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La strana idea di governo del ministro Lezzi (per fortuna ha perso su Tap)

Il ministro Lezzi (ospite di Lucia Annunziata) tornando sulla vicenda Tap ribadisce la sua assoluta contrarietà all’opera e accusa il governo Gentiloni di avere completato l’iter autorizzativo fuori tempo massimo.

Poi, con una stupefacente giravolta, chiede alle opposizioni di collaborare con il governo per la messa in sicurezza del territorio nazionale, devastato dalle alluvioni di questi giorni.

Strano modo di ragionare quello del ministro, perché suona opportunista e irresponsabile. Opportunista perché chiede ai suoi oppositori di oggi di fare quello che lei hai negato ai governanti di ieri. Irresponsabile perché emblematico di un modo di intendere l’esercizio della funzione governo del tutto privo di consapevolezza del contesto internazionale (politico ed economico).

Andiamo con ordine però, anche perché occorre essere precisi.

A proposito di Tap il ministro riconosce che esistono “contratti gas che prevedono risarcimenti, che partono dai 20 miliardi. Sicuramente non ce ne possiamo uscire lindi… Di fronte a questi costi, purtroppo siamo costretti a fermarci”.

Quindi (ed è un punto essenziale) il ministro dice a chiare lettere che solo ed esclusivamente i costi di risarcimento hanno bloccato la volontà del governo di stoppare l’opera.

E dice anche che non avevano le idee chiare prima, poiché “sapevamo che erano stati stipulati contratti di acquisto e vendita, ma non eravamo nelle condizioni di conoscere i valori dei contratti, perché sono contratti privati”.

Sono parole gravissime, perché ignorano la questione più importante di tutte.

L’Italia si è impegnata davanti a mezzo mondo su quest’opera, che, vale la pena ricordarlo, si snoda lungo 878 chilometri, di cui 550 in Grecia, 215 in Albania, 105 nell’Adriatico e 8 in Italia.

Tap però è il proseguimento di un altro gasdotto (Tanap) che attraversa 20 province della Turchia e arriva nel territorio dell’Azerbaigian, per espandere il gasdotto del Caucaso Meridionale (SCPx).

Insomma una infrastruttura che coinvolge mezzo mondo (è nota l’opinione americana sul tema), mentre il ministro Lezzi la tratta come se fosse una funivia su una nostra montagna, roba cioè da gestire dentro casa e senza turbamenti.

Questo preoccupa oltremodo e vogliamo dirlo a chiare lettere: con questa visione provinciale e gretta non si va da nessuna parte e si condanna l’Italia ad una marginalità che va combattuta in ogni modo.

Il ministro però supera se stessa nel cambio di argomento, passando alle tragiche conseguenze delle alluvioni di questi giorni.

Ecco le sue parole: “È il tempo di abbassare lo sguardo, tutti quanti, e impegnarci a testa bassa a lavorare per la manutenzione del nostro territorio. Stiamo collezionando lutti nazionali, giornate di dolore e di strazio. È il momento di lavorare al di là di tutto, tutti insieme, dare ognuno il proprio contributo. Inutile farsi la guerra, quando ci sono vite spezzate”. E ancora: “Abbiamo un territorio estremamente fragile, trascurato negli anni. Dire che è stata colpa del Pd o di Forza Italia a cosa serve? Andiamo avanti”.

Sono affermazioni ineccepibili, sottoscrivibili dalla prima all’ultima parola. E sono in perfetta coerenza con un responsabile approccio istituzionale, quello di un ministro che sa perfettamente di operare (anche) in continuità con chi c’era prima.

Quindi prese da sole andrebbero benissimo.

Siccome però stanno nella stessa intervista in cui Lezzi accusa il governo precedente di essersi comportato male su Tap (“Il 9 marzo quel via libera non doveva essere preso, è stata una scortesia istituzionale. Si doveva invece aspettare che il nuovo governo si potesse prendere la responsabilità di decidere sull’opera. Non è una manina, è l’ex ministro” queste le parole esatte pronunciate dal ministro), ecco che tutto il ragionamento sulle alluvioni crolla miseramente.

Il ministro Lezzi vuole una sola cosa: tutti devono fare quello che piace a lei, siano essi governanti (di ieri) o oppositori (di oggi).

Punto e basta.

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