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Vi spiego il corto circuito del governo sul Global Compact. Parla De Luca

Sul Global Compact “facciamo come la Svizzera”. Così il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha annunciato ieri alla Camera che il governo non avrebbe partecipato al summit internazionale di Marrakech sulle migrazioni. “Siamo in campagna elettorale (per le elezioni europee ndr), ovviamente Salvini già da tempo giganteggia su varie prese di posizione e il suo ‘sconfinamento’ in questo campo dimostra ancora una volta la chiave politica del governo”, risponde, in una conversazione con Formiche.net, Valerio De Luca, fondatore e direttore esecutivo del Global Sustainability Forum.

L’obiettivo dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte è quello di parlamentarizzare il dibattito sulla sottoscrizione del documento Onu (proprio come ha fatto la Svizzera a riguardo) che stabilisce le linee guida per la gestione dell’immigrazione e l’accoglienza dei richiedenti asilo. Una decisione imprevista che ha sollevato due fronti contrapposti alla questione: da una parte la squadra compatta della Lega, apertamente in opposizione con la firma dell’accordo. Dall’altra il M5s, che con le dichiarazioni del presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia, non si è mostrato convinto di questo cambiamento di rotta. D’altra parte, nella serata di ieri al Parlamento europeo Lega e M5s hanno votato in maniera del tutto opposta sulla questione: il primo con voto contrario e il secondo a favore della firma del documento Onu.

Il governo rischia di spaccarsi sul Global Compact?

Non proprio. Più che altro questo mostra la compattezza della Lega nell’andare avanti su certi punti. Mentre evidenzia allo stesso tempo le divisioni interne al M5s, che per ragioni politiche nazionali si è adeguato alla Lega. E poi c’è anche la figura di Roberto Fico, che è un po’ l’anima di sinistra del Movimento e traina i voti verso una certa direzione. Dunque le ragioni stesse per cui la Lega continua a crescere nei sondaggi mentre il M5s o arretra o si ferma su certe posizioni mostrano la chiave politica della situazione attuale.

Enzo Moavero Milanesi inoltre, in precedenza, si era espresso a favore del Global Compact. Quella di Salvini possiamo definirla un po’ “un’invasione di campo”?

Siamo in campagna elettorale (per le elezioni europee ndr) e ovviamente Salvini già da tempo giganteggia su varie prese di posizione. Se il cavallo di battaglia del M5s è il reddito di cittadinanza, la Lega non si sposta sulla sua direttiva sull’immigrazione e sul suo contenimento. Dunque il suo “sconfinamento” in questo campo dimostra ancora una volta che ci sono queste due ancore sicure. In ogni caso sia Moavero che lo stesso Tria possono pure avanzare delle proposte, ma ora come ora è la chiave politica che vince. Oltretutto non dimentichiamo che Moavero resta espressione del Quirinale ed è indubbio che la contrapposizione ancora esista. Tutto comunque è fatto al fine della campagna elettorale per le europee.

Chi ne uscirà indebolito?

Ne esce senza dubbio indebolito il M5s e rafforzata la Lega. Ricordiamo che anche i Paesi di Visegrad hanno votato contro la firma del Global Compact: questo è un altro elemento importante che fa prevedere le alleanze per la prossima Commissione. Se si va a consolidare quel gruppo sarà interessante capire che ruolo giocherà l’Italia in questo senso.

A livello internazionale cosa comporterebbe la nostra assenza al summit di Marrakech?

È un’assenza voluta e la leggo sempre in coerenza con una decisione di non entrare a far parte di un certo tipo di accordi. Un’assenza che vale come come un silenzio assordante, che conterà. Mancano davvero pochi mesi alle elezioni europee probabilmente questo vuole essere un segnale chiaro. Quindi, mentre altre volte non siamo proprio stati invitati (penso al vertice tra Merkel e Macron), posso immaginare che questa volta l’assenza sia dovuta da una scelta politica chiara. Dobbiamo ricordare che questo è un governo politico e i tecnici come Moavero e Tria non hanno il peso politico necessario per sostenere queste posizioni.

Secondo lei nella prossima discussione parlamentare sul tema dove penderà l’ago della bilancia?

Assolutamente verso la Lega. Da un lato abbiamo la capacità politica di fare le cose e mantenere dritta la barra. La Lega è compatta all’interno: se litigano non lo fanno vedere e comunque c’è una chiara leadership all’intero. Dall’altro lato c’è una spaccatura nel Parlamento europeo e indebolimento anche dovuto alla vicenda del padre di Di Maio e dalle correnti interne (primo tra tutti Fico). Tutto questo agli occhi dell’opinione pubblica conta. La Lega continuerà in qualche modo a crescere fino ad arrivare alle elezioni di maggio. E l’anno successivo, secondo me, se le cose continueranno ad andare in questo senso si potrebbe anche andare ad elezioni, come, tra l’altro, qualcuno già dice.

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