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Netanyahu alla Knesset: irresponsabile far cadere il governo, mentre suonano i tamburi di guerra

bibi

Ieri Netanyahu ha parlato alla Knesset nominandosi ministro della Difesa: “Ho un piano preciso, so cosa fare e quando agire”. Naftali Bennett, che da sempre mirava al ministero, minaccia le dimissioni assieme al ministra della Giustizia Ayelet Shaked. Netanyahu risponde con lo stesso linguaggio che Bennett ha adottato, cioè quello della sicurezza: “Ci troviamo in uno dei momento più sensibili della sicurezza di Israele, far cadere il governo ora è irresponsabile”.

I tamburi di guerra risuonano tra le parole di Netanyahu, che parla di minacce incombenti alle quali Israele sarebbe pronta a rispondere, senza poter però entrare nei dettagli. Tra le opzioni, Gaza e Libano-Siria, mentre il futuro politico di Israele cambierà.

La prima opzione potrebbe essere Gaza. Il recente rifiuto di un’operazione militare potrebbe esser dovuto alla preparazione di un piano militare più complesso per il prossimo futuro. A puntare verso questa direzione è la missione segreta che Hamas ha scoperto e che è terminata in uno scontro a fuoco con la morte del tenente colonnello M. Israele vuole mantenere la cosa segreta, mentre Hamas pubblica nuovi dettagli. Khalil al-Hayya, che copre un’alta carica nell’ala politica di Hamas, ha parlato ieri a una conferenza stampa dell’evento, rivelando che si è trattato di un gruppo di soldati travestiti da arabi, fermati dagli ufficiali di Hamas per un normale controllo di documenti. Dopo aver riscontrato delle irregolarità, gli ufficiali di Hamas volevano interrogarli, il che avrebbe causato lo scontro a fuoco. Secondo Hamas la missione israeliana consisteva nell’installare uno strumento di spionaggio per “uccidere, sabotare e rapire”.

Hamas ha organizzato ieri una cerimonia a Khan Yunis in commemorazione delle vittime tra i militanti durante questo scontro a fuoco. Yahya Sinwar, leader del movimento, durante il discorso estrae una pistola con silenziatore che sarebbe appartenuta a uno dei militari israeliani. “A Netanyahu e al prossimo ministro della Difesa mi rivolgo dicendo… che Gaza vi porterà alla morte”, minacciando di sorprendere Israele con un attacco a Tel Aviv. Le dimissioni di Lieberman sono per lui una vittoria e assieme alla minacce appena formulate può essere che si prepari un nuovo attacco a Israele, che Sinwar deride: “Cosa si credeva? Che vendessimo il nostro sangue per altro diesel che ha fatto entrare a Gaza?”.

Due giorni fa Jihad Islamico pubblica un video di propaganda rivolto agli abitanti della cittadina di Ashqelon: missili, lanci e immagini di edifici colpiti con morti tra la popolazione. Un’arma efficace nella guerra psicologica che le organizzazioni terroristiche spesso conducono per demoralizzare la popolazione. Al termine del video la frase: “Se oserete ancora, vi assicuriamo che ce ne saranno molti di più (missili)”.

La seconda opzione potrebbe essere Siria-Libano. Altro indica che invece il fronte di un’eventuale operazione militare potrebbe essere il nord. Dopo il discorso di Netanyahu all’Onu sono stati rivelati i depositi di missili ad alta precisione di Hezbollah, mentre l’incidente con la Russia non ha per ora impedito la politica israeliana contro gli obiettivi iraniani in Siria.

Il generale Strik del Comando Nord ha detto ieri durante la cerimonia di conclusione del proprio mandato nell’operazione umanitaria “Buon Vicinato”, che l’Iran si sta affermando in Siria e che Hezbollah sta consolidando la propria presenza militare nel Golan siriano. L’operazione Buon Vicinato è iniziata con la decisione personale di un ufficiale israeliano di aiutare un civile siriano che si era recato al confine con Israele nel 2013. Da allora, Israele ha prestato assistenza sanitaria e umanitaria ai civili vittime del conflitto.

Non è chiaro se ci sia o meno un’operazione militare incombente. I rivali di Netanyahu dicono che è un escamotage retorico per silenziare Bennett e non far cadere il governo.

Yair Lapid, leader di Yesh Atid (C’è Futuro), intervistato oggi alla radio Galaz, sostiene che la sicurezza israeliana è di gran lunga migliore rispetto ad anni fa, lasciando intendere che il discorso di Netanyahu sarebbe una strumentalizzazione politica delle questioni di sicurezza. Lapid si vede come prossimo primo ministro e non esclude una futura coalizione con Bennett, che mira a un ruolo molto più importante nel futuro politico di Israele.

Dovesse il governo Netanyahu resistere fino alla fine del mandato, sarebbe la fine di un panorama politico destinato a cambiare. La politica israeliana si sta rinnovando. I cambiamenti all’interno del Likud, con nuovi politici il cui linguaggio e le cui visioni politiche non piacciono alle vecchie guardie della destra, potranno rafforzare il fronte di centro, per ora capeggiato da Yair Lapid.

C’è un’altra possibilità che tutti temono: la scesa in campo dell’ex Capo di Stato Maggiore Benni Ganz, che ha risistemato l’esercito dopo la crisi del 2006, ridando confidenza e spirito sia ai soldati sia alla popolazione. Ganz era chiaramente destinato ad esser il primo ministro, per il carisma e consenso popolare che minacciavano tutti gli altri politici. Ma una legge passata proprio prima delle precedenti elezioni impedisce agli ufficiali di carriera di fare attività politica per un certo periodo dopo la fine del servizio militare.

Per ora Ganz non ha annunciato l’inizio di una carriera politica e Netanyahu rimane il leader più contestato ma cui tutti continuano a far riferimento in Israele.



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