Quando si dice il bello deve ancora arrivare. Difficile pensarlo quando c’è Bankitalia che in un numeretto riassume il danno collaterale di mesi di scontro con Europa e mercati: 1,5 miliardi di euro. Si tratta della spesa per maggiori interessi a carico della collettività, sostenuta fin qui per permettere allo Stato di collocare il proprio debito presso i grandi investitori esteri. Più si hanno le gambe molli più diventa difficile trovare qualcuno che decida di scommettere su di te. E allora, per trovare qualche anima pia, bisogna alzare la posta, cioè il rendimento su ogni titolo emesso.
Eppure le cose possono mettersi ancora peggio. Questa mattina alla Camera il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha fornito un saggio della distanza che intercorre tra Roma e Bruxelles (qui l’articolo). Sensazione forse ancora più netta dopo l’incontro tra lo stesso Tria e il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, a Roma. Lo schema è semplice. Ci sono due attori nessuno dei quali ha intenzione di cambiare idea. Qualcuno si farà male, si dirà. Sì, a meno che non ci si fermi un centimetro prima dell’impatto e dunque del disastro. Ma bisogna avere buoni freni e l’Italia, al momento non ce l’ha. Anche per uno che l’economia la conosce bene, Stefano Micossi, saggista e direttore generale di Assonime, l’associazione delle spa italiane, la Confindustria delle società per azioni.
A Formiche.net Micossi dice essenzialmente due cose. Primo, per chi non lo avesse già capito lo scontro tra Italia ed Europa è pressoché inevitabile, con tutte le conseguenze del caso. Secondo, chi in queste settimane di spread alto ma tutto sommato stazionario avesse intravisto una certa benevolenza dei mercati sta sbagliando di grosso. “Certo che lo scontro è inevitabile. Si badi bene alle parole: sono accomodanti ma rimangono parole. La sostanza è ben diversa”, premette Micossi. “L’Europa ha bocciato la manovra italiana pochi giorni fa a tempo di record e con quasi tutti i voti contrari. Questo significa che il nostro Paese è nei fatti isolato perché egli stesso ha deciso di non modificare la manovra”.
Ma se nessuno cambia idea, che cosa succede? Qualcuno dovrà cedere, oppure no? “Credo proprio di sì e sarà l’Italia. Prevedo turbolenze da spread sostenute sui mercati da qui a qualche giorno, questo innalzerà moltissimo la tensione all’interno del governo. Credo che stiamo andando verso un momento estremamente complesso dal punto di vista politico. Quando la procedura di infrazione sarà formalmente avviata, tra Lega e Cinque Stelle, tra i quali non corre già buon sangue, si registrerà uno scontro sempre più duro. Ma soprattutto l’aumentare dello spread a partire dal 13 novembre restringerà ancora di più il campo di applicazione delle misure del contratto e allora temo proprio che qualcuno perderà la testa. E non sarà l’Europa. Per questo credo che il governo prima o poi cederà”.
Il senso del ragionamento è chiaro. I mercati stanno solo attendendo di capire quando cominciare a martellare l’Italia. “Finora sono stati in attesa, ci hanno osservato. Ora che l’Europa sembra aver preso la sua decisione e anche con una certa fermezza, le cose cambieranno. Certo non siamo la Grecia, ma mi si permetta di fare una piccola correzione. E cioè non siamo ‘ancora’ la Grecia”.