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Cosa chiedono gli imprenditori del Mezzogiorno al governo. Parla Grassi (Confindustria Napoli)

“Lo stop alla procedura d’infrazione è un bene per tutto il Paese, ora il governo si concentri sulla questione meridionale”. Il giorno dopo la notizia dell’accordo soffertissimo tra Roma e Bruxelles sulla manovra, il presidente degli industriali di Napoli e della Campania Vito Grassi tira un sospira di sollievo. E rilancia immediatamente. “Il Mezzogiorno deve tornare protagonista, solo così potrà concretizzarsi il rilancio economico dell’Italia”, ha affermato in questa conversazione con Formiche.net Grassi che ha anche ipotizzato l’organizzazione di iniziative analoghe a quelle degli imprenditori del nord, protagonisti di questo autunno caldo di rinnovato attivismo politico dal Piemonte al Veneto.

Presidente Grassi, partiamo da quanto accaduto ieri, dalla procedura d’infrazione che è stata scongiurata in extremis. Che ne pensa?

Mi sembra un’ottima notizia, anche per il Mezzogiorno che sarebbe stato fortemente penalizzato da una procedura d’infrazione. Mi riferisco da questo punto di vista pure a quello che sarebbe potuto accadere con i fondi europei di cui il Sud Italia beneficia in misura rilevante

Con la modifica alla manovra chi vince a suo avviso? Il governo o gli imprenditori?

Direi che ognuno ha fatto la sua parte nell’interesse generale. La procedura d’infrazione non avrebbe avvantaggiato nessuno, né politicamente né sotto il profilo imprenditoriale.

Ora cosa chiedete a Palazzo Chigi?

I temi fondamentali che l’industria in Italia pone sono lotta alla burocrazia, infrastrutture e crescita economica. E poi dobbiamo rendere tutto il territorio nazionale più competitivo e attrattivo per gli investitori anche stranieri. Se in questo piano di rilancio il Mezzogiorno occuperà il ruolo centrale che gli compete, sarà un bene non solo per il Sud Italia ma per tutto il Paese.

Qual è il suo giudizio sul merito della manovra? 

Vogliamo capire qual è la parte di investimenti destinata al Meridione e su quali materie in particolare. Le risorse sono per definizione insufficienti ma è chiaro che al Sud debba essere riservato almeno un terzo dei fondi in investimenti stanziati dalla manovra.

In questa fase di grande attivismo dell’impresa del Nord, vi sentite in qualche modo dimenticati dal governo?

Per anni abbiamo parlato di questione meridionale che non mi sembra risolta però. Ora si parla tanto di questione settentrionale ma non credo che si possa risolvere solo con maggiore autonomia alle regioni.

Si riferisce al processo che dovrebbe conferire maggiore autonomia alle regioni. Non vi convince?

Vorremmo che il tema fosse affrontato nel merito, non abbiamo alcuna preclusione a parlare di autonomia. Non so se questa sia la formula giusta per rispondere alle esigenze del Nord Italia però un messaggio deve essere chiaro: il Sud non deve essere lasciato ancora più indietro.

Che cosa temete?

Abbiamo paura che il gap accumulato in tutti questi decenni possa aumentare ancora. E non vogliamo un’Italia a due velocità sulla salute, sull’educazione, sull’istruzione. Temiamo che questo possa accadere, che con l’autonomia alle regioni del Nord possano determinarsi differenze di trattamento che sarebbero, oltreché sbagliate, anche negative per tutto il Paese.

In quest’ultima fase gli imprenditori sono stati bravi a far sentire la loro voce. Pensate di fare qualcosa del genere? 

Sono stati bravissimi nel fare della Tav – l’alta velocità tra Torino e Lione – una questione nazionale, simbolo della volontà dell’industria italiana di puntare sulle infrastrutture, sui collegamenti, sull’Europa. Noi vogliamo fare altrettanto, in particolare con l’alta velocità Napoli-Bari-Lecce-Taranto: vogliamo che diventi un tema di dibattito a livello nazionale. Una priorità del sistema Paese. Anche il Mezzogiorno ha bisogno di infrastrutture e si batte perché vengano realizzate.

Organizzerete qualche iniziativa per farvi ascoltare su questo?

È probabile che da questo punto di vista qualcosa faremo. E ancora per l’upgrade del sistema portuale, retroportuale e dei centri intermodali di tutto il Sud Italia. Per non parlare del rilancio di Bagnoli.

A livello politico, invece, come procede la vostra interlocuzione con il governo e i due partiti che lo compongono?

Ovviamente parliamo con tutti. La Lega si sta giocando una partita per essere una forza politica nazionale e non solo settentrionale, per questo ci aspettiamo che presti grande attenzione nei confronti del Sud. E lo stesso, se non di più, ci attendiamo dal MoVimento 5 Stelle: la questione del Mezzogiorno deve essere particolarmente cara ai cinquestelle che da queste parti, in occasione delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo, hanno ottenuto un consenso davvero rilevante.

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