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Perché il bicchiere del reddito di cittadinanza è mezzo pieno. Parla De Masi

Il reddito di cittadinanza? Un successo. O quasi. Chi l’ha detto che la misura tanto cara al Movimento Cinque Stelle è uscita con le ossa rotte dal confronto Roma-Bruxelles e dal delicato triangolo Camera-Senato e ancora Camera? In molti vedono nell’attuale manovra qualcosa di molto lontano dal testo originario, che doveva essere una sorta di rivoluzione sociale (qui l’intervista a Michel Martone).

Ma Domenico De Masi, sociologo e teorico del reddito di cittadinanza nonché autore di diverse ricerche sul lavoro finite dritte nel programma elettorale di Luigi Di Maio, non ci sta a buttare il bambino con l’acqua sporca. Sì è vero, il reddito di cittadinanza costava 10 miliardi, ora scesi a 7. Ma vedere il bicchiere mezzo pieno è possibile.

“Vuole sapere la verità? A me di tutta la manfrina sulla manovra interessa solo il reddito di cittadinanza. Per quello mi batto. E voglio dire una cosa. Il piano originario prevedeva un costo di 30 miliardi spalmati su diversi anni, dieci miliardi in tre anni. Non è stato così, adesso, per il 2019 ce ne saranno 7-8. Beh, io dico che è un risultato buono, non certo all’altezza delle aspettative iniziali ma comunque buono”, spiega De Masi.

E il motivo di tale soddisfazione è presto detto. “L’attuale importo del reddito di cittadinanza è sei volte superiore alle misure del reddito di inclusione del governo Gentiloni, direi che non è poco. Il reddito di cittadinanza era stato concepito per i poveri e per i disoccupati. Con questa manovra sono stati accontentati i poveri, è un risultato. Quindi ci sono due verità che vanno raccontate. Da una parte il fatto che il reddito di cittadinanza è uscito indubbiamente depotenziato da questa manovra. Dall’altra però c’è da dire che almeno il bacino della povertà è stato aiutato”.

De Masi fa anche un paragone con la Francia. “Io credo che si sarebbe potuto fare molto di più. Se Di Maio avesse avuto per esempio cinque milioni di poveri in piazza, come avvenuto in Francia con i gilet gialli, allora sarebbe stato diverso. Avremmo avuto molte più misure a sostegno della povertà. Il fatto, forse, è che Di Maio fa troppe cose insieme. Due volte ministro, vicepremier. Se ne facesse di meno avrebbe forse potuto concentrarsi su alcuni temi. Ma va bene così”.

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