Investire in ricerca e sviluppo, puntare sui settori più innovativi (a partire dall’aerospazio, difesa e sicurezza, anche nel cyber) e costruire una strategia nazionale per la digitalizzazione che sia chiara, organizzata e comprensiva di tutti gli attori coinvolti. Sono i consigli firmati da Elettronica e The European House Ambrosetti al sistema-Paese e alla politica in particolare, finalizzati a rendere l’Italia attrezzata per la sfida della “Geopolitica del digitale”, il nuovo paradigma che caratterizza le relazioni internazionali e la nostra vita quotidiana. Le cinque raccomandazioni sono state messe per iscritto nell’omonimo position paper, presentato nel corso dell’evento al Foro italico di Roma.
L’EVENTO
A presentare lo studio è stata Maria Chiara Carrozza, già ministro dell’Istruzione e rettore della Scuola Superiore Sant’Anna, dove attualmente insegna Bioingegneria industriale. Nel corso del simposio sono intervenuti anche il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e il presidente dell’Armenia Armen Sarkissian. Ad aprire i lavori è stato Enzo Benigni, presidente e ceo di Elettronica, società specializzata in EW e cyber intelligence. A chiuderli, il direttore generale dell’azienda, Domitilla Benigni. Nel mezzo, anche una divertente chiacchierata tra Neri Marcorè e Sophia, il robot androide sviluppato da Hanson Robotics.
LE PAROLE DI BENIGNI
“Tutto è geopolitica”, ha spiegato Benigni, ricordando altresì come la digitalizzazione sia elemento ormai onnipresente nelle nostre vite. Da qui, il nuovo paradigma: la geopolitica del digitale. Su questo, ha rimarcato, “il paper propone di contribuire a trovare più lucidità e tracciare nuove strade, applicando il paradigma della geopolitica del digitale e fornendo spunti di riflessione che possano essere utili ai policy maker e ai decisori della business community”. L’obiettivo, ha aggiunto Benigi, è “impostare le azioni normative e le scelte strategiche più adeguate per il futuro”. Prima di tutto, ha ammesso il presidente di Elettronica, “servono investimenti”. Poi, “quello che conta è la velocità politica di compiete le necessarie riforme, senza trascurare i lati oscuri dell’innovazione come privacy e sicurezza”.
RIVOLUZIONE DIGITALE IN ITALIA
Ciò vale soprattutto per il nostro Paese che, rileva il position paper, appare in netto ritardo sulla digitalizzazione dell’industria. “Numeri inquietanti”, ha detto la professoressa Carrozza. L’86% delle imprese del Bel Paese non utilizza tecnologie 4.0, né programma interventi futuri. In particolare, a soffrire sono le piccole e medie imprese e le imprese meridionali. Al sud, solo il 5,2%delle pmi ha infatti adottato almeno una tecnologia digitale 4.0. A livello di sistema, “emerge poi una scarsa propensione a partecipare a network di ricerca e di innovazione, cui si aggiungono l’insufficiente dotazione di competenze e skill”. Può bastare un dato: solo l’1,1% dei laureati italiani ha concluso un percorso di laurea in Ict. Se poi si aggiungono “uno scarso budget pubblico dedicato alla ricerca e sviluppo, e un sostegno economico finanziari alle nuove attività e alle start-up innovative tra i più bassi al mondo”, il ritardo è servito.
IL VALORE DEL COMPARTO AEROSPAZIO E DIFESA
A contribuire alla necessaria accelerazione, può essere il settore aerospazio, sicurezza e difesa, su cui non a caso il position paper dedica un focus specifico. A livello globale, il comparto ha un valore di 925,7 miliardi di euro, di cui 220 miliardi nella sola Europa. In tale contesto, “l’Italia è soggetta a una crescente interazione interdipendenza con il resto del mondo, e in particolare con l’area euro-mediterranea – si legge nel paper – uno spazio geografico reso oggi sempre più complesso dal punto di vista degli equilibri economici, sociali, culturali e religiosi”. Per il nostro Paese il settore vale 13,5 miliardi di euro di fatturato annuo (il 70% arriva dall’export), occupando 45mila posti di lavoro specializzati. Si tratta, ha notato la Carrozza, “di un settore molto importante per la trasformazione di scienza in tecnologia”.
IL RUOLO PER L’INNOVAZIONE
Ciò si evidenzia nell’impatto che il comparto ha sull’innovazione. “L’aerospazio, difesa e sicurezza è un’industria ad alta intensità di conoscenza che attiva importanti investimenti in ricerca e sviluppo, e occupazione qualificati”. Considerando le 2.500 maggiori società al mondo, il settore genera investimenti pare a 21,7 miliardi di euro, entrando di diritto tra i primi dieci comparti per investimenti aziendali in R&S. Questo vale anche per l’Italia, “quinto Paese Osce per spesa in ricerca e sviluppo”. Si tratta dunque di “un’industria innovation driven e ad alta intensità di capitale, tecnologia e conoscenza, che attiva importanti investimenti”. In definitiva, è un settore su cui puntare, cosa diversa rispetto agli annunciati tagli per la Difesa che imperversano nel dibattito politico italiano. Per questo, si legge ancora nel paper, “la trasformazione digitale del settore aerospazio, difesa e sicurezza è lo strumento su cui innestare le applicazioni duali, consentendo effetti positivi a cascata su tutto il sistema produttivo nazionale”.
I CINQUE INDIRIZZI
Da tutto ciò discendono i cinque indirizzi per l’Italia nella trasformazione digitale, diretti a tutti gli stakeholder, a partire dalla istituzioni. Nella prima raccomandazione si suggerisce lo stimolo dell’effettiva trasformazione digitale dell’industria italiana, “incentivando i settori ad elevata capacità di spillover e player di portata sistemica a definire degli standard per le proprie catene di fornitura e subfornitura”. Poi, seconda raccomandazione, occorre “definire una governance per l’innovazione e la ricerca chiara, certa e centralizzata”. Terzo, pare opportuno “stimolare l’innovazione e lo sviluppo di tecnologie secondo una logica multi-settoriale e cross-industry, focalizzando gli investimenti e il sostegno sulla ricerca di base”. Quarto, serve “una chiara e coraggiosa trastegia per il settore aerospazio, difesa e sicurezza, con orizzonte di lungo periodo e rafforzamento del ruolo italiano all’interno del sistema globale”. Quinto, infine, bisognerà “identificare le tecnologie e le competenze prioritarie per il mantenimento del vantaggio competitivo nel settore”, così da “affrontare l’era digitale caratterizzata dalle grandi vulnerabilità e debolezze dei sistemi”.