“L’Italia che ha bisogno di ritrovare se stessa, ha bisogno di persone di buona volontà per rammendare il tessuto sociale”: assolutamente condivisibili le parole del cardinale Bassetti su Il Fatto. I cattolici in quanto “soci fondatori” della Repubblica, hanno una responsabilità da prendere su di sé, senza lasciarsi trascinare dalle onde emotive dell’opinione pubblica, né tantomeno dal rancore o da tentazioni xenofobe. Ciò è davvero fondamentale in un momento in cui alcuni politici in Italia e in Europa brandiscono croci o rosari, cercando il voto cattolico in nome dell’identità nazionalista e sovranista. Ma cattolico significa “universale”: nessun muro e nessun pregiudizio può essere ammissibile da questi nostri antichi magisteri e tradizioni.
È dunque scandalosa (in termini letterali) la manipolazione dei simboli religiosi anche se sappiamo che in quest’epoca strumentalizzare le religioni e la religione è divenuta malattia diffusa ad ogni latitudine. Resta la certezza, come dice il cardinale, che “la Chiesa non si compra con 30 denari”. L’invito paterno rivolto al laicato cattolico italiano a cercare il bene comune senza ossessione di potere, è da prendere sul serio. Si tratta di essere concreti e rispondere mettendosi a fare un reale lavoro dentro la società e non solo di commentare e disquisire. Lo stesso cardinale Bassetti afferma che desidera perpetuare riunioni e sviluppi del tipo “Todi 3 o Todi 4”, cioè interminabili chiacchiere sul cosa, sul come e sul chi senza mai cominciare.
La situazione è grave e richiede uno spirito di urgenza, uno zelo fattivo. Quella che i cattolici chiamano da tempo secolarizzazione, ormai anche i laici chiamano perdita di senso. Tutti vediamo come il nichilismo e la paura formano un cocktail spaventoso che può fare implodere le nostre società, che strappa la loro tenuta e coesione. Il “ritorno all’indietro” vagheggiato da alcuni non può funzionare e rappresenta solo un fake tinto di nostalgia, così come la “Benedict’s Option” cioè abbandonare il campo per rinchiuderci a nostra volta.
Occorre dunque ricominciare dal basso, parlare al cuore delle persone, spiegare, ascoltare e basare le proprie iniziative sui temi più urgenti. Primo fra tutti l’ambiente: per i cattolici la Laudato Sì di papa Francesco contiene già un intero programma di giustizia che parte dalla vita reale delle persone e spazia su ogni aspetto dell’economia e della politica. Se un cambiamento di sistema economico deve esserci (a causa delle diseguaglianze e dell’impoverimento provocato dalla globalizzazione), esso non può che partire da una nuova idea di sostenibilità che divenga un valore collettivo e non resti solo un diritto individuale. In termini ambientali ciò che serve non è ciò che “sta bene a me, che non dà fastidio a me, che non turba la mia tranquillità”. Ciò che serve è ciò che è per il bene di tutti, soprattutto per i non ancora nati. In questo senso preservare il pianeta (la creazione) deve essere la prima preoccupazione di tutti. Allo stesso modo vanno affrontati i temi globali della pace, delle migrazioni o dello sviluppo.
La non adesione dell’Italia al Global Compact for Migration è certamente un vulnus per una visione cattolica del mondo. Per tutto questo occorre lavorare concretamente sul terreno, cercare alleanze, offrire idee: lo si può fare solo scendendo davvero sul terreno della politica “vissuta come vocazione”.