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Foglie morte all’Eliseo. L’autunno triste di Emmanuel Macron

repubblicano macron

Che Emmanuel Macron sia “leggermente” in crisi non è una novità. È da mesi che la sua tenuta psicologica è precaria, connessa alla scadente tenuta politica che tutti – amici e avversari – hanno potuto rilevare a far data almeno dagli inizi dello scorso giugno quando esplose l’affaire Benalla. La sua guardia del corpo (e pure della sua signora) si rese protagonista, come si ricorderà, dalle parti di Place de la République di un vero e proprio linciaggio non autorizzato dal ruolo che ricopriva contro malcapitati manifestanti. La vicenda ha trascinato la coppia presidenziale che lo ha difeso, o perlomeno non ha preso immediatamente le distanze dalle intemperanze del singolare bodyguard, sotto i riflettori, oltre che in Parlamento dove sono state istituite due Commissioni d’inchiesta a carico di Benalla e, di riflesso, su Macron. Da allora, si dice a Parigi, il cedimento nervoso dell’inquilino dell’Eliseo che per Wolfgang Munchau, noto ed autorevole analista politico britannico del Financial Times, il presidente francese sarebbe esaurito al punto che, come ha scritto sul suo blog, Eurointelligence, da tempo non si fa vedere in giro, sembra aver staccato la spina insomma, per una serie di motivi al volgo sconosciuti. E questo “mentre Angela Merkel annuncia la sua uscita dalla politica”. E aggiunge Munchau: “La versione ufficiale è che il presidente abbia bisogno di un po’ di riposo prima di un impegnativo programma di viaggio per celebrare il 100° anniversario della Prima guerra mondiale”.

Ragione più che plausibile, tanto è vero che proprio ieri, domenica, ha dato inizio al faticoso tour nel nord della Francia, dove si fermerà in undici dipartimenti e diciassette località “esemplari” della Prima Guerra Mondiale. Un tour di mille chilometri che culminerà domenica prossima a Parigi, sotto l’Arco di Trionfo, con la partecipazione di Trump, Putin e Mattarella. Un “viaggio della memoria” o una singolare “terapia” per uscire dal torpore che, si vocifera all’Eliseo, lo tiene quasi come prigioniero da quando ha dovuto procedere al rimpasto governativo, dopo l’abbandono di ben tre ministri (tra i quali gli autorevolissimi Hullot, Collomb) che lo sfibrato a causa dei rifiuti eccellenti ricevuti a far parte dell’esecutivo guidato da Edouard Philippe?

Su questo interrogativo la politica francese si sta intorcinando da giorni. I giornali ne parlano apertamente, anche se rispettosamente e qualcuno collega la presunta depressione del presidente con guai non meno importanti, ancorché personali, legati a dissidi non meglio precisati (cui abbiamo fatto riferimento su Formiche.net nelle scorse settimane) con la moglie Brigitte la quale, per un po’ di giorni se n’è tornata dalle sue parti, nei pressi di Amiens, per marcare le distanze dal giovane consorte. Di più non è dato sapere. Così come s’ignora lo stato dei rapporti tra i due che non si vedono insieme da tempo, né ufficialmente, né privatamente.

Ma c’è qualcosa di più, comunque, che inquieta Macron e forse, come dice Munchau, ne giustifica il malumore e perfino l’autoreclusione. Sono i sondaggi ai quali da sempre è sensibile.

Ci corre l’obbligo di ricordare che su questo giornale, esattamente un mese fa, anticipando alcune fonti ufficiose, demmo notizia che Macron e Le Pen risultavano appaiati al 20% secondo alcune rilevazioni. Mentre il leader di France Insoummise, Jean-Luc Melénchon si aggirava attorno al 17%. Qualcosa nel frattempo è cambiato. Mentre il leader della sinistra è precipitato all’11%, il presidente risulta leggermente al di sotto della leader del Rassemblement national che è sempre salda al 20% e vede i suoi consensi potenzialmente in aumento posto che dalla destra repubblicana ex-gollista vengono segnali di simpatia verso la Le Pen unitamente alla delusione crescente verso la classe dirigente che ha soppiantato i Sarkozy e Fillon.

Ma c’è un altro dato che tiene in apprensione Macron: il ridestarsi, sia pure leggero, del Partito socialista dopo le prese di posizione di Ségolène Royal, la sfidante-perdente di Sarkozy nel 2007 ed ex-compagna di Hollande, che ha dato quattro figli all’ex-presidente che, ricordiamo, a quindici mesi dall’elezione aveva il consenso del 37% dei francesi, mentre Macron può vantare il triste primato di essere il presidente più impopolare della Quinta Repubblica raggranellando soltanto il 16% di simpatie, insomma quelle dei suoi cari o poco più.
Secondo i sondaggi, Royal, signora del socialismo francese, tornata alla ribalta dopo un lungo periodo di romitaggio politico, sembra in grado di succhiare a En Marche!, che aveva svuotato proprio il Ps alle ultime presidenziali, il 7- 8%: un dato che preoccupa Macron perfino più delle querelles familiari.

Un complesso di circostanze, insomma, fanno dire agli osservatori che il presidente, interprete dello “juppiterismo repubblicano”, una sorta di inedita monarchia, non solo è scontento di come vanno le cose, ma anche deluso dal non essere compreso da coloro su cui contava per battere populisti e sovranisti. Vedendo com’è ridotta Merkel, osservando le non brillanti performance della sinistra italiana, sentendosi assediato da Paesi confinanti dove l’euroscetticismo dilaga, Macron si comincia a chiedere con chi potrebbe rifare l’Europa, quella sua Europa che da “presidente dei ricchi” non si è ancora accorto che assomiglia tanto a questa Europa messa in discussione un po’ da tutti.

L’autunno di Macron è più triste del solito. E neppure lo spettacolo delle foglie morte, che colora Parigi dai Giardini del Lussemburgo a Place des Vosges, gli fa venire voglia di riprendere la battaglia. Era facile quando aveva il vento in poppa, difficile, quasi impossibile, adesso, constatando che l’elettorato deluso lo ha abbandonato fino a considerarlo alla stregua di un Sarkozy qualunque… ricordando disastri interni e guerra di Libia.

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