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Strategie e sfide per la Difesa collettiva. Il punto di Trenta, Tofalo e Volpi

tofalo

Ripartire dalla cultura, dalla divulgazione di una corretta informazione e dal dialogo tra i vari componenti del sistema nazionale. D’altra parte, se le risorse scarseggiano, occorre mettere insieme le forze, sin dalla pianificazione strategica e dalla progettazione tecnologica. Significa coordinarsi tra i diversi ministeri, magari con una cabina di regia a palazzo Chigi, ma anche supportare l’industria nazionale, asset strategico per il sistema-Paese. È quanto emerso dall’evento “Difesa collettiva”, promosso dal sottosegretario Angelo Tofalo, con la partecipazione del ministro Elisabetta Trenta, del sottosegretario Raffaele Volpi, del capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli e del professor Gaetano Silvestri, presidente della Scuola superiore di magistratura. Ad aprire i lavori, presso la nuova aula dei gruppi parlamentari della Camera, il presidente di Montecitorio Roberto Fico.

UNA STRATEGIA INTERMINISTERIALE PER LA DIFESA…

In un momento di ristrettezze finanziarie e di minacce ibride sempre più sofisticate, occorre uscire da “un approccio Difesa-centrico”, ha spiegato il ministro Trenta. Ciò significa che “la Difesa deve essere intesa all’interno di un quadro globale di sicurezza collettiva, di cui è una delle basi insieme a tutte le altre, per quanto sia l’unica che mantiene la prerogativa dell’uso della Forza militare”. Da sempre, ha ricordato la Trenta, la Difesa offre il proprio supporto alle altre amministrazioni dello Stato; eppure, “in passato il ragionamento non è stato sistematizzato”, e ciò ha prodotto “duplicazioni e sprechi di risorse”. Per questo, l’obiettivo del dicastero è proprio quello di “sistematizzare la vision, pianificando e progettando insieme” agli altri ministeri e alle istituzioni coinvolte. È il concetto di “dual use”, non a caso uno dei due pilastri (l’altro è “resilienza”) delle linee programmatiche che il ministro ha presentato al Parlamento.

…E UNA CABINA DI REGIA

Così, “stiamo avviando un percorso inter-dicasteriale sistemico, attraverso cui le varie amministrazioni si stanno incontrando per analizzare i possibili progetti di collaborazione, oltre a categorizzare e mappare le capacità a duplice uso della Difesa”, ha spiegato ancora la Trenta. Si tratta di “recepire delle indicazioni circa le ulteriori capacità militari a duplice uso che la difesa potrebbe sviluppare e mettere a disposizione”, dai satelliti a droni, da pensare sin dalla fase di progettazione per applicazioni che esulano dal puro campo militare (concetto di multipurpose-by-design). Tali tecnologie “possono essere preziose per i ministeri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e dei Beni culturali”. Da qui, l’idea di lanciare una “strategia di sicurezza sistemica da mettere a disposizione della presidenza del Consiglio, al fine di rafforzare la resilienza del sistema-Paese”.

IL VALORE DELL’INDUSTRIA

Componente essenziale di tale strategia è il comparto industriale. D’altra parte, ha notato la titolare di palazzo Baracchini, “il settore delle tecnologie avanzate rappresenta un asset strategico nazionale”, ed è per questo che “il supporto all’industria è importante”. Essa deve “essere indirizzata da linee strategiche”, così che pensi da subito alle tecnologie in modo tale “che possano essere utilizzate sia dalla difesa, sia da altre istituzioni”. Non a caso, le ha fatto eco il sottosegretario Volpi, “si tratta di un comparto che è intorno ai 14 miliardi di euro di fatturato e che paga 4 miliardi di tasse all’anno”, numeri da tenere a mente “viste le ristrettezze del momento”. Il suo ruolo all’interno del sistema-Difesa è anche quello della “diplomazia parallela”, riuscendo a tessere trame e rapporti che consolidano la rete nazionale di alleanze. Difatti, ha spiegato Volpi, “la Difesa è un grande strumento di politica estera e, contemporaneamente, è lo strumento di tutela dell’interesse nazionale, che non è più la difesa solo di un confine come nel secolo scorso, ma vuol dire saper far contare la propria presenza dove siamo impegnati”.

LE MISSIONI INTERNAZIONALI

E gli impegni sono molteplici, ha ricordato la Trenta, con circa seimila militari all’estero e 7.200 in operazioni all’interno dei confini nazionali. Si va dal contributo alle missioni di pace internazionali (come nell’ambito di Unifil in Libano, “con un ruolo molto apprezzato”), all’operazione Strade sicure, fino all’impegno nel Mediterraneo con Sophia, “a cui è stata ingiustamente attribuita per molto tempo la funzione di missione per l’immigrazione”. Da giugno ad oggi, ha notato il ministro, “Sophia ha portato in salvo 106 migranti; un numero piccolo che non può metterci paura per un’operazione molto importante” e “di cui possiamo andare fieri”. Tutto questo, ha notato il generale Enzo Vecciarelli, risponde a un quadro di minacce sempre più complesso, con “competizioni tra Stati che vengono declinate anche tramite spregiudicate offensive culturali”.

LE NUOVE MINACCE

Le nuove minacce (universalmente definite “ibride”) si muovono abilmente nello spazio cibernetico, riconosciuto a tutti gli effetti, anche dalla Nato, un dominio operativo al pari di terra, aria, acqua e spazio extra-atmosferico. In tal senso, ha notato Angelo Tofalo, che dal ministro Trenta ha ricevuto anche la delega per il cyber, “bisogna fare in modo che la Difesa parli un’unica lingua cibernetica”. “Non è facile – ha ammesso il promotore dell’iniziativa – ma stiamo provando a far parlare le Forze armate con la medesima tecnologia”, così da divenire “un modello virtuoso per la Pubblica amministrazione”.

LA GIUSTA INFORMAZIONE

Per riuscirci è opportuno veicolare le giuste informazioni, a partire dalla diffusione della cultura della difesa, obiettivo per cui il ministro Trenta ha delegato il sottosegretario Tofalo, già ideatore dell’iniziativa “Intelligence collettiva” quando, nella scorsa legislatura, era membro del Copasir. Un esempio su tutti, il programma Joint Strike Fighter. “Si è parlato in Italia degli F-35 e spesso in maniera distorta”, ha detto Tofalo. “Bisogna conoscere e valutare le informazioni: il programma F-35 è stato avviato da oltre venti anni; a differenza di quello che qualcuno ha detto, il velivolo ha un’ottima tecnologia, forse la migliore al mondo in questo momento”. Si tratta, ha rimarcato, di “un aereo di quinta generazione, per cui è normale farci dei calcoli sia di tasca, sia di tecnologia”, ha rimarcato riferendosi alla valutazione tecnica ancora in corso a palazzo Baracchini sulla partecipazione italiana al programma (già ridotta in passato da 131 velivoli agli attuali 90). Eppure, ha detto concludendo, “resta ovvio che non possiamo rinunciare a una grande capacità della nostra Aeronautica militare, una capacità che ci mette davanti a tanti altri Paesi”.

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