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Uno sguardo dal palco. Un libro per gli amanti della lirica

“Uno sguardo dal Palco” (pp.232 – Zecchini Editore – €20) è un libro di un “vociologo”, ossia di un esperto di voci. Tale è Vincenzo Ramōn Bisogni napoletano che vive a Trieste. Collabora col mensile Musica, con la Gazzetta di Parma e la La Rassegna Musicale Italiana. È componente di giurie per vari concorsi vocali e spesso ospite di Rai RadioTre e del TG1 Ha pubblicato monografie su Renata Tebaldi, Enrico Caruso, Victoria de Los Angeles, Ebe Stignani e vari altri grandi e famosi interpreti della lirica. Gli è stata dedicata una voce del “Dizionario enciclopedico della musica classica” – Rizzoli-BUR, a cura di Piero Mioli. Nel suo campo è, quindi,un’autorità. È un campo molto più vasto di quel che si pensa in quanto, ancora oggi (pur se senza l’enfasi che rasentava il fanatismo dei secoli scorsi – in effetti sino alla metà del Novecento), numerosi melomani vanno all’opera e comprano dischi, soprattutto per ascoltare le voci degli interpreti da loro più amati. Si pensi, ad esempio, che il primo (in ordine di data di nascita) quotidiano on line dedicato all’opera lirica – Operaclick – è nato una quindicina di anni fa ad iniziativa di un gruppo di vociologhi.

A differenza degli altri libri di Vincenzo Ramōn Bisogni, “Uno sguardo dal Palco” non è una monografia su un interprete o uno studio tecnico su una tipologia di vocalità, ma un piacevole divertissement che l’autore si è divertito a scrivere e che chi va all’opera, attirato principalmente dai cantanti, si divertirà a leggere. È un florilegio di brevi racconti biografici su circa venticinque grandi voci della lirica: alcuni capitoletti rasentato il racconto (ad esempio, quelli su Mafalda Sevegnini, Beniamino Gigli e Muzio Giovagnoli) di venti o anche trenta pagine. Altri – la maggioranza – sono brevi flash emersi nel corso di anche fortuite ricerche. Per gli appassionati di alcuni interpreti, i racconti sono la parte più interessante in quanto rivolti più che alle qualità artistiche alla dimensione umana ed alle vicende personali dei loro preferiti cantanti (di un tempo passato).

Ho trovato molto utile la quinta parte, dedicata ai “castrati” e, quindi, ai controtenori, una vocalità molto apprezzata nel Seicento e nel Settecento e che oggi sta tornando di moda. Si pensi che il prossimo Festival di Pasqua di Salisburgo, diretto da Cecilia Bartoli (che al tema ha dedicato un bell’album discografico), ha come tema “Le Voci Angeliche”, ossia a ‘castrati’ e controtenori, e comprendere opere e concerti pensati per questo tipo di vocalità. Oppure alla ‘riscoperta’ effettuata da Benjamin Britten in opere come “A Midsummer Night Dream” e “Gloriana”. Ed infine al successo internazionale di controtenori italiani come Raffaele Pé e Filippo Mineccia non solo nel repertorio barocco ma anche in musica contemporanea. “Voci bianche” per cui hanno composto anche Giacinto Scelsi e Arvo Pärt, alle frontiere quindi dello sperimentalismo del Novecento ed anche di questi ultimi anni del XXI Secolo.

Tutti conoscono il nome di Farinetti ma pochi, davvero pochi, quelli di Annibali, Carestini, “Il Graziello”, Crescentini, Mancini, Pacchierotti, Rauzzini, Tomboli, Velluti. Tutti voci a cui Vincenzo Ramōn Bisogni dedica brevi deliziosi ritratti. Soprattutto se si pensa di andare a Salisburgo.

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