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L’economia ruggisce, ma i repubblicani arrancano. La sfida delle midterms vista da Grover Norquist

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Grover Norquist è uno dei più atipici americani a Washington Dc. Qualche anno fa il Globe Magazine gli ha dedicato una copertina dal titolo roboante: “L’uomo più potente d’America”. In basso a destra un asterisco eloquente: “*Non eletto, ovviamente”. Cresciuto sotto l’ala protettiva di Ronald Reagan, sopravvissuto e anzi uscito più forte che mai da tutti gli altri presidenti che gli sono susseguiti alla Casa Bianca, Norquist è presidente dell’Americans for Tax Reform (ATR), la più potente lobby del centro destra americano che dal 1985 mette a ferro e fuoco Capitol Hill dichiarando guerra senza confini alle tasse e a qualsiasi cosa ci si avvicini.

Da sempre spina del fianco per i democratici, Norquist è anche il terrore di tutti i candidati repubblicani che di volta in volta promettono di abbassare le tasse e invece finiscono per farle levitare. Guai a chi cede alla tentazione: da trent’anni a questa parte la stragrande maggioranza dei nomi scelti dal Gop per correre alle midterms appone volente o nolente la sua firma sul “Taxpayer protection pledge”, il “giuramento” dell’Atr su cui vigilano gli elettori, ma soprattutto Norquist. In caso di tradimento, minaccia di creare il vuoto intorno al malcapitato, isolandolo all’interno del partito. È una promessa che ancora oggi i repubblicani prendono molto sul serio. “Il 90% dei candidati ha sottoscritto il giuramento” spiega con un sussulto d’orgoglio dal suo ufficio a Washington ai microfoni di Formiche.net. “Lo so, sono numeri impressionanti”. Dall’immigrazione al caso Kavanaugh, passando per il sempreverde Obamacare, l’uomo che ha lasciato le sue impronte sulla riforma fiscale di Trump ci spiega quanti e quali bastoni si infileranno fra le ruote dei repubblicani. Che dalla loro parte hanno un solo cavallo di battaglia: l’economia.

Grover Norquist, chi le vince queste elezioni di midterm?

Direi che c’è un 50% di possibilità che i democratici ottengano la maggioranza alla Camera, il Senato rimarrà in mano ai repubblicani. Ci sono addirittura sondaggi che su 50 sfide elettorali per la Camera danno la vittoria ai repubblicani in un solo Stato. Credo che i distretti rossi saranno molti di più.

Che impatto avrà sul voto la questione tasse?

Non si parla tanto di tasse, quanto dell’economia in generale. Perfino la stampa filo-establishment ha dovuto riconoscere che l’economia sta andando alla grande. Questa è da sempre l’arma più potente per togliere il posto a chi sta nel Congresso. Quando nel 1974 i repubblicani hanno perso decine di seggi alle midterms all’indomani della presidenza Nixon non fu tanto per lo scandalo Watergate quanto per la recessione, e lo stesso accadde nel 1958.

Non mi dica che anche questa volta Grover Norquist ha fatto sottoscrivere “Il giuramento” ai candidati dell’elefantino…

Certo, il 90% dei candidati repubblicani lo ha firmato (ride, ndr) . Sono numeri importanti, e necessari, dal momento che i democratici promettono apertamente di alzare le tasse. Ci sono perfino candidati che vogliono alzare la corporate tax al 31%, battendo record di Cina, Germania, e di qualsiasi altro Paese europeo.

I numeri parlano chiaro, la disoccupazione è ai minimi storici. Ma le persone se ne stanno accorgendo?

I sondaggi mostrano chiaramente che le imprese sono tornate ottimiste sull’opportunità di investire negli Stati Uniti e che è cresciuta la fiducia dei consumatori. Il 75% dei disoccupati è convinto di trovare un lavoro nel giro di un anno. I 7.5 milioni di posti di lavoro di cui parla il governo non sono solo cifre sulla carta.

Sembra che l’Obamacare sarà uno dei temi caldi di queste midterms. In due anni Trump non è riuscito a sbianchettarlo come promesso…

C’è perfino chi parla, per fortuna non fra i candidati, di un “Healthcare for all”, una misura che secondo le stime del governo costerebbe ai contribuenti 32 triliardi di dollari. Spesso i democratici chiedono agli elettori “vi piacerebbe l’assistenza medica per tutti?” senza citare i costi. Il loro ultimo cavallo di battaglia è accusare i repubblicani di voler abolire la copertura assicurativa delle condizioni mediche pre-esistenti, peccato che sia falso.

Cosa pensa invece di questa immensa carovana di immigrati dal Sud diretta al confine? Trump ha inviato 15.000 soldati. È solo campagna elettorale?

È successo già in passato. È difficile spiegare alle persone che è illegale attraversare il confine senza opportuni controlli quando fino a due anni fa questa è stata la norma. La stampa continua ad attizzare il fuoco su questa vicenda, ma nessuno si chiede perché il 70% delle persone in marcia è composto da uomini adulti e soli, né si informa su chi siano queste persone. Nel frattempo i democratici recitano la solita parte..

Cioè?

Scrollano le spalle con un bel “chi se ne importa”. Guai se uno si azzarda a dire “non è giusto attraversare il confine illegalmente”, voi in Italia ne sapete qualcosa. Il caso DACA (Deferred Action for Childhood Arrivals) è tutta un’altra storia. Inveire contro l’immigrazione quando ci sono dei bambini separati dalle loro famiglie non è facile, e infatti il presidente Trump si è mostrato flessibile. Qua però parliamo di 8000 persone in viaggio dal Guatemala per entrare illegalmente negli Stati Uniti, e i democratici sono davvero convinti, non è uno scherzo, che dovremmo semplicemente lasciarli entrare, come nulla fosse.

Che impatto avrà il caso Kavanugh su queste elezioni?

Sono in tanti nel nuovo Partito repubblicano a non andare d’accordo con i toni e le idee di Trump sull’immigrazione o la politica commerciale. Ma quando a un mese dalle elezioni il presidente sceglie un candidato ineccepibile come Brett Kavanaugh per la Corte Suprema e i democratici si abbandonano a un’isteria collettiva pur di ostacolarne la nomina, non c’è divisione che tenga nel Gop. Perfino i sodali di Bush, che da sempre danno contro a Trump, amano alla follia Kavanugh, e non a caso fu George Bush Jr. a portarlo alla Casa Bianca nel 2003 e nel 2006 alla Corte di Appello federale del distretto di Columbia.

Si è creato un movimento anti-me too?

Non si tratta del movimento me-too, ma di una sua componente radicale che ha cercato in tutti i modi, non senza un certo supporto delle tv e dei giornali mainstream, di demonizzare un uomo con qualsiasi pretesto. Quasi tutti i democratici si sono aggregati, dimenticandosi che in passato i repubblicani hanno votato a favore dei loro candidati alla Corte Suprema senza mettere in piedi una caccia alle streghe. Poco male. Il caso Kavanaugh ha fatto imbestialire i repubblicani che ora hanno qualche chance in più alle urne.

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