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Il caso Carige ricorda che i problemi delle banche italiane non sono finiti

I fantasmi di Mps, della Popolare di Vicenza e dell’Etruria si aggirano ancora minacciosi per l’Italia. Ad essi se ne è aggiunto uno, quello di Carige. La banca ligure, che da mesi vive una profonda crisi patrimoniale che l’ha portata più volte sotto la lente della Vigilanza europea e la scorsa settimana ha mancato clamorosamente l’aumento di capitale da 400 milioni, cintura di sicurezza con cui tirare fuori la banca dalle secche. Le domande a questo punto sono due. Si profila un altro bagno di sangue per i piccoli azionisti? E la politica è pronta a fare la sua parte, come fu per il caso di Siena?

IL FLOP DELL’AUMENTO

Tutto è partito dal passo di lato della famiglia Malacalza, primo azionista di Carige. Con l’astensione di Malacalza infatti, l’aumento di capitale di Carige fino a 400 milioni di euro non è riesce ad ottenere il via libera dall’assemblea dei soci, bloccando per il momento l’esecuzione dell’ampia manovra di rafforzamento patrimoniale, aprendo scenari di incertezza assoluta. La ricapitalizzazione è infatti il pilastro principale della manovra di rafforzamento, autorizzata dalla Bce, per consentire alla banca di rientrare nei livelli di patrimonio richiesti, ed è necessario per assorbire il bond subordinato Tier 2 da 320 milioni sottoscritto dal Fondo interbancario, che ha messo una prima pezza ai guai della banca. Senza l’appoggio dell’azionista di riferimento dell’istituto ligure con il 27,5% del capitale, la proposta non ha raggiunto il quorum deliberativo, certificando almeno per il momento lo stop all’operazione.

DRAGHI SI MUOVE

Naturalmente la Vigilanza europea, che già teneva d’occhio Carige, si è messa in moto. Troppo delicato il dossier genovese per non fare una prima verifica sulla possibile apertura di un paracadute. Tra giovedì e venerdì, infatti, è atteso il summit tra la Bce e il management di Carige per fare il punto della situazione dopo l’assemblea di sabato scorso, che ha bocciato la ricapitalizzazione. Sul tavolo dell’incontro, alla presenza dell’amministratore delegato Fabio Innocenzi, ci sarà la richiesta, da parte dell’Europa, a procedere alla ricapitalizzazione nei prossimi mesi e, tra i fronti più caldi, ci sarà anche il nodo della governance dell’istituto.

LO SCONTRO AZIONISTI-AMMINISTRATORI

L’astensione del primo azionista dal dare voto favorevole a un’operazione deliberata da un board legittimo, ha inoltre rivelato la profonda frattura tra soci e amministratori della banca genovese. A soli tre mesi dalla nomina del nuovo board e nonostante in assemblea sia stata ribadita la fiducia negli attuali amministratori, infatti, fa riflettere che di fronte a una richiesta di partecipazione all’aumento, la famiglia Malacalza abbia sottolineato come non siano ancora pervenute risposte fondamentali per procedere in questa direzione. C’è chi ha già addirittura letto in tutto questo una nuova sfiducia di fatto verso gli attuali amministratori che, secondo indiscrezioni, avrebbero anche valutato, alla fine dell’assemblea, le dimissioni dal cda.

IL CROLLO IN BORSA

Naturalmente la Borsa non poteva che spaventarsi dinnanzi a tanta incertezza. Questa mattina Carige non è riuscita a fare prezzo, con il titolo che ha segnato un calo teorico del 18% senza indicazioni di prezzo, non essendosi realizzato finora neanche uno scambio di azioni. Poi, dopo un’asta di pre-apertura che si è prottratta fino a dopo le 11 il titolo si è sbloccato, segnando un calo del 12,5% a 0,14 centesimi.

LA LETTERA (DI NATALE) A CONTE E MATTARELLA

La crisi di Carige è insomma conclamata. E un altro segnale circa sulla drammaticità della situazione è arrivato dai piccoli azionisti, tradizionalmente, come già accaduto per le popolari venete ma non solo, il bacino più fragile ed emotivamente esposto alle crisi bancarie. Due giorni fa, 25 dicembre, l’associazione Piccoli Azionisti di Banca Carige ha inoltrato due lettere al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al premier Giuseppe Conte “per rivolgere un appello a intervenire nella complessa vicenda di Banca Carige onde evitare gravi danni per il futuro della Banca, azionisti tutti, territori ove opera, dipendenti e clienti”, si legge nella missiva. Il caso Carige, dunque, è ufficialmente arrivato a Palazzo Chigi e al Quirinale.



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