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L’Ucraina vota la legge marziale. Il conflitto sul Mar d’Azov visto da Magri

legge marziale

Il parlamento di Kiev, su indicazione del capo dello stato Petro Poroshenko, ha approvato la legge marziale sulle aree del Paese che confinano con la Russia, una risposta severa all’azione aggressiva con cui battelli russi hanno sparato contro tre navi militari ucraine vicino allo Stretto di Kerč, l’imbuto che chiude il Mar d’Azov verso la penisola della Crimea e blocca il passaggio da e verso il Mar Nero. Il bacino è diventato il più caldo dei fronti aperti tra Mosca e l’Ucraina, oltre alle trincee del Donbas (la regione orientale dove i ribelli filorussi ancora combattono il governo centrale) e alla Crimea, appunto, la penisola che la Russia ha illecitamente annesso al 2014.

“Le tensioni nei territori meridionali dell’Ucraina occupati dai ribelli non si sono mai sopite”, spiega a Formiche.net Paolo Magri, direttore dell’Istituto per gli studi di politiche internazionali, Ispi, think tank italiano tra i più blasonati in Europa. “In questo clima di tensione permanente – continua Magri – l’Ucraina si avvia alle elezioni presidenziali, con Poroshenko in difficoltà nei sondaggi. Per Mosca ciò che è successo nel Mar d’Azov è quindi una provocazione, una prova di forza del presidente per ricompattare il Paese (e magari rimandare il voto con la legge marziale); per gli Ucraini, che considerano la Crimea territorio nazionale, un’ordinatoria operazione navale sulle coste. Il risultato è comunque un salto di qualità del conflitto, con forze ufficiali in campo che si confrontano apertamente”.

La presidenza ucraina aveva palesemente parlato di “aggressione”, un atto di guerra quello con cui i russi avevano attaccato due motovedette e un incrociatore, per poi prenderle d’assalto e sequestrarle. Il passaggio di Kerč dovrebbe essere controllato congiuntamente da Russia e Ucraina sulla base di un accordo del 2003, ma da mesi i russi stanno giocando una partita aggressiva, controllando continuamente il traffico e permettendosi di chiudere il passaggio, trasformando il Mar d’Azov in una specie di lago geopoliticamente infuocato. La marina russa può farlo semplicemente bloccando l’unica volta navigabile del ponte che collega la Russia con la penisola crimeana (ponte che è considerato dall’Ue illegittimo e in violazione della sovranità ucraina).

La legge marziale darà poteri maggiori all’esercito, con la possibilità di operare anche su questioni civili, e durerà (intanto) per 30 giorni – evitando, come richiesto da Poroshenko, sovrapposizioni con la campagna elettorale presidenziale, che inizierà il 31 dicembre. La scelta parlamentare ucraina è stata dettata dal fatto che domenica 25 novembre, per la prima volta, la Russia ha apertamente ammesso di aver aperto il fuoco con una sua unità navale contro mezzi militari ucraini – circostanza senza precedenti, dato che dal 2014 Mosca nega coinvolgimenti su quello che succede nel Donbass e considera l’annessione della Crimea come una conseguenza di un referendum popolare.

Poroshenko, chiedendo ai parlamentari il voto a favore della legge marziale, ha detto che quella di due giorni fa è stata “una chiara e franca partecipazione delle unità regolari russe” in un attacco contro l’Ucraina e “una minaccia qualitativamente diversa”.

“Quello che abbiamo visto ieri è stato molto serio, perché hai visto in realtà che la Russia ha usato la forza militare in modo aperto”, ha detto lunedì il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles in seguito ad una riunione richiesta dall’Ucraina. “Questo sta intensificando la situazione nella regione e conferma un modello di comportamento [russo] che abbiamo visto per diversi anni”. La Nato sta aumentando la sua presenza militare nella zona, ha annunciato Stoltenberg, invitando la Russia a consentire la libertà di navigazione per le navi ucraine nello stretto di Kerč .

“Impedire il transito legale dell’Ucraina attraverso lo stretto di Kerč è una violazione ai sensi del diritto internazionale. È un atto arrogante che la comunità internazionale deve condannare e non accetterà mai”, ha detto Nikki Haley, l’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, dove si è tenuta una riunione speciale Consiglio di Sicurezza. “Come il presidente Trump ha detto molte volte, gli Stati Uniti accetterebbero una relazione normale con la Russia, ma le azioni fuorilegge come questa continuano a renderlo impossibile”, ha detto Haley.



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