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Siamo (ancora) in tempo per un accordo con Bruxelles. Parla Becchetti

Forse è la volta buona. Forse stavolta tra Italia ed Europa può davvero scoppiare la pace. Domani il premier Giuseppe Conte volerà a Bruxelles per l’ultimo atto della lunga trattativa sul deficit. La posta in gioco è alta: se Conte riuscirà a convincere il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker (vertice domani alle 16) l’Italia otterrà l’annullamento in corner della procedura di infrazione, con buone speranze di riuscire a ridurre lo spread in modo strutturale e non più sporadico.

Tra chi tifa per la pax europea c’è Leonardo Becchetti, economista e docente a Tor Vergata, intercettato da Formiche.net a margine dei lavori del Welfare Forum, promosso questa mattina da Unipol (qui l’articolo con tutti i dettagli). “Io spero proprio che Conte domani riesca nel suo obiettivo, ma la questione è un’altra. Non si doveva arrivare a questa situazione così estenuante. Se invece che sparare direttamente un deficit al 2,4% ci si fosse subito concentrati su un 1,9-2% non saremmo qui col fiatone a tentare un accordo in extremis. Aspettando mesi e mesi che hanno prodotto danni enormi all’economia italiana”, spiega Becchetti.

“Il costo del debito è aumentato così è salito il costo dei prestiti, tutto questo ce lo potevamo evitare. Mettiamo però per un attimo tutto questo da parte, adesso è tempo di guardare avanti. E io dico che siamo assolutamente in tempo per riuscire a trovare un accordo con l’Europa e questo perché la stessa Europa è in questo momento profondamente indebolita, basta guardare anche a quello che sta succedendo in Francia. Non avrebbe senso, per non dire logica, aprire un altro fonte. Per tutte queste ragioni credo che l’intesa, alla fine, arriverà”. Le radici dei problemi con l’Europa però hanno un nome e un cognome: quota 100 e reddito di cittadinanza.

La manovra è passata tutto sommato indenne alla Camera, ma ora è attesa al Senato, dove non mancheranno delle modifiche sostanziali all’ex Finanziaria. Lo schema è semplice, promettere a Bruxelle modifiche importanti per incassare un sì alla manovra italiana. Pienamente condiviso anche dallo stesso Becchetti, per il quale “ovviamente queste due misure andranno ammorbidite al Senato. Si tratta di un presupposto essenziale al fine dell’esito felice della trattativa, Conte deve avere già questa certezza domani prima di vedere Juncker”.

Più nel dettaglio l’economista spiega come fare a disinnescare le due mine nella manovra. “Per la quota 100 penso a una riduzione del numero delle finestre per l’uscita anticipata oppure a un calo della portata del reddito di cittadinanza, riducendone la durata a meno dei cinque anni previsti. Ma se proprio vogliamo dirla tutta le cose da fare erano ben altre: ne dico una? L’industria 4.0. Ecco, nella manovra non ve ne è traccia”.

Arrivando al cuore dei lavori dell’evento Unipol, per Becchetti è ora di dare nuovo smalto al welfare aziendale. “Ma tutto deve passare comunque attraverso una ricerca dell’omogeneità tra le imprese. Che cosa voglio dire? Oggi il vero problema è l’eccessiva frammentazione territoriale dei trattamenti. Se stai in una grande azienda, come la Ducati, hai un certo trattamento di welfare aziendale. Servirebbe invece una sorta di contrattazione collettiva per consentire di rendere omogenei tutti gli accessi ai servizi welfare anche per i dipendenti delle piccole e medie imprese”.

Tornando all’Europa, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, cui sono state affidate le conclusioni dei lavori, non si è sottratto ad alcune osservazioni sulla trattativa con l’Europa. Intervistato dal vicedirettore del Corriere della Sera, Antonio Polito, Tria ha spiegato come “sarà possibile evitare la procedura d’infrazione ma si tratta di prendere decisioni politiche su come utilizzare i risparmi che deriveranno dalla definizione delle misure sul reddito di cittadinanza e quota 100”. In sostanza, il ministro in occasione di un forum sul welfare aziendale, ha chiarito che sulla base delle ultime stime c’è la possibilità di ottenere risparmi rimodulando le due misure principali della manovra (reddito di cittadinanza e quota 100, ndr)”.

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