Gli Stati Uniti sarebbero pronti a incriminare (o lo avrebbero già fatto) Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, il sito che nel 2010 ha pubblicato migliaia di documenti segreti americani. Ma la storia sta già assumendo i connotati di un giallo.
L’ANNUNCIO E LA SMENTITA
A dare la notizia è stato lo stesso Wikileaks, dopo che la circostanza era stata inavvertitamente svelata dal dipartimento di Giustizia.
Il vice procuratore Kellen Dwyer ha presentato un’istanza in un tribunale della Virginia su un altro caso non legato, citando l’incriminazione di Assange come ragione per tenerla sigillata fino all’arresto dell’uomo. Tuttavia, un portavoce del DoJ ha poi precisato che si tratta di un errore e che il procuratore non intendeva fare il nome di Assange nella sua richiesta.
LA TESI DEI MEDIA
Diversi media statunitensi, però, sono convinti che le autorità Usa stiano davvero preparando (o abbiano già formulato) accuse, ancora non note, nei confronti di Assange. D’altronde, si nota oltreoceano, già ad aprile dell’anno passato, l’allora segretario della Giustizia americano Jeff Sessions (al quale la Casa Bianca ha recentemente dato il benservito) aveva definito l’arresto del fondatore di Wikileaks come una priorità per l’amministrazione di Donald Trump.
LE POSSIBILI ACCUSE
Le accuse a carico dell’uomo potrebbero essere svariate. Washington potrebbe decidere di perseguire il fondatore di Wikileaks per le rivelazioni dei cabli diplomatici americani nel 2010 o dell’arsenale cibernetico dell’intelligence nel 2017. O, ancora, per un possibile (e più volte ventilato) ruolo di Assange nel Russiagate, in particolare per aver diffuso le email dei Dem hackerate, secondo gli apparati di sicurezza americani, dai russi (un tema su cui sta indagando da tempo il procuratore speciale Robert Mueller). In pratica gli Stati Uniti potrebbero accusare Assange di cospirazione, furto di proprietà del governo o violazione della legge sullo spionaggio.
CHE TIPO DI PROCESSO
È probabile che il processo avanzi in contumacia. Tuttavia, scrive il Wall Street Journal, il DoJ sarebbe sempre più ottimista circa la possibilità di svolgerlo alla presenza di Assange. Quest’ultimo vive dal 2012 nell’ambasciata ecuadoregna a Londra, dopo aver ricevuto asilo politico dal Paese sudamericano. E non è noto se sul fondatore di Wikileaks siano in corso discussioni di Washington con il Regno Unito o con l’Ecuador. Ma il quotidiano statunitense, citando alcune persone che hanno familiarità con la questione, rileva che il rapporto tra Quito e l’uomo sarebbe peggiorato improvvisamente dopo l’elezione, lo scorso anno, del presidente Lenin Moreno, che non vedrebbe di buon occhio la sua presenza in una sede diplomatica del suo Paese.