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L’aggressione russa nel Mar d’Azov richiede una ferma condanna. Parla l’ambasciatore ucraino Perelygin

ucraino

Trenta giorni di legge marziale dopo un attacco russo contro tre imbarcazioni nel Mar d’Azov, l’Ucraina è di nuovo immersa in uno stato di tensione dovuto alle attività aggressive della Russia. Per fare chiarezza su un dossier delicatissimo per gli equilibri europei e globali, Formiche.net ha contatto l’ambasciatore ucraino in Italia, Yevhen Perelygin.

Ambasciatore, che cosa sta succedendo?

Partiamo dalla cronaca: domenica 25 novembre c’è stato un attacco armato della Federazione russa contro unità militari ucraine, ossia l’aggressione che l’Ucraina sta subendo dal 2014 è stata allargata al mare. Le tre navi attaccate stavano passando da Odessa a Mariupol, e dunque transitavano tra due porti ucraini (inciso: l’ambasciatore ci tiene a sottolineare che, “differentemente da quanto riportato da alcuni media italiani”, Mariupol è una città ucraina e non in mano ai ribelli dell’illegittima repubblica di Donetsk: “Ci spiace vedere questi errori e questa disattenzione da parte dei giornalisti italiani, che forse pagano il fatto di seguire quel che succede in Ucraina attraverso i corrispondenti a Mosca”, ndr). Dai video postati dai russi si vede che i militari inviati da Mosca hanno proprio assaltato le nostre navi, hanno aperto il fuoco e ferito alcuni nostri marinai, poi hanno catturato navi ed equipaggi e li hanno trasferiti a Kerch. Noi ucraini chiediamo l’immediata liberazione di navi ed equipaggi.

Possiamo definire quel che è successo l’ultima escalation di una situazione critica che seguiamo da mesi?

Da tanti mesi il governo di Kiev, così come gli avamposti diplomatici, stanno allarmando la Comunità Internazionale su quel che succede nel bacino di Azov. In particolare, da dopo la costruzione del ponte di Kerč, la Russia cerca di bloccare le navi che battono bandiera ucraina, ma anche quelle che battono altre bandiere europee. Questo è molto preoccupante. Ieri, in una riunione del Consiglio di Sicurezza, il rappresentante ucraino all’Onu, Volodymyr Yelchenko, ha chiesto una reazione adeguata davanti a questa continua escalation.

Il Mar d’Azov rischia di diventare un terzo fronte, dopo Donbass e Crimea?

I russi hanno un interesse geopolitico, vogliono trasformarlo in un loro lago, vogliono bloccare i porti ucraini che sono importanti per le nostre esportazioni, per indebolirci. Sappiano bene che la Russia ha piani di occupazione del territorio ucraino da Mariupol fino alla Transinistria. Sono piani piuttosto evidenti, sappiamo che esistono, e sono un modo per smembrare l’Ucraina. Perché l’Ucraina libera ed europea è il problema per il sistema dittatoriale di Vladimir Putin. Per questo chiediamo l’aiuto del mondo: serve l’intervento della Comunità Internazionale, e l’Italia ha un ruolo importante.

Perché? Come viene percepita dal governo di Kiev la posizione italiana?

Ieri abbiamo fatto un appello al governo di Roma affinché condanni con fermezza l’aggressione russa e unisca le forze a quelle di coloro che lo hanno già fatto. Abbiamo chiesto all’Italia di rafforzare misure e sanzioni contro la Russia. Noi vediamo l’Italia come la culla dei diritti e dei valori europei, e per questo sappiamo che non può tradire questa sua vocazione. Inoltre, l’Italia, come una importante potenza marittima, potrebbe dare il suo contributo affinché si assicuri un libero transito marittimo per le navi ucraini e di altri paesi in accordo con la vigente normativa internazionale in questo campo. Vediamo anche l’Italia come un Paese all’avanguardia su certi argomenti e sulle sfide internazionali che l’Europa si trova davanti, e ci piacerebbe che lo fosse anche sull’Ucraina, ossia sulla necessità di fermare l’aggressore russo.

Ma l’attuale governo italiano non ha rapporti troppo vicini alla Russia per giocare questo ruolo politico che chiedete?

A mio parere personale, i rapporti buoni che il governo italiano ha con la Russia potrebbero permettere a Roma di costruirsi un ruolo ancora più importante. Se Mosca sentisse dalla voce di un dei suoi partner un richiamo, non è escluso, che allora potrebbe trovarlo ancora più convincente.

Alcuni analisti ritengono che comunque la possibilità di un’invasione russa dell’Ucraina è ancora piuttosto remota: come vedete la situazione?

Le posso assicurare che dalla Russia di oggi ci si può aspettare qualsiasi azione. Ma l’Ucraina del 2018 non è la stessa del 2014 (anno dell’annessione russa della Crimea e dello scoppio del conflitto nelle regioni orientali, ndr). Abbiamo fatto tante riforme in campo militare, amministrativo, economico eccetera. Abbiamo una società molto più compatta che si è unita per la difesa della patria, nonché il sostegno dei nostri amici e alleati che ci hanno aiutato a ricreare un sistema di deterrenza sostanzioso. Quindi la Russia in questo momento potrebbe avere una risposta molto dura dall’esercito ucraino, perché ormai disponiamo di forze armate tra le migliori in Europa.

Dunque contenere la Russia è una questione di deterrenza?

Vorremmo che la comunità internazionale potesse capire che la deterrenza ucraina è un elemento che protegge il sistema di sicurezza europeo. E noi siamo il contributore alla sistema di sicurezza europeo e la frontiera orientale della civiltà europea, l’Europa deve capirlo. La Russia si fermerà solo davanti alla forza. I tentativi di acquiescenza verso il regime del Cremlino può produrre pessimi risultati.

Perché è stato scelto questo momento per proclamare la legge marziale? Al di là dei fatti di domenica, c’è un qualche tentativo di usarlo come carta verso le presidenziali?

L’ipotesi non regge, perché ieri la Rada (il parlamento ucraino, ndr) ha votato per mantenere la data delle elezioni il 31 marzo: è questa la conferma che certe voci sono solo speculazioni. Inoltre, il presidente Petro Proshenko ha chiesto esplicitamente il dimezzamento dei tempi della legge marziale a 30 giorni, ossia scadranno prima del 31 dicembre, quando inizierà la campagna elettorale per le presidenziali.

E allora, perché adesso?

Perché se prima i russi, presenti in Donbass o in Crimea, avevano cercato di mimetizzarsi con i Little Green Men o i separatisti (anche se tutti sappiamo che i militari russi gestiscono tutto quel che succede), domenica non hanno nemmeno provato a nascondersi. Hanno agito apertamente. Sullo stretto di Kerč del Mar d’Azov c’erano proprio militari russi. E ci sono intercettazioni talmente chiare che dimostrano le loro intenzioni: per questo ci domandiamo, a questo punto cosa deve fare di più la Russia per ricevere una reazione ferma e forte del mondo occidentale?



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