A poche ore dalla fine dell’anno il bilancio sulla Consob è ancora triste. La sua sedia ancora vuota, mentre la battaglia politica tra i coinquilini del governo gialloverde non lascia ormai spazio a interpretazioni.
“Non abbiamo ancora completato questo dossier, me ne assumo le responsabilità, stiamo lavorando su tanti fronti anche se questa non è una giustificazione. Comunque mi ha rincuorato il fatto che ci siano commissari con un profilo di competenza ben riconosciuto e la funzionalità della Consob è garantita”, ha detto ieri il premier Giuseppe Conte alla conferenza stampa di fine anno. “Nei prossimi giorni e prossime settimane avvieremo l’iter di nomina e mi posso giovare degli autorevoli suggerimenti del presidente della Repubblica e state tranquilli che verrà nominata una personalità altamente competente”.
Sulle spalle del capo del governo sta aumentando sensibilmente il pressing della compagine grillina, che a colpi di tweet ha fatto capire di volere un uomo alla guida della Consob, un uomo che ha nome e cognome: Marcello Minenna, sul quale da tempo si era trovata la quadra tra Lega e M5s.
Antefatto. Dal 13 settembre la commissione di vigilanza sulla Borsa è senza un timoniere. Mario Nava, successore di Giuseppe Vegas, è durato solo cinque mesi, peraltro nemmeno facili. Imposto lo scorso marzo alla guida della Consob dal governo Gentiloni, Nava non è mai andato a genio al Movimento Cinque Stelle, allora in piena corsa per Palazzo Chigi. Non è stato difficile trovare il casus belli con cui aprire il fuoco su Nava: il doppio incarico di funzionario alla Commissione Ue e di numero uno Consob. Nava si mise in aspettativa con Bruxelles, senza abbandonare l’incarico (la legge istitutiva dell’Authority di Piazza Verdi richiede ai commissari provenienti da pubbliche amministrazioni di mettersi fuori ruolo). Tanto bastò per scatenare l’artiglieria grillina (qui un articolo di Formiche.net che dava la cifra dello scontro), che colpo dopo colpo, finì per affossarne la figura. E Nava lasciò.
Tre mesi dopo la Consob non ha ancora una guida (a ottobre la deputata dem Silvia Fregolent aveva presentato un’interrogazione parlamentare per sollecitare la nomina del successore di Nava) e questo è un problema per un Paese che fino a pochi giorni fa scontava uno spread a 300 punti base in forte odore di speculazione finanziaria. E che a Brexit ultimata si appresta ad accogliere a Piazza Affari robuste quote di capitali in fuga dalla City (la Borsa di Milano fa parte del London Stock Exchange). Impossibile non immaginare una Consob nel pieno dei suoi poteri. Problema, chi mettere alla guida della vigilanza sui mercati?
Il governo gialloverde ancora una volta rivela la sua natura eterogenea. Il Movimento Cinque Stelle sponsorizza da mesi Minenna, nome che piace poco all’altro azionista di governo, la Lega. Il curriculum: ex assessore al bilancio di Virginia Raggi a Roma, editorialista del Sole 24 Ore, ma soprattutto dirigente Consob dove dal 2007 è a capo dell’ufficio Analisi quantitative e Innovazione finanziaria. Gli sponsor, rigorosamente a Cinque Stelle, non sono da meno. La presidente della commissione Esteri alla Camera Marta Grande, il senatore Elio Lannutti, il vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo, e l’ex deputata, oggi consigliera regionale, Roberta Lombardi. Nonché Carla Ruocco, presidente della commissione Bilancio.
Pochi giorni fa, comunque, Minenna c’è andato davvero vicino alla presidenza della Consob. Lo scorso 21 dicembre le batterie pentastellate sono tornate a cannoneggiare ma stavolta per imporre una figura non per stroncarla: un pugno di parlamentari del Movimento 5 Stelle, molti dei quali menzionati sopra, ha fatto partire una serie di tweet per chiedere l’immediata nomina alla Consob di Minenna. E ieri la stessa Marta Grande è tornata a chiedere il via libera a Minenna da parte del Consiglio dei ministri, sempre via Twitter, dando un altro giro alla manopola della pressione sul premier.
Il Movimento Cinque Stelle vuole insomma Minenna for president. Ma la Lega? Sulla sponda verde del governo qualche dubbio ce l’hanno, tanto da aver individuato a suo tempo un candidato in quota Lega, l’economista della Bocconi Alberto Dell’Acqua. Il tutto mentre Quirinale e Bankitalia, pare temano la nomina di Minenna, troppo vicino ai grillini e per questo mal visto. Il candidato ideale sarebbe Donato Masciandaro, economista allievo di Mario Monti.
In mezzo a tanta confusione, resta una certezza. Deciderà il governo, deciderà Giuseppe Conte. Lo sa bene uno come Giancarlo Giorgetti, plenipotenziario di Salvini a Palazzo Chigi, che di recente ha ammesso un certo imbarazzo sulla poltrona vacante da tre mesi e oltre, chiarendo tuttavia un concetto: l’indicazione del presidente spetta al premier. “È da un po’ di tempo che la Consob non ha il vertice. E sarà il caso che venga fatto”, aveva detto Giorgetti ma “l’indicazione deve farla il presidente del Consiglio”.
A Conte spetterà dunque sbrogliare la matassa. Il premier, che ha da poco festeggiato i sei mesi di presidenza, è stato investito da uno scontro ingaggiato a colpi di tweet tra Lega e Cinque Stelle. Il rischio di scontentare qualcuno tra Lega, M5S e Bankitalia c’è tutto. Ma la Consob ha bisogno di una guida.