranze l’Europa ci ha aperto una procedura di infrazione…per la prima volta…
Vero. Però mi sono letto bene la tabella di marcia, che è lunga. Ci saranno tutta una serie di nuove raccomandazioni sulla sostenibilità del nostro debito, che non arriveranno prima del nuovo anno. Poi a gennaio, credo entro il 22, il Consiglio Ue ci dovrà dire quanto tempo abbiamo per adeguarci ai parametri europei. Se non ci adegueremo allora sì che scatteranno le sanzioni con l’obbligo di un deposito a garanzia degli impegni. Ma prima di tutto questo ricordiamoci che la procedura va votata da tutti gli Stati membri dell’Eurozona.
Non ha il timore che i mercati possano essere un tantino più veloci?
Certo è possibile. L’Italia potrebbe non arrivare viva, diciamo così, a quell’appuntamento. C’è un dato che mi ha colpito nei giorni scorsi. E cioè che secondo i calcoli dell’Upb (l’Ufficio parlamentare di bilancio, ndr) uno shock da 200 punti base dunque in area 300 punti comporterebbe un impatto doppio sugli interessi da pagare. Quindi per il 2019 la spesa per interessi aumenterebbe di circa 9 miliardi, quasi un reddito di cittadinanza, per superare i 13 miliardi nel 2020. Questo mi porta a una prima conclusione.
Ovvero?
Che stiamo diventando un Paese vulnerabile, non mi viene una definizione migliore di questa. Sa qual è il vero problema? Che con lo spread che rimane alto ci stiamo indebolendo esponendoci ai rischi globali. Se per esempio ci fosse uno shock da qualche parte nel mondo, noi saremmo i primi a essere esposti. O molto più semplicemente una crisi di governo, ci metterebbe nei guai, ma guai seri.
Se le dico debito pubblico?
Le rispondo che è ancora sostenibile Ma per quanto? Sa cosa mi preoccupa davvero? Che questo è un Paese di spreconi e nella manovra non c’è traccia alcuna di spending review. Niente. Sono anni che si dice di farla e qui non se ne vede l’ombra. L’attuale governo diceva che avrebbe fatto fuoco e fiamme e invece…assolutamente niente. Per forza che si fa deficit! Mi sembra tutto così assurdo.
Un modo per uscirne ci deve essere però…
Sì, un modo ci sarebbe per uscire dalla logica dello scontro fine a se stesso. Ecco, diciamo che voglio dare un consiglio a Salvini. Vuole cambiare l’Europa? Faccia come in Grecia, come Tsipras nel 2015 (Alexis, attuale premier, ndr). Indica un referendum consultivo sull’Ue e la sua politica per accertarsi di avere il consenso interno e poi fare una svolta a U e attuare le politiche che vengono chieste dall’Europa.