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Dalla grande muraglia alle Ande, la latino strategy della Cina

Né ricchi né poveri, indebitati quanto basta e tecnologicamente evoluti. Molto verosimilmente è questo il quadro complessivo che a Pechino hanno dei paesi latino americani, meta della nuova strategia della seduzione politico economica avviata dalla Cina. Un quadro esclusivamente economico e non più ideologico, che non tiene conto degli ultimi eredi di Fidel Castro, Che Guevara, dei sandinisti e di Chavez.

Lo snodo iniziale è quello di Madrid, dove il Presidente cinese Xi Jinping confida di dipanare con il premier spagnolo Pedro Sanchez le problematiche legate ai flussi commerciali della nuova via della seta. Complessivamente la via della seta è la metafora commerciale, ma in versione 4 punto zero, del mitologico cavallo di Troia attraverso il quale il tumultuoso sviluppo economico cinese cerca sbocchi in Occidente. Mercati in grado di alimentare un gigantesco sistema industriale destrutturato che ha l’esigenza di crescere all’infinito, oppure rischia di implodere.

La visita del Capo di Stato cinese in Spagna rientra nella strategia di Pechino di puntare a rafforzare le relazioni con i paesi dell’Europa meridionale in risposta all’aumento delle tensioni con gli Stati Uniti. Dopo la Spagna, Xi Jinping visiterà Portogallo, Argentina e soprattutto Panama, che lo scorso anno ha troncato le relazioni diplomatiche con Taiwan per allacciarle con Pechino. In Argentina il leader cinese parteciperà al summit del G20, in programma a Buenos Aires.

Il ministro degli Esteri cinese, Zhang Jun, ha già annunciato che a margine del summit annuale del G20 i leader delle cinque maggiori economie emergenti del pianeta, i cosiddetti Brics – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – terranno colloqui informali per coordinare gli interscambi economici.

In programma a Buenos Aires anche un incontro tra Xi Jinping e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Secondo quanto emerso nei giorni scorsi, se il summit al G20 con l’omologo cinese non dovesse produrre risultati soddisfacenti, Trump sarebbe pronto a imporre dazi alla totalità delle merci d’importazione cinesi. “Se non raggiungeremo un accordo, imporrò ulteriori tariffe” per 267 miliardi di dollari “ad un tasso compreso tra il 10 e il 25 per cento”, ha spiegato il presidente Usa in un’intervista al quotidiano Wall Street Journal.

Dopo il recente muro contro muro fra Washington e Pechino all’annuale summit dell’Apec, la Cooperazione economica Asia-Pacifico, conclusosi senza documento e comunicato finali, la latino strategy cinese in sud America, evidenzia come il confronto fra i due macro sistemi economici industriali e tecnologici, americano e cinese, non è più circoscritto all’Asia ma coinvolge i mercati di tutto il mondo.


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