Inceneriti dal giudizio economico dell’Europa, pietrificati dalla non solidarità mostrata dagli altri stati europei, immobilizzati dall’evocazione del “caso greco” applicabile all’Italia, quel che resta è la monnezza che, sotto l’orrore di uno sguardo proibito e dannato come quello di Medusa, dovrebbe a propria volta incenerirsi, pietrificarsi, immobilizzarsi pur senza inceneritori.
CENERE TEDESCA
Quello degli inceneritori, in Germania, è un non-problema ormai da anni. Persino i Verdi, che dopo le elezioni in Baviera possono essere definiti come “i più forti ambientalisti d’Europa”, non hanno mai prestato granché attenzione verso questi impianti che di mostruoso hanno solamente quello che contengono. Ad essere vintage, nella terra di Angela Merkel, è la discussione attorno ai valorizzatori che utilizzano come combustibile i rifiuti altrui. In Germania ci sono 68 inceneritori con una capacità di circa 20 milioni di tonnellate, oltre alle circa 30 centrali elettriche a combustibile alternativo con una capacità di circa 5 milioni di tonnellate. E, come si legge anche sul sito del ministero federale: “L’incenerimento è un pilastro fondamentale della gestione dei rifiuti in Germania” perché “offre la possibilità di generare elettricità e calore come parte del trattamento termico dei rifiuti per l’inertizzazione”, quindi il processo che evita gli effetti inquinanti dei rifiuti trattati. Si continua a leggere che “i rimanenti rifiuti, dopo la combustione di scorie inerti sono ampiamente riciclabili, ad esempio come materiale da costruzione stradale”. L’ultima parte del documento evidenza poi gli effetti a lungo termine: “Le scorie non recuperabili possono essere depositate in discarica, a condizione che rispettino i valori di conferimento previsti dall’ordinanza sulle discariche. A lungo termine non causano alcun impatto ambientale”.
CENERE DA RICCHI
E che l’interesse sia ancora vivo attorno agli inceneritori si vede anche dagli investimenti internazionali. L’Energy from Waste (EEW), posseduta dalla Beijing Enterprises Holdings Limited, vuole ricostruire l’inceneritore di Stapelfeld, nella periferia di Amburgo, per circa 150 milioni di euro. E se anche qui, come a Napoli, avere un impianto sciistico non è possibile, il progetto prevede però che la facciata del deposito dei rifiuti sarà ricoperta di muschio. Come? Attraverso uno speciale calcestruzzo a pori aperti nel quale sarà iniettato il muschio. E l’idea non è neppure così originale: è stata copiata da un progetto costruito a Stoccarda, in cui il muschio (chiamato scientificamente Racomitrium lanuginosum) è stato installato per contrastare l’alto livello di inquinamento della città.
CENERE PERSA
Il solo l’inceneritore di Stapelfeld fa fuori circa 350.000 tonnellate di rifiuti all’anno e il calore generato dalla produzione di energia elettrica alimenta circa 50.000 famiglie nella zona orientale di Amburgo. Siamo sicuri che questo tema dei valorizzatori sia ancora molto vintage? Sicuri che invece di trovarci uova marce, in mezzo a quella monnezza, non ci sia la gallina dalle uova d’oro?