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Trump salva l’Italia. Ma ha sei mesi di tempo per tagliare i rapporti con Teheran

l'italia

L’Italia è temporaneamente esentata dal sistema sanzionatorio contro le importazioni di petrolio dall’Iran reintrodotto oggi pienamente dagli Stati Uniti, e avrà sei mesi di tempo per portare a zero il suo interscambio petrolifero con la Repubblica islamica. Lo ha annunciato definitivamente – dopo voci e segnali già abbastanza chiari – il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, parlando oggi in conferenza congiunta col suo omologo al Tesoro, Steve Mnuchin.

La fase transitoria è concessa per “specifiche circostanze” che serviranno sia a tenere aperta una porta con l’Iran, sia a non interferire troppo sul mercato di quei paesi che collaborano con gli americani su altri campi, ha spiegato Pompeo. Ad altre sette nazioni sono state concessi waiver, esenzioni, dalle possibili ripercussioni delle sanzioni secondarie: Cina, India, Corea del Sud, Turchia, Grecia, Giappone e Taiwan – che Pompeo ha curiosamente definito appunto “nazione”, mentre la politica della One China cinese la considera una provincia ribelle non riconosciuta e che sarà riportata sotto il controllo di Pechino anche con la forza.

Nei prossimi 180 giorni, ognuno di questi paesi dovrà dimostrare di aver chiuso completamente le importazioni petrolifere dall’Iran – il segretario ha detto che più di 20 paesi hanno già tagliato le loro importazioni di petrolio iraniano a seguito delle sanzioni annunciate dopo il primo round reintrodotto ad agosto. Questo ha ridotto le esportazioni di Teheran di oltre 1 milione di barili.

Anche quegli otto importatori esonerati hanno già avviato riduzioni, ma tenere più aperti certi rubinetti (come nel caso dell’Italia, che è il principale importatore europeo) serve più che altro per evitare che il taglio sia troppo netto, da innescare così una crisi di disponibilità che rischi di far impennare i prezzi. Per dare numeri: gli otto importatori esonerati rappresentano il 90 per cento dell’export petrolifero iraniano, che ad aprile, prima che l’America si ritirasse dal Jcpoa (l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015), era arrivato a 2,88 milioni di barili: il dato di settembre dice che è scesa a 1,8 milioni.

Mnuchin ha aggiunto che si aspetta che i paesi europei onorino le sanzioni statunitensi contro Teheran, perché nonostante le deroghe gli Stati Uniti intendono procedere “in modo aggressivo”, anche se ci saranno anche alcune transazioni, comprese quelle umanitarie, che saranno consentite.

Etichettate dal presidente americano Donald Trump come le “più forti di sempre”, le sanzioni contro il settore energetico, marittimo, navale e finanziario dell’Iran sono rientrate in vigore nelle prime ore del mattino del 5 novembre come parte degli sforzi di Washington per aumentare le pressioni su Teheran per “cambiarne il comportamento”.

Pompeo ha spiegato che dopo l’introduzione di questo secondo round, l’Iran non avrà più fondi per finanziare il programma missilistico e nucleare, i suoi gruppi terroristici e le guerre proxy in Medio Oriente.


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