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Come tornare a credere e ad amare l’Europa. Istruzioni per l’uso

Alzi la mano chi non ricorda il film con Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli e Nino Manfredi, C’eravamo tanto amati, del 1974. Mai titolo fu più azzeccato a 44 anni di distanza per presentare il dibattito di questa mattina nella Sala Zuccari del Senato, promosso dal Movimento Europeo Italia: C’eravamo tanto amati. Italia-Europa. E poi? D’altronde le cose stanno proprio così. Roma e Bruxelles sono ai ferri corti sul fronte dei conti pubblici e forse vivono uno dei momenti più difficili di una storia lunga oltre 60 anni. E la stessa Ue è in crisi, schiacciata su due fronti. A Nord la Brexit, a Sud un’Italia praticamente fuori dal Patto di Stabilità Ue, dunque da Maastricht.

Dunque la domanda è: fine di un lungo amore? Per i convenuti al Senato, coordinati dal vicepresidente del Movimento europeo Italia, Pierferdinando Casini, assolutamente no. Anzi, per dirla con le parole di Emma Bonino “l’Europa non va affossata, attaccata, distrutta. Va amata, riparata, rinforzata. Mettiamoci bene in testa una cosa. Se saltiamo giù tutti dalla barca a nuoto non andiamo più da nessuna parte. Molto semplicemente affoghiamo. Non c’è altra scelta. Quello che hanno fatto i nostri padri, fondatori dell’Unione, non può essere gettato alle ortiche in questo modo. Lancio una proposta, se davvero vogliamo continuare a credere nel sogno europeo: ripartire dalle università, perché oggi i giovani, gli studenti, ne sanno poco o nulla di questa Europa. E se continuiamo così le generazioni future nemmeno sapranno che esiste un governo europeo”.

Anche per Marco Bentivogli, leader dei metalmeccanici Cisl e co-firmatario del manifesto Industria 4.0, dire “sogno europeo” è ormai poco più di una bella parola. E non va bene. “L’Europa è una grande opportunità ma c’è un serio problema di memoria e divulgazione. Noi, e parlo anche dei lavoratori, ci dimentichiamo molto spesso di certe cose. Per esempio che la Bce fino ad oggi ha comprato il nostro debito, permettendoci di rimanere a galla e non affogare. Direi che viviamo un problema di alfabetizzazione europea, soprattutto tra i giovani”, ha spiegato Bentivogli. “Dobbiamo fare una cosa molto semplice e cioè tornare a fare buona informazione perché il problema è serio, serissimo: il sovranismo è allevato dalla scarsa informazione che genera a sua volta incertezza, ne è alimentato in estrema sintesi. E invece oggi dobbiamo trasmettere questo semplice messaggio, senza reticenze: l’Europa è utile”.

L’economista Andrea Roventini, docente alla scuola superiore Sant’Anna di Pisa, ha affrontato il discorso sulla crisi di fiducia nell’Europa, da un punto di vista analitico. E cioè, bassa crescita e aumento delle diseguaglianze hanno di fatto scavato una fossa tra le istituzioni europee e i cittadini. “Che cosa possiamo fare? Semplice, ripartire dalla base, dal dna dell’Europa stessa. Ovvero rafforzare la cooperazione tra Paesi membri. Insomma ripartire da un’integrazione più forte”.

Per Roventini è l’ora di un “new deal europeo. Anche industriale. Il problema dell’Europa è che non è più all’altezza delle grandi sfide globali, penso all’innovazione e al cambiamento climatico. Le nostre industrie, intendo quelle europee, dovrebbero orientare le proprie missione per esempio su queste due direttrici per trasformare l’Unione in qualcosa di competitivo e aggiornato”.

E che dire dell’orgoglio nazionale? Attenzione, non c’entra nulla col sovranismo, ha avvertito Ermete Realacci, presidente di Symbola. “Qualcuno si è dimenticato la questione dell’identità nazionale, colpevolmente anche la sinistra. Senza orgoglio nazionale non è possibile pensare di aprirsi all’Europa e di condividerne il progetto. Oggi ci sentiamo davvero poco europei perché non ci sentiamo italiani, le due cose sono legate a doppio filo. Detto questo e non lo dico perché sono un ambientalista, penso che l’Europa, se vuole riconquistare credito agli occhi dei suoi cittadini, dovrebbe ripartire dal tema ambiente. Innanzitutto per un motivo strumentale: è un tema che piace e di facile comprensione. Secondo è drammaticamente reale. Senza toccare le tragedie degli ultimi giorni (in Veneto, ndr), il clima sta cambiando. L’Europa ne parli e ne faccia la sua politica, la gente apprezzerà”.

 

 

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