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Italiani delusi, sovranisti e col mito dei social. Il rapporto del Censis

Macron

Spaventati, incattiviti e affetti da una sindrome acuta di sovranismo psichico. Non è proprio la migliore delle carte di identità per un Paese che è ancora la settima economia mondiale. Eppure, se l’indagine presentata questa mattina dal Censis, non mente, le cose stanno così. E alla fine, quello che emerge dal 52esimo rapporto del Censis è un ritratto di un Paese in declino, in cerca di sicurezze che non trova, sempre più diviso tra un Sud che si spopola e un Centro-Nord che fa sempre più fatica a mantenere le promesse in materia di lavoro, stabilità, crescita, soprattutto futuro. Ma soprattutto arrabbiato.

ITALIANI DELUSI (DALLA POLITICA)

Il primo fattore si chiama delusione.  Per l’aver visto, si legge nel rapporto, “sfiorire la ripresa che l’anno scorso e fino all’inizio di quest’anno era stata vigorosa e che è invece svanita sotto i nostri occhi, con un Pil negativo nel terzo trimestre di quest’anno dopo 14 mesi di crescita consecutiva”. L’altro ingrediente sta nel fatto che “l’atteso cambiamento miracoloso promesso dalla politica non c’è stato, oltre la metà degli italiani afferma che non è vero che le cose siano cambiate sul serio. E adesso è scattata la caccia al capro espiatorio: dopo il rancore, è la cattiveria che diventa la leva cinica di un presunto riscatto”.

DAL SOVRANISMO POLITICO A QUELLO PSICHICO

C’è però una parola che ricorre sovente nel rapporto stilato dal Censis. “Sovranismo psichico” che viene addirittura “prima di quello politico, come risultato della cattiveria che gli italiani provano, per riscattarsi dalla delusione per la mancata ripresa economica e che spesso rivolgono contro gli stranieri”. All’origine del sentimento c’è il cosiddetto ascensore sociale: l’Italia è il paese dell’Unione europea con la più bassa quota di cittadini che dicono di avere un reddito e una capacità di spesa migliori di quelle dei propri genitori: sono il 23% contro una media europea del 30% (i picchi sono in Danimarca a quota 43% e in Svezia al 41). A pensarlo sono soprattutto le persone con un reddito basso, convinte che nulla cambierà nel loro portafogli. “La delusione si intreccia con la percezione di essere poco tutelati a casa: il 63,6% è convinto che nessuno difende i loro interessi e la loro identità e che devono pensarci da soli”.

IL MITO DEI SOCIAL

La sfiducia, la delusione, il sovranismo, si condensano in un tasso di abbandoni precoci dei percorsi di istruzione del 18% dei giovani tra i 18 e i 24 anni, quasi doppio rispetto a una media europea del 10,6%, nelle basse performance dei quindicenni italiani nelle indagini Ocse-Pisa, e in 13 punti percentuali di distanza che ci separano dal resto dell’Europa in relazione alla quota di popolazione giovane laureata. I laureati italiani, scrive il Censis, “tra i 30 e i 34 anni raggiungono il 26,9%, contro una media Ue del 39,9%. Le speranze dei giovani si stanno a poco a poco concentrando altrove: la metà della popolazione italiana è convinta che oggi chiunque possa diventare famoso, e il dato sale al 53,3% tra i giovani tra i 18 e i 34 anni. E un terzo ritiene che la popolarità sui social network sia un elemento indispensabile per arrivare alla celebrità”.

SE LA SPERANZA (NON) È L’ULTIMA A MORIRE

In conclusione, “non c’è più la speranza di migliorare, di crescere, e questo ha rotto il patto con la politica. Il 96% delle persone con un basso titolo di studio e l’89% di quelle a basso reddito sono convinte che resteranno nella loro condizione attuale, ritenendo irrealistico poter diventare benestanti nel corso della propria vita”, rileva il Censis. “È il rovescio del miracolo italiano, il sogno si è trasformato in incubo, è una cosa che scava nella storia”: solo il 23% degli italiani afferma di aver migliorato la propria condizione socioeconomica rispetto ai genitori (la quota più bassa in tutta Europa) e il 63,6% è convinto di essere solo, senza nessuno che ne difenda gli interessi.

I GIOVANI EUROPEISTI

Un ultimo tema riguarda l’Europa. Che piace sì, ma solo ai giovani. “Quasi un terzo degli italiani non vota, o vota scheda bianca. Indifferenza e sfiducia nei confronti della politica sono aumentati negli anni, e quest’anno si è raggiunto il picco, con una percentuale del non voto che ha raggiunto il 29,4%. Significa 13,7 milioni di elettori mancati alla Camera e 12,6 milioni al Senato alle ultime elezioni politiche. Scarsa anche la fiducia nell’Europa, atteggiamento comune tutti i Paesi in crisi. Ma il 58% dei 15-34enni e il 60% dei 15-24enni apprezza l’Unione, soprattutto per la libertà di viaggiare, studiare e lavorare ovunque all’interno dei Paesi membri”.

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