Proprio mentre l’iniziativa dell’Egitto e del Qatar per un accordo comprensivo di tregua tra Israele e Hamas stava per definirsi, è ripreso il conflitto armato. Hamas accusa Israele di aver attaccato per primo, con un’operazione segreta nel territorio di Gaza. Israele risponde al lancio di razzi con una serie di attacchi aerei. Tra domenica 11 e lunedì 12 un’unità scelta dell’esercito israeliano è entrata a Gaza per un’operazione segreta, ma è stata coinvolta in uno scontro a fuoco con militanti delle Brigate Izz a-Din al-Qassam. La stampa israeliana riporta che nello scontro è morto il tenente colonnello M., la cui identità rimane segreta. Ancora non è chiaro quale fosse il contesto dell’operazione: le unità scelte che operano in segretezza hanno mandati altamente sensibili, solitamente finalizzati alla raccolta di intelligence sensibile o all’attacco di obiettivi militari non raggiungibili con altre operazioni militari.
Il sito di Hamas riporta che nello scontro sono morti il comandante Nur a-Din Muhammad Baraka e il militante Muhammad Majid Al-Qara. Il comunicato di Hamas riporta anche che nello scontro con i soldati israeliani sono stati coinvolti altri militanti compreso il “martire Khaled Muhammad Qudeir delle Brigate Salah a-Din“. Hamas e Jihad Islamico hanno iniziato una nuova ondata di missili. In due giorni circa 400 razzi, 70 dei quali intercettati dalla batteria anti-missile “kipat barzel” (Iron Dome in inglese). Le aree colpite si estendono fino a Be’er Sheva e Ashqelon, la città più colpita. Ieri, un razzo ha colpito un autobus causando un ferito che rimane ancora in prognosi riservata (un soldato di 19 anni). Degli attacchi ad Ashqelon, un missile ha colpito un palazzo, causando un morto (un uomo palestinese di Hebron) e due feriti gravi (due donne di 60 e 40 anni, di cui una ancora in prognosi riservata). Circa 110 tra feriti lievi e colpiti da attacchi di panico.
Israele ha risposto con un’ampia campagna di attacchi aerei, finora più di 150, contro obiettivi di Hamas e Jihad Islamico. È stata colpita la rete televisiva di Hamas “Al-Aqsa”, 2 tunnel di Jihad Islamico a Rafah, 4 campi militari di Hamas a Rafah e Dir el-Balah, altri 4 campi militari di Jihad Islamico a Nuseirat, due postazioni di Hamas e Jihad Islamico a Jabaliya, due zone di produzione di armi a Rafah di Jihad Islamico e un altro tunnel di Hamas. Tra gli altri obiettivi, anche una centrale di intelligence e una centrale operativa di Hamas. Secondo il ministero della Salute di Gaza sono 4 i morti palestinesi e 9 i feriti in conseguenza agli attacchi israeliani, mentre Wafa News riporta 7 morti. Le zone più colpite sono Rafah (al confine sud con l’Egitto da dove arrivano le provvigioni di armi attraverso i tunnel con il Sinai) e la zona nord di Jabaliya e Bet Lahia (dove si concentrano le attività di Hamas, Johad Islamico e ora anche Prc), mentre nelle zone centrali della Striscia si concentrano i campi di addestramento e le aree di produzione di armi delle organizzazioni terroristiche. Jihad Islamico minaccia Israele, annunciando un aumento del lancio di missili anche verso la zona di Gush Dan nel centro di Israele. L’Idf (l’esercito israeliano) ha annunciato la chiusura delle scuole, il divieto di riunioni in aree aperte e di accordo con il ministero dell’Interno sono state annullate le giornate di voto per le elezioni municipali nell’area sud di Israele. Hamas ha aumentato la collaborazione con altri gruppi terroristici a Gaza, ed è considerato da Israele il responsabile dell’escalation. In particolare la risposta congiunta di Hamas e le Brigate Salah a-Din all’operazione militare israeliana indica un nuovo coordinamento tra elementi altrimenti ostili. Le Brigate Salah a-Din fanno parte delle “Popular Resistance Committee” (Prc), un’organizzazione terroristica che riunisce diversi gruppi, fondata nel 2000 da attivisti di Fatah e del Fronte Popolare. Il Prc è attivo nel nord della Striscia, dove opera in completo coordinamento con Hamas, e nel sud di Gaza, dove invece il gruppo era più autonomo e spesso in conflitto – dai comunicati di Hamas emerge uno sviluppo delle relazioni tra Hamas e Prc del sud di Gaza verso un’intesa più profonda.
Ieri notte si è riunito lo Stato Maggiore della Difesa che avrebbe raggiunto decisioni militari di cui discuterà il Gabinetto di Difesa oggi pomeriggio. Secondo la stampa israeliana l’interesse israeliano è riportare la calma al confine con Gaza, senza intraprendere operazioni militari verso Gaza. La popolazione di “otef Aza” (cioè l’area al confine con Gaza) e del nord di Gaza chiede invece una soluzione a una realtà insostenibile. L’intesa mediata da Egitto e Qatar non è ancora un miraggio, e gli scontri possono terminare con un’improvvisa dichiarazione di cessate il fuoco.
L’attuale escalation sembra però più di un tentativo di Hamas per ottenere più risultati nelle trattative o di un ordine iraniano (come nelle precedenti tensioni). Hamas deve mantenere il controllo sui gruppi che non vogliono alcun tipo di intesa, nemmeno indiretta, con Israele, tra cui Jihad Islamico e Prc, e dimostrare la prontezza e determinazione ad attaccare Israele è l’unico modo per dominare gruppi e fazioni tra loro ostili, il che mette in dubbio le capacità e la volontà di arrivare a una vera tregua.