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Per l’Italia più Mediterraneo e meno Europa. Parla Paniccia

Da polveriera a mare di pace. Sembra per il momento placarsi nel Mediterraneo la guerra invisibile a colpi di sharp power e cyber attack, le sofisticate manipolazioni dell’opinione pubblica e gli assalti di reparti speciali di hacker, che gli Stati Uniti e la Russia di Putin combattono reciprocamente in tutto il mondo. Con argomentazioni parallele Washington e Mosca, anche se da prospettive opposte, sostanzialmente concordano sul ruolo chiave del Nord Africa e del Mediterraneo per l’equilibrio della pace fra Europa, Africa e Medio Oriente.

“Meglio prevenire che intervenire. La Nato riconosce il ruolo dell’Italia ed è pronta a dare una mano in Libia, ma non intende impegnarsi direttamente” ha sottolineato il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg, nell’intervento al Med Dialogues in corso a Roma. Sul baricentro nord africano che il nostro paese ha evidenziato nella recente conferenza di Palermo, concorda anche il ministro degli Esteri Russo Sergey Lavrov, che teme che una parte significativa del Mediterraneo meridionale si possa trasformare in “una fonte di terrorismo e di migrazione clandestina e quindi rappresenti una minaccia seria alla sicurezza di tutta la comunità internazionale”

Sfumature che lasciano capire come Libia, Maghreb e Mediterraneo, anche grazie al ruolo dell’Italia, rappresentino un punto cruciale ed insieme di convergenza parallela fra Russia e Stati Uniti.

“La tre giorni di Med-Mediterranean Dialogues sul Mediterraneo allargato è un ulteriore passo verso una definizione di una nuova strategia nazionale” afferma l’analista di politica internazionale Arduino Paniccia, presidente Asce, la Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia, e docente di Studi Strategici.

Obiettivi di questa strategia?

Essenzialmente due: l’abbandono di una ristretta visione mediterranea e dei suoi contorni come area esclusivamente problematica, soprattutto vincolata al drammatico flusso dei migranti, e l’abbandono di una visione dell’Italia come paese non più legato ad esclusivi indirizzi europei, ma invece con con un ruolo di mediazione e di visione di interessi più ampi, non solamente e strettamente nazionali o prettamente europeistici.

Med Roma sulla scia della conferenza di Palermo?

Si con una linea di continuità sottolineata dalla presenza di Lavrov e dei rappresentanti dell’Onu. La conferenza sulla Libia di Palermo ha avuto infatti il merito di segnare lo sganciamento della politica estera italiana da stilemi europei ormai consolidati, quale il riferimento continuo ai dettami europei.

Scenari consequenziali?

Nessuno oggi può negare che il disimpegno Usa nell’area mediorientale e nella sponda nord africana abbia creato un vuoto dove si sono infilate alcune potenze: la Russia e, con pessimi risultati, la Francia e la Gran Bretagna. La Russia sta raccogliendo i risultato ottenuto con la mobilitazione militare contro l’Isis, ma con un alleato iraniano – e questo presenta crescenti incognite – è impantanato contro i sauditi nella terribile guerra yemenita.

Prospettive della conferenza di Roma sul Mediterraneo?

Quello di Roma è un progetto ambizioso, dove si stanno affrontando non solo dei temi che ci riguardano direttamente, ma anche l’eterno conflitto tra sciiti e sunniti.

Ma, come a Palermo, quanto pesa l’assenza degli Usa, che si sostiene da più parti avrebbero investito l’Italia di una implicita delega?

Sì, senza gli Stati Uniti c’è il rischio che la Conferenza di Roma si trasformi in una velleitaria corsa in avanti. Anche perché ancora una volta il gruppo di contatto oltre gli Usa vede appunto assieme alle Nazioni Unite, l’Inghilterra e Francia la prima impegnata sul fronte della Brexit mentre Parigi è alle prese con una dura rivolta popolare contro Macron.

C’è anche una prospettiva di scambi culturali…

Parole che sembravano sparite dai nostri vocabolari e che invece restano una delle chiavi di volta per il proseguimento di una nuova nostra politica dell’interesse nazionale allargato che punti a riportare non soltanto l ‘Europa, ma soprattutto l’Italia al centro del crocevia Mediterraneo.

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