Come in un film già visto, la disinformazione attribuita alla Russia – una contro-narrativa rilevata dagli esperti su ogni argomento che coinvolge il Cremlino – non sarebbe venuta meno neppure durante le tensioni nel Mar d’Azov, dove la marina militare di Mosca ha bloccato il passaggio a un rimorchiatore e due cannoniere di Kiev nello stretto di Kerch, sequestrandone l’equipaggio. A crederlo è la task force contro le fake news (East StratCom Task Force), il gruppo che opera nell’ambito del Servizio di azione esterna Ue, che in un report analizza quelle che cataloga come fake news diffuse dopo l’evento che ha riportato sotto i riflettori mondiali la crisi ucraina.
I RILIEVI DELL’ANALISI
Secondo gli esperti del gruppo di lavoro dell’Unione, a introdurre nel dibattito “chiari segni di distorsioni dei fatti” ci sarebbero innanzitutto “le storie pubblicate da Russia Today” che affermerebbero che “le navi ucraine sono entrate illegalmente nelle acque russe nel Mar Nero”, mentre in realtà, rileva l’analisi, un trattato bilaterale tra Mosca e Kiev regola l’uso dello stretto di Kerch e del Mare di Azov, considerato come “acque interne” di Russia e Ucraina. Inoltre, aggiunge l’articolo, i media russi avrebbero anche suggerito che l’incidente è stato “una deliberata provocazione da parte delle autorità ucraine” con l’obiettivo di “creare un problema diplomatica” che avrebbe portato a un inasprimento delle sanzioni contro Mosca.
CHE COSA NON TORNA
Questo, evidenzia la task force “è un po’ strano”, dal momento le navi ucraine si muovevano”, secondo Kiev, “in conformità con le disposizioni di tutti i trattati internazionali multilaterali e bilaterali, e le regole di navigazione in vigore”, ma anche perché la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos) afferma che “tutte le navi, comprese le navi da guerra straniere, godono del diritto di passaggio innocuo all’interno del mare territoriale di un altro stato secondo il diritto internazionale”.
DISTOGLIERE DAL PROBLEMA
Ma soprattutto, secondo il report, queste ‘news’ avrebbero “distolto il pubblico dal problema principale: la Russia ha sparato alle barche ucraine e catturato le navi e gli equipaggi”, mentre dai media filo russi sarebbe stata diffusa solo una retorica che “ha preso di mira Washington e il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko“, accusati di voler bloccare l’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin al G20 di Buenos Aires.
IL VERSANTE SOCIAL
Questa disinformazione, aggiunge l’articolo, sarebbe stata potenziata, come denunciato più volte, anche attraverso i social network. Ad esempio, si legge nell’analisi della task force, “Twitter è stato utilizzato in modo così pesante” verso la Germania, “che Russia Today e Sputnik registrano una maggiore attività rispetto a media di qualità tedeschi messi assieme”.
“Tra domenica e martedì, oltre 10mila Tweet da 3mila account hanno citato l’Ucraina, quasi tutti in relazione allo scontro nel mar d’Azov. E nonostante il largo numero di ‘tweeters’ – si sottolinea – è stato un gruppo di 30 profili a guidare la parte significativa del dibattito. I 30 account sono stati identificati come promotori di opinioni pro-Russia e di estrema destra, e in larga parte automatizzati”.