A poche ore dalla risposta italiana alla commissione europea sulla richiesta di modificare la manovra sul perché il debito cali meno del previsto anche il Fondo monetario internazionale si iscrive al partito degli scettici sugli effetti dell’ex Finanziaria. Gli ispettori giunti fin da Washington per la consueta verifica dei conti dei Paesi membri dell’Ue hanno stilato un rapporto in cui i dubbi e le incognite superano di gran lunga le incertezze. Poco male visto che lo stesso governo non sembra toccato più di tanto dall’esito dell’indagine del Fondo.
Washington ha infatti definito “incerto l’impatto degli stimoli economici contenuti nella manovra messa a punto dal governo per i prossimi due anni”, arrivando a definirlo “probabilmente negativo nel medio termine, se lo spread dovesse mantenersi su livelli elevati”. In particolare, i tecnici dell’istituto di Washington stimano che la crescita si manterrà “attorno all’1% tra il 2018 e il 2020 per poi declinare successivamente”. Il Fondo sostiene che “il problema chiave dell’economia italiana sono la bassa crescita e il debole progresso a livello sociale”, ricordando come “i redditi personali reali sono allo stesso livello di due decadi fa, la disoccupazione si mantiene attorno al 10%, gli standard di vita delle generazioni più giovani e di mezzo si sono erosi e l’emigrazione è vicina al massimo da 5 decenni”.
Per questo, scrivono gli ispettori, “l’enfasi del governo sulla crescita e l’inclusione sociale è giusta”. Ma per “rilanciare la crescita e aiutare chi è rimasto indietro, l’Fmi suggerisce “un pacchetto di riforme strutturali, un consolidamento fiscale basato su misure di alta qualità e il rafforzamento degli attivi bancari”. Ma su un punto i tecnici di Washington non transigono: “Le riforme strutturali per aumentare la produttività e sbloccare il potenziale dell’Italia sono la priorità assoluta; senza queste nessuna strategia per aumentare i redditi o assicurare stabilità può avere successo”. Il Fondo monetario è solo l’ultima delle voci critiche nei confronti della manovra gialloverde. Il coro di chi vede nelle scelte economiche del governo solo il tentativo di scardinare il sistema di regole europeo è ampio.
Tornando alla pagella del Fmi, punta il dito contro uno dei principali provvedimenti del governo Lega-M5s, l’intervento sul sistema Fornero (ieri l’Ufficio parlamentare di Bilancio ha chiarito gli effetti nefasti di tale revisione, anche per i pensionandi) con la quota 100 per la pensione, cioè “aumenterebbero ulteriormente la spesa pensionistica, imporrebbero pesi ancora maggiori sulle generazioni più giovani, lascerebbero meno spazio per politiche per la crescita e porterebbero a minori tassi di occupazione tra i lavoratori più anziani”. Secondo il rapporto, inoltre, “è improbabile che l’ondata di pensionamenti creerebbe altrettanti posti di lavoro per i giovani”. Non è stata risparmiata nemmeno la flat tax, la rivoluzione fiscale targata Lega. Definita mezzi termini una misura marginale e non risolutiva. Qualcuno potrebbe dire la classica aspirina.